Scontri: chieste le condanne per devastazione. La difesa: 'Hanno agito in stato d'ira'
Devastazioni al corteo, il pm ha chiesto le condanne per i tre imputati. Tre le parti civili, tra cui il Comune di Cremona che ha chiesto un risarcimento di 200.000 euro. L'avvocato difensore Steccanella: 'Hanno agito in stato d’ira per un fatto altrui'. Giovedì la sentenza.
AGGIORNAMENTO – E’ stata rinviata al 14 luglio per le repliche e la sentenza l’udienza preliminare della seconda tranche dell’inchiesta sugli scontri del 24 gennaio del 2015 in occasione della manifestazione dei centri sociali. Davanti al gup Christian Colombo sono comparsi Filippo Esposti, 27 anni, informatico cremonese militante del centro sociale Dordoni e già imputato per la rissa di via Mantova con esponenti di CasaPound, Giovanni Marco Codraro, siciliano 23enne attivo nei collettivi universitari, e il bresciano Samuele Tonin, 26 anni. Per tutti l’accusa è di concorso in devastazione. Il processo è celebrato con il rito abbreviato.
Oggi spazio alle richieste del pm Lisa Saccaro che ha chiesto 5 anni e 4 mesi per il cremonese Esposti, al quale è contestata la premeditazione. Per lui, che giorni prima del corteo aveva acquistato i caschi e gli indumenti utilizzati negli scontri, è stata chiesta la pena più alta. Solo nei suoi confronti il pm ha chiesto di non concedere le attenuanti. Per Codraro e Tonin, invece, sono stati chiesti 4 anni a testa. Come parte civile, il Comune, rappresentato dall’avvocato Cesare Gualazzini, ha chiesto un risarcimento di 200.000 euro, mentre gli avvocati Marco Soldi e Monica Fassera, i legali delle due agenzie immobiliari che si sono costituite parte civile, la FG Service di via Mantova e la G.S.V. Consulenze di via Dante, hanno chiesto 5000 euro a testa.
In occasione dell’udienza preliminare, il centro sociale Dordoni, come annunciato sul proprio profilo Facebook, ha organizzato un presidio davanti al tribunale. Erano presenti anche esponenti del Kavarna, in tutto una cinquantina di manifestanti che hanno distribuito volantini a sostegno dei loro compagni. Tutto si è svolto senza incidenti.
Secondo la procura, Codraro, che sarebbe stato nelle primissime file del corteo, avrebbe ripetutamente lanciato oggetti contundenti, mentre il cremonese Esposti, frequentatore del Dordoni, sarebbe il responsabile di acquisti di giacche, zaini e caschi utilizzati negli scontri. Il bresciano Tonin sarebbe stato invece tra coloro che hanno lanciato fumogeni verso i reparti delle forze dell’ordine e che hanno danneggiato il comando della polizia municipale.
Nelle indagini, fondamentale è stato lo studio dei filmati che hanno permesso di riconoscere i facinorosi che nelle prime fasi erano a volto scoperto e poi, poco prima dell’inizio delle violenze, si erano coperti.
“Non sussiste il reato di devastazione”, ha commentato l’avvocato Davide Steccanella, difensore, insieme al collega Sergio Pezzucchi, di Samuele Tonin. “Ho chiesto si applichino le attenuanti generiche per il mio cliente, come l’aver agito per motivi di particolare valore morale o sociale, e in stato d’ira: l’aver agito per motivi di particolare valore morale o sociale perchè era stato colpito un compagno (Emilio Visigalli) dall’incursione fascista, e l’iniziativa era a difesa di questo evento, e l’aver agito in stato d’ira per un fatto altrui: i ragazzi volevano manifestare davanti alla sede di CasaPound, ma è stato loro impedito e chiaramente c’è stata una reazione”. “Non sono partiti preordinatamente per distruggere le vetrine”, ha spiegato il legale, “questo è il senso, e si capisce benissimo. Se non li avessero fatti deviare, non sarebbe successo”.
“Ci siamo rifatti all’ultima sentenza della Corte di Cassazione che ha posto dei paletti alla configurazione del reato di devastazione”, ha invece dichiarato l’avvocato Giorgio Bisagna, legale di Codraro. “Il mio assistito non è accusato di episodi specifici, e neanche è stata contestata la resistenza aggravata a pubblico ufficiale”.
L’avvocato Sergio Pezzucchi, infine, ha basato la difesa di Esposti sull’”insussistenza del reato”. “Non ha preso parte ad alcun atto di violenza”, ha spiegato il legale. “Gli si contesta di aver acquistato capi di abbigliamento indossati dalle prime linee, ma l’acquisto riconducibile ad Esposti non c’è. E anche se fosse, questo semplice fatto non consente di ipotizzare che vi fosse una prefigurazione di uno scenario di questo tipo. Al limite si poteva prefigurare uno scenario di scontri con la polizia, quindi il reato di resistenza a pubblico ufficiale, ma non certo uno scenario contestato dalla procura, ammesso che sia riconducibile a lui”.
Il 21 gennaio scorso, davanti al gup Pierpaolo Beluzzi, i primi quattro arrestati dell’inchiesta, anch’essi a processati con l’abbreviato, erano stati condannati ad una pena di quattro anni di reclusione ciascuno per devastazione. Erano Mattia Croce, 21 anni, cremonese, frequentatore del Kavarna, Aioub Babassi, 21 anni, bresciano, Matteo Pascariello, 24 anni, bolognese residente a Lecce, e Mauro Renica, 31 anni, bresciano appartenente al centro sociale Magazzino 47.
Il 14 luglio si vedrà se il gup Colombo seguirà la linea del collega Beluzzi o se deciderà diversamente. A questo proposito, i difensori hanno chiesto al giudice Colombo di non affidarsi alla sentenza precedente. “Bisogna infatti valutare caso per caso”, hanno concluso i legali dei tre imputati.
Sara Pizzorni