Cronaca

Caso Zardi, costruita una grande 'camera oscura': così si riapre il 'cold case'

Un cold case riaperto quindici anni dopo. Un’operazione molto particolare per provare a scoprire se davvero Arianna Zardi è stata uccisa, come vorrebbero certificare le indagini e come suggeriscono anche gli esami del Dna disposti su una ristretta cerchia di amici di Arianna, morta tra il 30 settembre, giorno della scomparsa, e il 2 ottobre del 2001. IL SERVIZIO

Un cold case riaperto quindici anni dopo. Un’operazione molto particolare per provare a scoprire se davvero Arianna Zardi è stata uccisa, come vorrebbero certificare le indagini e come del resto suggeriscono anche gli esami del Dna disposti su una ristretta cerchia di amici di Arianna, morta tra il 30 settembre, giorno della scomparsa, e il 2 ottobre del 2001, giorno del ritrovamento del cadavere della 25enne sotto un ponte vicino a un canale di irrigazione, raggiungibile dall’argine tra Torricella del Pizzo e Motta Baluffi.

Proprio qui, sul luogo del possibile delitto, sono stati disposte alcune operazioni nella mattinata di martedì, dalle 9 fin oltre le 10.30: gli uomini dell’Esercito, con un grande telo, hanno ricreato una sorta di grande camera oscura per togliere il massimo della luminosità alla parte interna del ponticello, dove poi un team di esperto col Luminol ha cercato tracce di sangue o di sostanza organica, visibili anche a 15 anni di distanza.

Sul posto si è presentato anche l’avvocato della famiglia Zardi Giovanni Bertoletti che ha lodato la grande volontà dei parenti della povera Arianna, caparbi nel cercare la verità. Il caso, inizialmente archiviato come morte accidentale a causa di una caduta, era stato riaperto nei mesi scorsi dal procuratore generale Pierluigi Dell’Osso e dal procuratore Roberto Di Martino, che già avevano disposto la riesumazione della salma dal cimitero di Casalbellotto. Martedì ad operare sono stati, oltre agli uomini dell’esercito, anche il medico legale di Brescia Andrea Verzelletti, assieme al pool di esperti composto da Cristina Cattaneo, Vittorio Fineschi ed Emanuela Turillazzi. Non mancavano nemmeno agenti della squadra mobile con il dirigente Nicola Lelario a coordinare le operazioni. Ovviamente i risultati arriveranno solo tra molto tempo: ma la speranza è che, se davvero si è trattato di omicidio come gli inquirenti con forza sostengono, quello di martedì mattina sia stato un tassello in più per ricostruire un puzzle lontano nel tempo ma mai risolto.

Proprio l’avvocato Bertoletti, che più di tutti ha contribuito a far riaprire il caso, mostrando per ottenere la svolta una macchia di Dna maschile negli slip della ragazza, ha così commentato la mattinata: “Per ora diciamo grazie alla Procura, che sta confermando un impegno encomiabile alla ricerca della verità. Ora aspettiamo i risultati con fiducia, la stessa che prevale nella famiglia di Arianna, grazie a questi ultimi sviluppi. L’obiettivo comune è naturalmente arrivare alla soluzione di questa triste vicenda. Aspettiamo il risultato anche per quanto concerne l’esame del Dna, ma non abbiamo notizie in merito a eventuali nuovi indagati: di certo sappiamo che poche decine di amici e persone che frequentavano Arianna all’epoca della scomparsa sono stati sottoposti a questo esame”.

Giovanni Gardani-Rosario Pisani

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