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Concerto di Bosso e Krylov: dal 3 novembre al via la vendita di biglietti

La musica di Ezio Bosso, il violino di Sergej Krylov, la bellezza dell’ Auditorium Giovanni Arvedi del Museo del Violino: sabato 26 novembre, alle 21, i due musicisti, tra i più amati del panorama internazionale, saranno impegnati in un concerto “eroico e poetico”, come ha scritto il pianista sulla sua pagina facebook dopo il successo colto a Venezia proprio con l’amico “fraterno” Sergej.

L’evento è promosso dalla Fondazione Arvedi Buschini, in collaborazione con Enel, Danieli e Unipol ed è organizzato da Unomedia. I biglietti, dal costo di 50 Euro, potranno essere acquistati da giovedì 3 novembre presso il Museo del Violino (piazza Marconi 5 – tel. 0372.080.809) e il Teatro Ponchielli (corso Vittorio Emanuele II 52 – tel. 0372.022.001 e 0372.022.002) oppure on-line sul sito www.vivaticket.it.

Il programma affianca brani originali a pagine di Bach, Šostakovi?, Cage e Pärt. I due secoli che separano il compositore tedesco dagli altri autori sono una distanza ben più breve se si osserva quanto il rigore formale, ritmico e armonico, del primo abbia ispirato un sistema semantico di discorsi, fenomeni e segni ben più recenti. Ma la vicinanza si coglie anche quando tra i due estremi si segua il percorso in senso inverso: “Dobbiamo permettere ai musicisti moderni di mettere più sentimento nelle opere del passato?”, osservava Nietzsche: “Sì, perché solo ricevendo la nostra anima esse sopravvivono”.

Nella Prima Sonata per violino e clavicembalo di Bach la tastiera svolge, con un tratto di evidente modernità, un ruolo concertante accanto allo strumento solista, tanto più che la partitura abbandona la notazione numerata del basso per declinare dettagliatamente una seconda voce ricca di spunti melodici.
Il “Clavicembalo ben temperato” ritorna particolarmente attuale nel Novecento mentre le avanguardie promuovono diverse soluzioni di organizzazione dello spazio sonoro Dmitrij Šostakovi? riafferma, probabilmente più con l’intelletto che con il cuore, la validità del sistema tonale nei Ventiquattro Preludi e fughe, dove tuttavia la struttura guarda più a Chopin che a Bach. Ne saranno eseguiti quattro.

La riscoperta di forme e stili del passato, del canto gregoriano, delle pratiche isoritmiche dell’Ars Nova, del contrappunto fiammingo caratterizza l’estetica dell’estone Arvo Pärt. Dopo vari anni di silenzio scrive Fratres, tintinnabulum in forma di variazioni costruito su una semplice melodia di sei battute, dal carattere salmodico e un po’ ipnotico, così bella e intensa da giungere direttamente al cuore.

Partendo da elementi monodici John Cage realizza invece personalissime forme polifoniche. Se Bach aggiunge il compositore americano sottrae: le Sei melodie sono basate su un numero fisso di sonorità, singoli suoni e aggregati, poggiati su un tappeto di silenzio, che trascendono l’armonia funzionale. È curioso ricordare che Bosso, undicenne allievo del Conservatorio incontrò per caso Cage. Questi, sentendolo suonare, espresse giudizi pieni di ammirazione.

Dopo queste riflessioni sul contrappunto come sublimazione di un ordine cronologico i brani originali di Bosso portano a sintesi una interessantissima riflessione sul tempo. Il musicista torinese lo plasma in quelle forme che solo l’arte o il cuore sanno rendere non solo più sopportabile ma anzi vertiginosamente attraente. Fra i tasti del suo strumento e tra le corde del violino il tempo non esce smembrato, per compiacere l’ascolto o sezionato in note e pause per indulgere nel virtuosismo ma totalmente reinventato: ora come nota tagliente, ora come vasto paesaggio, ora come caldo abbraccio.

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