Lettere

Cremona a rischio sismico:
lo scandalo dei 28 comuni
inadempienti

da Giancarlo Bissolotti

Egregio Signor Direttore,

le chiedo spazio per tornare sulla notizia apparsa sul suo giornale (leggi qui) ma anche su altri organi di informazione e riguardante il fatto che 28 Comuni della nostra provincia sono ancora sprovvisti di un Piano di Emergenza per far fronte a possibili calamità naturali. Alcune brevi considerazioni mi vengono da fare in merito a ciò: in primis non capisco perché parti dello Stato (e credo proprio che i Comuni si possano a buon diritto definirsi tali) mentre sono così inflessibili, a volte esageratamente vessatorie, nel far rispettare determinate normative viceversa sono poi i primi a non rispettare e dare piena attuazione ad una legge dello Stato quanto mai importante per la vita quotidiana di tutti noi visto che parliamo di sicurezza. Se l’emanazione di questa legge dava 90 giorni di tempo per essere attuata perché molti Comuni (qualcuno molto importante in ambito provinciale) fanno ancora orecchie da mercante o per meglio dire sono tuttora latitanti? Stranamente piccoli o piccolissimi Comuni che hanno un tecnico comunale part-time (in convenzione cioè con altri enti locali) hanno fatto di tutto per ottemperare all’ordine mentre realtà che hanno strutture proprie quali uffici tecnici ben forniti di tecnici specializzati a distanza di tre anni non hanno ancora prodotto nulla di concreto.

E non mi si venga a dire che “tanto questa zona è a bassissimo rischio sismico” poiché anche questo non può essere addotto a banale scusante. La conferma di quanto affermo sta nel fatto che l’Istituto Sismologico Italiano che ha curato la mappatura dell’Italia ha portato Cremona e la sua provincia in zona rischio 3 (su una scala di quattro) accompagnando però questo numero con una dicitura che dice testualmente “Terremoti rari ma violenti”.

E’ vero che l’aggettivo “rari” rientra tra quali temporali indefiniti ma l’aggettivo “violenti” non si presta ad alcuna interpretazione poiché il suo significato è ben chiaro. Sabato scorso poi, a dimostrazione che nessuna zona d’Italia si può ritenere tranquilla il lodigiano è stato interessato da una scossa di forza 3,3 della scala Richter quindi, per concludere, auspico che i Comuni mancanti all’appello tralascino momentaneamente cose meno importanti e si rimbocchino le maniche per sistemare quanto prima cioè che ancora non hanno fatto anzi, dirò di più: sarebbe opportuno che il Signor Prefetto intimasse ai Sindaci dei Comuni interessati di predisporre i Piani di Emergenza entro il termine perentorio del 31 dicembre p.v. minacciando azioni sanzionatorie o segnalazioni alla Autorità Giudiziaria. Ricordo che stiamo parlando di sicurezza dei cittadini e non di “piccole beghe” di paese!!

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