Omicidio Moreni, chiuse le indagini su Paraga Intanto è caccia al cugino
In merito alla strage di Gornji Vakuf, nella quale morì anche il volontario cremonese Fabio Moreni, la procura di Brescia ha chiuso le indagini. Intanto in Bosnia è stata aperta una nuova inchiesta con cinque indagati. Tra loro, anche il cugino del comandante Paraga.
Per la strage di Gornji Vakuf nella quale morirono i bresciani Guido Puletti, Sergio Lana e il cremonese Fabio Moreni, i tre volontari che stavano portando aiuti in Bosnia, la procura di Brescia ha chiuso le indagini a nove mesi dall’arresto di Hanefjia Prijic, 52 anni, detto Paraga, il comandante bosniaco accusato dell’eccidio del 29 maggio del 1993. Le accuse contestate sono di omicidio, tentato omicidio, sequestro di persona e rapina aggravata dall’uso di arma da fuoco. Prijic è rinchiuso nel carcere di Canton Mombello da metà febbraio, dopo essere stato arrestato a Dortmund, in Germania, lo scorso 29 ottobre. Sentito nel marzo scorso dai pm Valeria Bolici e Silvia Bonardi, aveva ribadito la versione già fornita ai giudici bosniaci che nel 2001 lo avevano condannato a 13 anni di reclusione. Ai pm bresciani, Paraga aveva confermato che i suoi uomini avevano effettivamente fermato il convoglio dei volontari che trasportava cibo e medicine. Il mezzo era stato controllato per vedere cosa contenesse, dopodichè i cinque erano stati trattenuti e fatti salire su un carro. Ad un certo punto c’erano stati degli spari, ma su questo punto il comandante era stato vago, dicendo che non si era accorto di chi aveva cominciato a sparare. Secondo l’accusa, però, la fucilazione non sarebbe stata possibile senza l’ordine diretto dello stesso Paraga.
Intanto le autorità bosniache hanno aperto una nuova inchiesta a carico di cinque indagati. Tra questi, c’è anche Sabahudin Prijic, cugino di Paraga. Sabahudin, noto con il nome di battaglia di ‘Dino’, già dal 2001 era stato indicato come uno degli esecutori materiali della strage. Da allora è ricercato dall’Interpol, ma è svanito nel nulla. Forse sarebbe nascosto in Canada o forse sarebbe morto. A riconoscere ‘Dino’ in fotografia sono stati di recente anche i due sopravvissuti alla strage, Agostino Zanotti e Christian Penocchio, sentiti in tribunale a Brescia dal giudice Elena Stefana che, su rogatoria del tribunale di Travnik, ha mostrato cinque fotografie ai due sopravvissuti. Una di queste ritraeva Dino, che per i due testimoni sarebbe stato presente all’eccidio armato di kalashnikov. E anche lui avrebbe sparato. In merito al cugino, Paraga ha detto di non sapere dove si trovi, ma si è detto convinto che non si potrà mai trovare.
Sara Pizzorni