Cronaca

Tentano di ritirare 10mila euro dirottati con frode informatica, arrestati

Sopra, l'arresto in centro (foto Sessa)

AGGIORNAMENTO – Una truffa informatica in piena regola, architettata ai danni di due aziende del parmense, l’una fornitrice dell’altra, che scambiandosi coordinate bancarie tramite e-mail sono state intercettate da una banda di pirati informatici che hanno dirottato 10mila euro su un conto corrente postale appositamente creato. Questa mattina la Squadra Mobile e la Polizia Postale di Cremona hanno arrestato in un primo momento un cittadino polacco che si era recato allo sportello delle poste di via Verdi per prelevare la somma in contanti. Pochi minuti dopo, in Galleria XXV aprile le manette sono scattate anche per un rumeno al quale i soldi dovevano essere consegnati. Quest’ultimo, E.C., 45 anni, senza fissa dimora, con precedenti, viene considerato una delle teste pensanti della truffa, reclutatore del polacco, B.J, 42enne, che svolgeva le funzioni di terminale, e a cui era stata corrisposta una commissione di 1000 euro per il prelievo da effettuare. Addosso al romeno gli investigatori hanno trovato 11mila euro in contanti, mentre il denaro che doveva essere prelevato in Posta era stato preventivamente bloccato. Come ha spiegato nel pomeriggio il capo della Squadra Mobile Nicola Lelario, l’azione investigativa è stata resa possibile grazie all’ informativa ricevuta dalla polizia postale di Cuneo che aveva segnalato attività sospette attorno agli indirizzi email delle due ditte. Che dal canto loro avevano denunciato la mancata transazione alla Polizia di Parma. Già ieri il polacco aveva prelevato 1000 euro, e le sue mosse erano state seguite dagli agenti della polizia postale coordinata dall’ispettore superiore Alberto Casarotti.

I due ora si trovano in carcere con l’ipotesi di reato di tentato riciclaggio in concorso. Il conto corrente infatti era stato creato appositamente per trasferire il denaro ottenuto illegalmente. Gli arresti di Cremona potrebbero diventare il punto di partenza per scoprire altri reati informatici commessi dagli stessi soggetti, di cui al momento, comunque, non c’è evidenza.

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Un altro momento dell’arresto in centro (foto Sessa)

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