Cronaca

Violino in acciaio alla stazione, polemica Lega su autorizzazioni

Il render dell'installazione e a destra il cantiere in corso

Sta procedendo sul piazzale della stazione la costruzione del basamento e la successiva installazione del violino in acciaio progettato dall’architetto Giorgio Palù e realizzato dalla ditta Steel Color di Pescarolo, creazione artistica denominata “L’anima della città”. Otto metri di altezza, in acciaio inox che muta colore a seconda delle variazioni di luce, la scultura è un dono alla città e non costerà nulla all’amministrazione pubblica. Il cantiere dovrebbe durare una ventina di giorni da quando è iniziato, il 26 agosto. La scelta di collocarla qui era stata spiegata già lo scorso anno dal sindaco Galimberti: dovrà essere un biglietto da visita per la città di Cremona, mentre le ipotesi precedenti (rondò dell’Ipercoop, poi piazza Libertà) erano troppo decentrate.

La scultura, come si legge nella relazione tecnica, “presenta sfumature bronzo-dorate nella parte bassa dove lo strumento è proporzionato e riconoscibile ma, progressivamente, muta colore fino a diventare inox lucido specchiato nella parte aerea, dove il violino perde le sue sembianze e si trasforma in figura astratta”. La sera, la scultura “si accende di un colore rosso e aranciato. Costanti variazioni di intensità luminosa la fanno pulsare, diventando così il nucleo magnetico che catalizza su di sé tutte le attenzioni”. Completano l’opera le onde metalliche che disegnano l’area triangolare alla base dell’installazione.

Sulla collocazione della scultura arriva ora la critica del segretario della lega Nord Pietro Burgazzi, che  qualche giorno fa ha preannunciato un’interrogazione: “Perchè non è stata convocata una commissione per discuterne? Basta amministrare per poter fare quello che si vuole senza interpellare gli organi preposti? La stazione – aggiunge Burgazzi –  è stata oggetto di restyling a seguito di un concorso di idee approvato con deliberazione di giunta che ha ottenuto tutti i necessari nulla osta. Il restyling attuato circa un decennio fa non prevedeva la posa di alcun monumento in quella posizione. Inoltre il cartello inizio lavori non riporta numero di concessione, importo lavori, date di inizio a fine, direttore lavoro, eccetera, tutte cose che se fatte da un normale cittadino sarebbero sanzionate. Pertanto si chiede al sindaco: l’iniziativa è da ascrivere alla volontà pubblica o è una proposta privata e quali sono gli oneri a carico del Comune? L’opera è stata valutata dalle autorità che vigilano sulla salvaguardia architettonica? È stata fatta un’istruttoria edilizia? Non era auspicabile – conclude Burgazzi –  un coinvolgimento del consiglio comunale”. L’esponente leghista poi ricorda che in altre occasioni, sempre per la posa di opere d’arte contemporanee, sono state imposte prassi molto più lunghe nei tempi e particolareggiate negli elaborati.

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