Lettere

Pietà tardiva, ora che
Jelena non c'è più

da Simona Ferrari

Egregio Direttore,

mi rivolgo al suo giornale per la tragedia annunciata della 47enne Ielena. Parole ormai inutili ma vorrei fare un briciolo di chiarezza, visto che le ho parlato quel giorno dello sciopero, perché al contrario di molta gente che passava schifata e indifferente ho capito che non si fanno certi gesti se non si è alla disperazione. Ho pure
chiesto allo sportello del Comune cosa aspettavano ad intervenire e a parlare con lei. Mi è stato risposto che qualcuno se ne stava occupando. Ah certo, come no. Qualcuno è sceso nel pomeriggio, con comodo, a parlare, di cose futili e inutili, dei ricordi di università, qualcuno ha pure fatto la scena di sedersi sul pavimento e dire non ti abbandono.

Bella pietà da operetta. Qualcuno, che ha rimorso adesso, ha pure detto che con scene di questo tipo non si attira l’attenzione degli imprenditori. Per terminare la scenografica macchina della burocrazia delle parole è intervenuto persino lo psichiatra che diceva “ti salverò dal TSO”. Qui nessuno ha salvato nessuno. L’eroe non c’è. Ci sono persone che hanno fatto male il loro lavoro. Chi ogni sabato china la gobba sul banco della chiesa di fronte e si confessa, dovrebbe farsi prima un esame di coscienza.

Io con Ielena ci ho parlato e aveva annunciato il suo gesto nel caso non riuscisse a sistemare la situazione. Davvero ora qualcuno è sconvolto? Sì certo, sconvolto ma vivo e sulla poltrona con un lavoro. Lei era disperata e ora morta. Quanto ci può importare della vostra adesso tardiva coscienza? Niente. Ielena che era commossa perché una ragazza le aveva donato un quadrifoglio. Ielena che non chiedeva la carità ma un lavoro umile anche da alzarsi alle 4 di notte. Purtroppo non potevo aiutarla, non ho la posizione per farlo e chi poteva non ha voluto, non sono nel ghota della créme della città o in associazioni religiose o politiche che mi permettono di avere canali preferenziali e parlo con cognizione di causa. L’ho rivista circa un mese dopo la protesta, Ielena, stava perdendo la casa, non aveva i soldi per l’affitto, non poteva comprare al suo cane malato e anziano il cibo necessario. Ghidotti ha ragione da vendere in questo caso. Si faccia almeno chiarezza su questa vicenda anche se ormai è tardi, come ogni volta che succede una tragedia annunciata. Quando capiremo che l’indifferenza uccide persone e animali sarà sempre passato un giorno di troppo.

Grazie per lo spazio. 

 

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