Sesso e droga al Juliette, molti insospettabili tra i clienti
Sesso nella 'panetteria' e cocaina consumata nell'ufficio dei cugini Pizzi; il compenso delle ragazze immagine e delle ragazze 'giuste', i pusher che portavano lo stupefacente al Juliette e la testimonianza di un cliente nella nuova udienza sul locale cremonese.
Il processo sul caso Juliette, il ristorante discoteca di via Mantova dove, per l’accusa, si organizzavano serate di sesso a pagamento con le escort e dove giravano fiumi di cocaina, è ripreso oggi con la seconda parte della testimonianza del maresciallo Nicola Caroppi, del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Cremona, che si è occupato di tutta l’indagine. Se il 31 maggio scorso il maresciallo aveva ripercorso i fatti sui reati che l’ex comandante dei carabinieri di Vescovato Andrea Grammatico, uno degli imputati, avrebbe commesso in servizio, oggi è toccato alla parte sulla prostituzione e sulla droga. L’ex militare, infatti, oltre ai reati di falso, calunnia, concussione e tentata concussione, è anche accusato di aver portato all’interno del locale la cocaina, dandola ai titolari, i cugini Gianluca e Marco Pizzi, che a loro volta la regalavano ai clienti.
Davanti al collegio presieduto dal giudice Maria Stella Leone con a latere i giudici Francesco Sora ed Elisa Mombelli, il maresciallo Caroppi ha raccontato del rapporto tra i cugini Pizzi e i bresciani Matteo Pasotti ed Emilio Smerghetto, questi ultimi già usciti dal procedimento, il primo con una condanna a due anni e tremila euro di multa, il secondo con un patteggiamento di due anni e otto mesi di reclusione. Era da loro che i titolari del Juliette si rivolgevano per ingaggiare le ragazze immagine. “Alcune delle quali”, ha spiegato il maresciallo, “erano disposte ad avere rapporti a pagamento”. Per le ragazze immagine, il compenso, corrisposto dai gestori del locale, andava dagli 80 ai 120 euro a serata, mentre per le “ragazze sportive, giuste, un po’ matte, senza problemi, da combattimento”, così come venivano chiamate quelle disposte a prostituirsi, dai 400 ai 500 euro. “Su queste somme”, ha raccontato il teste, “Smerghetto e Pasotti prendevano una percentuale”.
Dove venivano consumati i rapporti sessuali ? “Nella cambusa o panetteria”, ha raccontato il maresciallo Caroppi, riferendosi alla stanza del locale dove c’erano le macchine impastatrici per fare la pizza, “oppure nell’ufficio dei Pizzi o in un’altra stanza del plesso residenziale dove si accedeva per raggiungere la discoteca”.
In aula il teste, insieme al pm Francesco Messina, ha scandagliato intercettazioni, date, orari, scambi di messaggi per trattare i compensi delle ragazze e le telefonate, definite “limpide”, tra Smergetto e Pasotti “per recuperare le ragazze da mandare in vari locali, tra cui il Juliette”. Per il maresciallo, “il dato certo che gli episodi fossero riconducibili alla prostituzione era la contrattazione in denaro per le prestazioni”. Per l’accusa, era Marco Pizzi, per il Juliette, il “delegato” alla gestione delle ragazze ‘giuste’ e ai rapporti con i due bresciani, ma c’era comunque un’intesa tra sua moglie Ilham El Khalloufi, e suo cugino Gianluca, al quale alcuni clienti facevano direttamente riferimento per chiedere le ragazze. A sua volta Ilham aveva contatti diretti con Smerghetto quando c’erano problematiche inerenti le ragazze.
Prostituzione, ma anche droga, al Juliette. Secondo l’accusa, le indagini, i pedinamenti, gli appostamenti e le intercettazioni sia telefoniche che ambientali con messaggi allusivi, richieste di appuntamento e fraseggi particolari per indicare lo stupefacente, hanno fatto emergere contatti tra i cugini Pizzi e una pluralità di fornitori che portavano la cocaina all’interno del locale su richiesta dei Pizzi. “Intercettando i titolari del locale”, ha spiegato il maresciallo Caroppi, “siamo arrivati ai pusher, tre dei quali arrestati in flagranza di reato”. “Le consegne”, ha continuato il teste, “avvenivano presso il locale o presso l’abitazione di Marco Pizzi in orari serali, notturni, ma anche alla mattina presto, quando il Juliette era aperto e faceva le serate. Gli acquisti, molto frequenti, avvenivano proprio in concomitanza con le serate e anche con le richieste delle ragazze”.
Non solo i pusher. Nell’indagine risultano cessioni anche da parte dell’ex vice comandante dei carabinieri di Vescovato, che secondo l’accusa “faceva un largo uso di cocaina”. Grazie alle intercettazioni ambientali, l’ex militare, mentre in auto faceva la spola tra il Juliette e il Tabù di Vescovato, è stato sentito aspirare cocaina. “A fine serata”, ha ricordato il maresciallo Caroppi, “prima di rientrare a casa si fermava con la macchina dietro la cinta muraria del cimitero di Vescovato e faceva aspirazioni nasali di cocaina seguite da esclamazioni di soddisfazione”.
Il Juliette era frequentato da vip, clienti facoltosi, imprenditori, calciatori. Molti, in questo senso, gli episodi che sono entrati a far parte dell’indagine: c’è chi, ad esempio, ha fatto sesso e consumato cocaina gratis. Si tratta di un commerciante non cremonese che, come altri prima di lui, è stato chiamato a testimoniare in aula. “Ero un frequentatore abituale”, ha spiegato. “Andavo spesso al Juliette con clienti o con amici, e chiedevo a Luca Pizzi se c’era la possibilità di avere ragazze immagine al tavolo”. Il teste ha ammesso di aver avuto un rapporto orale con una di queste ragazze nella ‘panetteria’ e di aver consumato cocaina con Luca e Marco Pizzi all’interno del loro ufficio. “E’ capitato che nell’ufficio dove andavo a chiedere lo sconto qualcuno offrisse cocaina. La droga non mi è stata mai offerta dai Pizzi”. In una telefonata intercettata, il commerciante ha definito la ‘panetteria’ “la stanza dove si va a trombare” e a suo tempo ai carabinieri aveva dichiarato che in quella stessa stanza, oltre ad aver fatto sesso, aveva consumato coca con altri amici e che l’accesso avveniva di consuetudine con il tacito assenso dei Pizzi. “Non ho mai pagato né donne né droga”, ha specificato il commerciante al termine della sua testimonianza.
Nel procedimento, l’ex maresciallo Grammatico è difeso dall’avvocato Marco Lepore, Gianluca Pizzi dai legali Massimo Nicoli e Giacomo Nodari, Marco Pizzi e la moglie Ilham El Khalloufi dall’avvocato Fabrizio Vappina e David Mazzon, ex titolare del Tabù di Vescovato, accusato di aver ceduto cocaina a diverse persone, tra le quali l’ex maresciallo Grammatico, dagli avvocati Massimo Nicoli e Andrea Balzarini.
Si torna in aula il prossimo 29 novembre con il controesame dei difensori e con l’esame dei due Pizzi e dell’ex maresciallo Grammatico.
Sara Pizzorni