Cronaca

Bocconi avvelenati, giro di vite del ministero: 'Sindaci intervengano'

Continua l’allarme per i bocconi avvelenati rinvenuti sul territorio, e che diversi cani hanno rischiato di ingerire, se non fosse stato per l’intervento tempestivo del padrone. Si tratta di bocconi avvolti con la pancetta, o con altri salumi, ma intrisi di topicida. Ma se da un lato sembrerebbe scontato pensare che si tratti proprio di un sistema per eliminare i topi, qualcuno sospetta invece che l’intento sia fare del male anche agli animali da compagnia.

L’allerta è massima, anche dopo la vicenda di via Argine Panizza, dove purtroppo alcuni cani sono rimasti avvelenati e dove poi i residenti, cercando tra i cespugli, hanno rinvenuto numerose altre trappole.

“E’ una vicenda che preoccupa e per cui si dovrebbe sempre fare denuncia” avverte Maria Pia Superti (Lav). “Purtroppo casi come questi sono frequenti. Non solo in città, dove magari i bocconi vengono utilizzati per colpire i topi, ma anche nelle campagne, dove il bersaglio sono le nutrie ma dove spesso invece a finire vittima del veleno sono ignari cani e gatti”.

La situazione del resto è pesante in tutta Italia, al punto che il ministero della Salute ha stilato nuove regole per l’attivazione dell’allerta con il coinvolgimento di cittadini, autorità sanitarie, sindaci e prefetture. Ma soprattutto ha ribadito il divieto di “utilizzare in modo improprio, preparare, miscelare e abbandonare esche e bocconi avvelenati”.

Il ministero della Salute è quindi intervenuto con una nuova ordinanza per contrastare il fenomeno. Ordinanza pubblicata lo scorso 16 luglio sulla Gazzetta Ufficiale. I contenuti del documento, “le cui necessità ed urgenza sono dettatedalla persistenza di numerosi episodi di avvelenamento ai danni di animali domestici e selvatici”, spiega il ministero, aggiornano quelli della precedenze ordinanza, risalente al 2012. E se il primo documento aveva già consentito di controllare maggiormente il fenomeno, portando ad una consistente riduzione degli episodi di avvelenamento, la recrudescenza degli episodi “di casi di avvelenamento e morte di animali domestici, episodi accertati dagli Istituti Zooprofilattici, a causa di esche e bocconi avvelenati abbandonati, che rappresentano un rischio anche per le persone e l’ambiente”, hanno portato il ministero a confermare e rivedere in parte le misure di salvaguardia e prevenzione.

Il ministero ribadisce il divieto di “utilizzare in modo improprio, preparare, miscelare e abbandonare esche e bocconi avvelenati o contenenti sostanze nocive o tossiche, compresi vetri, plastiche e metalli o materiale esplodente, che possono causare intossicazioni o lesioni o la morte del soggetto che li ingerisce». Sono vietati anche « la detenzione, l’utilizzo e l’abbandono di qualsiasi alimento preparato in maniera tale da poter causare intossicazioni o lesioni o la morte del soggetto che lo ingerisce”.

Dunque le operazioni di derattizzazione e disinfestazione, premesso che debbano essere eseguite da imprese specializzate, “vanno effettuate mediante l’impiego di prodotti autorizzati, con modalità tali da non nuocere in alcun modo alle persone e alle altre specie animali”.

Ma cosa fare in caso di avvelenamento? Il proprietario dell’animale avvelenato dovrà segnalare l’episodio a un medico veterinario “che emette la diagnosi di sospetto avvelenamento, corredata da referto anamnestico. L’Ente gestore territorialmente competente o il sindaco sono responsabili per gli animali selvatici e domestici senza proprietario”. Una volta che il veterinario avrà emesso la diagnosi, dovrà avvertire le autorità amministrative e sanitarie locali. L’Azienda sanitaria locale dovrà assicurare “l’invio di carcasse di animali deceduti per avvelenamento e campioni biologici da essi prelevati, nonché di esche o bocconi sospetti di avvelenamento, all’Istituto zooprofilattico sperimentale competente per territorio”.

Gli Istituti zooprofilattici sperimentali effettueranno “gli opportuni accertamenti e analisi di laboratorio sui campioni pervenuti o prelevati in sede necroscopica per verificare la presenza di sostanze tossiche o nocive negli stessi”. Il sindaco, dal canto suo dovrà dare “immediate disposizioni per l’apertura di un’indagine da effettuare in collaborazione con le autorità competenti”. Entro quarantotto ore dalla ricezione del referto dell’Istituto zooprofilattico sperimentale che non esclude il sospetto di avvelenamento o la presenza di sostanze tossiche o nocive in esche o bocconi, l’amministrazione competente dovrà provvedere “ad individuare le modalità di bonifica del luogo interessato, anche con l’ausilio di volontari nonché a segnalare, con apposita cartellonistica, la sospetta presenza nell’area di esche”.

Alle Prefetture si chiede invede di attivare “un tavolo di coordinamento presieduto dal Prefetto o da un suo rappresentante per coordinare la gestione degli interventi da effettuare e di monitorare il fenomeno”.

lb

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