Guerriglia del 24 gennaio, la motivazione: ecco perchè non ci fu devastazione
E’ stata depositata la motivazione della sentenza emessa il 14 luglio scorso dal gup Christian Colombo nei confronti dei tre imputati arrestati nella seconda tranche dell’inchiesta sugli scontri del 24 gennaio del 2015 in occasione della manifestazione dei centri sociali. Nelle quattordici pagine della motivazione, il gup, che ha condannato a 10 mesi e tre giorni il bresciano Samuele Tonin, a 9 mesi e 26 giorni Giovanni Marco Codraro, e assolto il cremonese Filippo Esposti, spiega perché non ci fu devastazione, ma solo resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. Il gup parla di azioni circoscritte “in uno spazio estremamente esiguo rispetto all’ampiezza della città: al massimo un chilometro” e avvenute “in un lasso di tempo limitato”. “I danneggiamenti, durati poche ore”, scrive il giudice, “avevano a oggetto per lo più edifici privati utilizzati per lo svolgimento di specifiche attività commerciali di carattere finanziario (undici banche e tre assicurazioni) siti in luoghi vicini”. Per questo motivo, “è improbabile”, si legge, che le violenze scoppiate durante il corteo antifascista “abbiano potuto avere l’effetto di turbare il senso di sicurezza in capo all’intera collettività della città di Cremona”. Per quanto riguarda la posizione di Esposti, accusato di essersi occupato di comprare giacche, zaini e caschi utilizzati negli scontri, per il gup, che l’ha assolto, quegli oggetti “non venivano direttamente utilizzati come strumenti per la commissione dei reati, potendo al più aver consentito agli autori di nascondere il proprio viso e parte dei propri indumenti”. E perché “in assenza di ulteriori circostanze da cui poter inferire l’esistenza di un pregresso accordo per la realizzazione dei futuri reati, l’ampia pluralità di utilizzazioni, anche vietate ma non penalmente dalla legge, degli oggetti acquistati dall’imputato in occasione di cortei come quello svoltosi a Cremona, rende estremamente difficoltoso ritenere provato che l’acquisto degli oggetti effettuato dall’imputato fosse finalizzato alla commissione degli specifici reati sopra indicati”. Di tutt’altro tenore la sentenza emessa il 21 gennaio scorso dal gup Pierpaolo Beluzzi che al contrario aveva riconosciuto colpevoli di devastazione i primi quattro arrestati dell’inchiesta, Mattia Croce, Aioub Babassi, Matteo Pascariello, e Mauro Renica, condannati ciascuno ad una pena di quattro anni di reclusione.
Sara Pizzorni