Cronaca

A colloquio in carcere con la droga: denunciati tre familiari di detenuti

Erano tra i familiari dei detenuti del carcere di Cremona che attendevano di effettuare il colloquio, ma erano anche in possesso di droga che non è sfuggita agli attenti controlli dei poliziotti della penitenziaria. Tre le persone denunciate, due donne e un uomo.

Erano tra i familiari dei detenuti del carcere di Cremona che attendevano di effettuare il colloquio, ma erano anche in possesso di droga che non è sfuggita agli attenti controlli dei poliziotti della penitenziaria. Tre le persone denunciate, due donne e un uomo.
Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sappe commenta: “Questo ennesimo rinvenimento di stupefacente destinato a detenuti, scoperto e sequestrato in tempo dall’alto livello di professionalità e attenzione dei Baschi Azzurri di Cremona, a cui vanno le nostre attestazioni di stima e apprezzamento, evidenzia una volta di più come sia reale e costante il serio pericolo che vi sia chi tenti di introdurre illecitamente sostanze stupefacenti in carcere. Nonostante nella maggior parte degli istituti penitenziari si stiano adottando misure di sicurezza basate sulla dinamicità e sulla videosorveglianza, che a nulla servono se non si prevede l’obbligo del lavoro per i detenuti, non ci sono telecamere e altri sistemi di sicurezza che possano intervenire e sostituire la professionalità della polizia penitenziaria”.
Donato Capece, segretario generale del Sappe, aggiunge: “Questi episodi, oltre a confermare il grado di maturità raggiunto e le elevate doti professionali del personale in servizio nel carcere di Cremona ci ricordano che il primo compito della penitenziaria è e rimane quello di garantire la sicurezza dei luoghi di pena e impongono oggi più che mai una seria riflessione sul bilanciamento tra necessità di sicurezza e bisogno di trattamento dei detenuti. Tutti possono immaginare quali e quante conseguenze avrebbe potuto causare l’introduzione di droga in un carcere”.
Il Sappe evidenzia che “dai dati in nostro possesso sappiamo che il 25% delle persone, italiane e straniere, detenute in Italia, ossia uno su quattro, ha problemi di droga. Nelle carceri della Lombardia questa percentuale sui tossicodipendenti ristretti in carcere sale al 33%, ossia un detenuto su tre, ha dipendenza da droga. Per chiarezza va ricordato che le persone tossicodipendenti o alcoldipendenti all’interno delle carceri sono presenti per aver commesso vari tipi di reati e non per la condizione di tossicodipendenza. La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all’interno di un ambiente così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento. Ma, nel contempo, va stroncato con fermezza ogni tentativo illecito di introdurre e far circolare droga in carcere e va punito severamente chi se ne rende responsabile”.

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