Politica

Area Vasta, il Lodigiano sceglie area Metropolitana ma non chiude a Crema

Mentre si avvicina la data di scadenza ultima per la consegna definitiva alla Regione del documento della tavolo territoriale sulle ipotesi di accorpamento del territorio cremonese nell’ambito della riorganizzazione istituzionale della Lombardia (prevista per il 24 giugno), continua la battaglia dei Cremaschi per la propria autonomia, con un’ipotesi di matrimonio con il Lodigiano.

Un’ipotesi che non è stata scartata dal Tavolo lodigiano, che pur avendo dato il disco verde per l’ingresso nella Città Metropolitana, non ha accantonato l’ipotesi di un’Area Vasta con Crema. Il documento lodigiano, votato all’unanimità nel pomeriggio di mercoledì, lascia aperte queste due strade. Una soluzione che piace ai sindaci cremaschi, da quelli del Pd a quelli della Lega, che si stanno battendo affinché anche da Cremona resti aperta tale ipotesi. Una posizione caldeggiata addirittura da Federico Lena, consigliere regionale del Carroccio, secondo cui però “i lodigiani lasciano l’accorpamento con Crema come ultima scelta e sono molto più orientati ad entrare nell’area metropolitana”. Secondo Lena, in ogni caso, “Lodi non ha mai espresso il desiderio di entrare nel cantone della Val Padana. Semmai ha aperto le porte a Crema, ma non vuole certo andare con Mantova”.

Neppure lo stesso Lena valuta felicemente l’ipotesi mantovana: “Temo che in questo modo ci si allontani  dai centri della decisioni che è Milano”.Una posizione simile a quella del consigliere regionale Pd Agostino Alloni, che ha chiesto a Malvezzi di attendere la consegna del documento del tavolo territoriale, comprendendo “l’ipotesi di uno spostamento di Crema verso Lodi”, come del resto fatto anche dai lodigiani stessi.Per quanto riguarda Lodi, tre sono i punti sui quali i primi cittadini si sono espressi favorevolmente: la necessità di attendere che il quadro normativo nazionale e regionale sia più chiaro; il parere preliminare favorevole all’ipotesi di costituzione della Città metropolitana di Milano unitamente al territorio del Lodigiano; la richiesta alla Regione, ai fini di una decisione finale e nel quadro normativo in evoluzione, di essere supportata tramite un parere sull’ipotesi Lodi-Crema e, se questo positivo, di mettere a disposizione la propria struttura per la verifica concreta della sua sostenibilità.
Il documento che sarà trasmesso in Regione analizza anche i pro e i contro delle due opzioni. Da un lato la città metropolinana sembra più appetibile, anche da un punto di vista delle risorse, dall’altro i comuni più lontani temono di essere isolati e con i servizi troppo lontani dai cittadini. La fusione con Crema, secondo i lodigiani, consentirebbe di raggiungere “delle dimensioni sufficienti a garantire una relazione paritaria con le altre aree vaste dell’asse del Po” ma anche “di avere la possibilità di un’interlocuzione con il Milanese basata su esigenze e caratteristiche simili”. Del resto, vi sono anche sindaci cremaschi che non disdegnerebbero a loro volta, pur di non andare con Mantova, un’inserimento del Cremasco nell’area metropolitana Milanese.

E non mancano le polemiche sulla bozza del documento che dovrebbe essere consegnato invece dal Tavolo cremonese. Documento che i cremaschi non condividono. “Noi abbiamo predisposto un documento che comprende tutte le istanze del territorio, dopo aver sentito tutte le componenti in causa, da Crema a Casalmaggiore. Ma la sintesi finale toccherà alla regione decidere, entro la metà di luglio”. La posizione del tavolo cremonese, confermata anche dallo studio presentato pochi giorni fa in Camera di Commercio, prende in considerazione l’accorpamento di Cremona e Mantova, ma anche una più ampia fusione che comprenda anche Lodi.

lb

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