Cronaca

Carcere: massiccia adesione dei detenuti di Cà del Ferro al digiuno del 5/6 novembre

Massiccia adesione all’interno del carcere di via Cà del Ferro al digiuno del 5 e 6 novembre per chiedere a Governo e Parlamento la riforma immediata dell’ordinamento penitenziario ‘per l’effettività rieducativa della pena’ di tutti i detenuti e per manifestare il proprio sostegno agli obiettivi della Marcia per l’Amnistia intitolata a Marco Pannella e a Papa Francesco che si terrà domenica prossima a Roma in occasione del Giubileo dei Carcerati. Su 444 detenuti, sono state raccolte 356 firme di adesione. La più alta partecipazione registrata rispetto alle altre carceri italiane dove finora sono state raccolte 12.000 adesioni. “Si tratta della  prima mobilitazione straordinaria di digiuno così massiccia”, ha detto con soddisfazione Sergio Ravelli, presidente dell’Associazione Radicale ‘Piero Welby’ di Cremona, uno dei componenti della doppia delegazione che questa mattina ha fatto visita ai detenuti. Le due delegazioni erano composte dagli avvocati della Camera penale di Cremona e Crema  Alessio Romanelli, Laura Negri, Cristina Pugnoli e dagli esponenti del Partito Radicale: oltre a Ravelli, Gino Ruggeri, Maria Teresa Molaschi ed Ermanno de Rosa. Gli avvocati della Camera penale e i Radicali hanno incontrato una ventina di rappresentanti dei detenuti e visitato una sezione del nuovo padiglione. “Storiche” sono state definite le problematiche del carcere di Cremona, soprattutto quella relativa alla carenza di personale della polizia penitenziaria, mentre si sta cercando di ridurre il sovraffollamento dei detenuti. “Da maggio la popolazione carceraria è aumentata, anche se di poco”, ha spiegato Ravelli: “Ad oggi i detenuti sono 444, di cui 265 stranieri”. “Il nostro carcere è saturo”, ha continuato Ravelli, che tra i numeri snocciolati a fine incontro ha parlato di soli 96 detenuti occupati in piccole attività lavorative all’interno del penitenziario cremonese. Qualcosa, però, potrebbe cambiare dal 9 novembre con l’arrivo di una nuova attività fornita al carcere da una cooperativa per la trasformazione di prodotti agricoli da immettere sul mercato.

Sara Pizzorni

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