Juliette, dal gup i fornitori di coca: c'è anche il ‘boss’ ancora in carcere a Tirana
Dal gup Platè i fornitori di droga del Juliette: Hysa Bardhi, albanese, il 'boss' che spacciava coca a Cremona, attualmente rinchiuso nel carcere di Tirana, un ex dipendente del Juliette, rinviato a giudizio, e l'amico fraterno di Marco Pizzi, condannato ad otto mesi.
Torna a far parlare di sé il caso Juliette, il locale cremonese finito nell’occhio del ciclone nel giugno dell’anno scorso per un giro di droga e di squillo. Mentre è in corso il processo nei confronti dell’ex maresciallo dei carabinieri di Vescovato Andrea Grammatico, dei cugini cremonesi Luca e Marco Pizzi, titolari del Juliette, della moglie di Marco Pizzi e di David Mazzon, ex titolare del Tabù’ di Vescovato, oggi davanti al gup Letizia Platè si è discussa la posizione dei fornitori di cocaina:
Tra essi spicca la figura di Hysa Bardhi, 51 anni, albanese, noto pluripregiudicato, il ‘boss’ che spacciava droga a Cremona, l’ultima volta arrestato il 23 luglio dello scorso anno in città dalla squadra mobile su richiesta dell’autorità giudiziaria di Tirana, dove ora è in carcere. Era diventato amico e aveva intrapreso frequentazioni ritenute ‘pericolose’ con il maresciallo Andrea Grammatico. L’accusa, per Bardhi, è quella di cessione di droga, dal 2010 al 2015, a numerosi clienti, avvalendosi anche di intermediari. Il 51enne è difeso dall’avvocato Vito Castelli. Oggi, però, la sua posizione è stata stralciata, in quanto, pur essendo stato notificato all’autorità albanese l’avviso del processo, non è pervenuta al tribunale di Cremona alcuna comunicazione da parte dell’imputato in merito alla rinuncia a comparire o alla volontà di essere presente al procedimento. Dunque, in attesa dell’adempimento di questa formalità, l’udienza, per il solo Bardhi, è stata rinviata al prossimo 8 febbraio. L’albanese e il maresciallo Grammatico si erano conosciuti al Tabù di Vescovato nel dicembre del 2014 attraverso David Mazzon, all’epoca titolare del night. Agli atti, tra l’ex militare e l’albanese, ci sono ‘passaggi di un discorso molto significativo in cui è lo stesso Grammatico a proporsi per il trasporto di un chilo di stupefacente per un compenso di circa 20mila euro’ .
Oltre al noto pregiudicato albanese, davanti al giudice sono finite altre due persone: Noel Shehu, albanese, ex dipendente del Juliette, difeso dall’avvocato Monia Ferrari, accusato di aver ceduto in numerose occasioni cocaina a Marco e Luca Pizzi in quantitativi ogni volta nell’ordine di alcuni grammi nei mesi di settembre, ottobre e novembre del 2014 a Cremona, e Manuel Nobilini, di Soncino, fraterno amico del titolare del Juliette, accusato di cessione di cocaina al solo Marco Pizzi in due occasioni: il 15 ottobre e il 26 novembre 2014 a Cremona. Nei suoi confronti c’è anche l’accusa di aver detenuto illecitamente, con lo scopo di cederli a Marco Pizzi, 2,5 grammi di cocaina.
Shehu, tuttora irreperibile, è stato rinviato a giudizio, e per lui il processo si aprirà il prossimo 23 novembre. “Non c’è alcun riscontro che confermi la presenza di acquisti finalizzati allo spaccio”, ha commentato il suo difensore. Nobilini, difeso dall’avvocato Matteo Bonoldi, del foro di Mantova, è stato invece processato con il rito abbreviato e condannato ad otto mesi di reclusione. Il giudice, come chiesto anche dal pm, ha riqualificato il reato, riconoscendo la lieve entità del quantitativo.
Nel corso della precedente udienza, la posizione di un altro fornitore, l’albanese Qazim Sharka, era stata stralciata, mentre lo scorso aprile un 42enne cremonese, assistito dall’avvocato Paolo Carletti, aveva patteggiato una pena di un anno e 10 mesi di reclusione.
Nei molti sms intercettati dagli investigatori veniva utilizzato un linguaggio criptico quando si parlava di droga: ‘vestiti’, ‘felpe’, ‘aperitivi’, ‘Bottiglie di birra’. Nel dicembre del 2014, Noel Shehu era stato arrestato mentre rientrava da Piacenza dove aveva appena acquistato undici grammi di cocaina dal connazionale Sharka, per l’accusa destinati ai Pizzi. Il 18 marzo del 2015, invece, Manuel Nobilini era stato fermato per un controllo. I carabinieri lo avevano trovato in possesso di tre grammi di droga che doveva consegnare a Marco Pizzi. Era un finto controllo casuale. Da tempo Il telefonino di Pizzi era sotto controllo. Quel 18 marzo, i carabinieri avevano intercettato la telefonata con cui i due si erano dati appuntamento a casa del titolare del Juliette per la cessione della droga. Nobilini incapperà in un ‘servizio finalizzato all’intervento in flagranza’.
Sara Pizzorni