A Bracciali fu proposto di perdere a Newport. L'ok in un sms in codice: 'Viva il re’
Tennis scommesse: il processo resta a Cremona: respinta l’eccezione di incompetenza territoriale sollevata dalle difese. Sì solo al Coni come parte civile. Patteggiano Sganzerla, Giannone e Bruni. Ecco i tornei che secondo la procura sarebbero stati in odore di combine.
Il gup Letizia Platè, nei confronti dei sei imputati per i quali il procuratore Roberto di Martino ha chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte combine nel tennis, ha respinto l’eccezione di incompetenza territoriale sollevata dalle difese. Per gli avvocati, infatti, il processo doveva essere celebrato a Bologna o ancora di più ad Arezzo.
Nel procedimento resta come parte civile solo il Coni, rappresentato dall’avvocato David Aiello. Il gup ha invece respinto la richiesta della Federazione Italiana Tennis, che attraverso l’avvocato Virginia Comitini avrà comunque modo di ripresentare la domanda in un eventuale processo, così come hanno intenzione di fare gli avvocati Luca Genesi, Remo Pannain e Massimo Sterpi per il Tennis Integrity Unity e l’International Tennis Federation Limited.
La procura contesta agli imputati l’associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, in particolare a manipolare una pluralità di partite di tennis di tornei prevalentemente internazionali.
Sotto accusa ci sono Manlio Bruni e Francesco Giannone, ex commercialisti di Beppe Signori, difesi dall’avvocato Fausto Bruzzese, i tennisti azzurri Daniele Bracciali e Potito Starace (il primo assistito dai legali Filippo Cocco ed Alberto Amadio, il secondo dal’avvocato Simone Maina), Roberto Goretti, direttore sportivo del Perugia Calcio, difeso dall’avvocato Antonio De Rensis, ed Enrico Sganzerla, commercialista di Verona, condannato in appello a 5 anni di reclusione contro i 7 anni e 6 mesi inflitti in primo grado per il tentato omicidio dell’ex fidanzata, accoltellata la sera del 12 aprile del 2014 alla discoteca Victory di Vicenza. Sganzerla è difeso dagli avvocati Luca Bronzato e Nicola Avanzi.
Se Sganzerla, Giannone e Bruni patteggeranno la pena (per loro è già stata fissata l’udienza il 22 settembre prossimo davanti al giudice Christian Colombo), per Bracciali, Starace e Goretti, che intendono affrontare un eventuale dibattimento, l’udienza preliminare riprenderà, sempre davanti al gup Platè, il prossimo primo luglio.
In tribunale a Cremona è tornato Daniele Bracciali, 38 anni, di Arezzo, numero 66 della Atp quando alla fine del 2014 scoppiò lo scandalo del tennis scommesse. “Sono convinto di poter dimostrare la mia totale estraneità”, aveva dichiarato il tennista nella precedente udienza. Ma per la procura, proprio Bracciali sarebbe stato il protagonista del primo significativo episodio accaduto il 9 luglio 2007 durante il torneo di Newport, quando gli sarebbe stato chiesto dal commercialista Bruni di perdere l’incontro per la cifra di 50.000 euro. Bracciali avrebbe dovuto vincere il primo set e perdere gli altri due. Il tennista si sarebbe riservato, dicendo che se fosse stato d’accordo avrebbe scritto il messaggio ‘Viva il re’. Bracciali perse in due set.
Sempre secondo la procura, ad Arezzo ci sarebbero state due cene alle quali, secondo Goretti, avrebbe partecipato anche Starace, e tra i vari tornei in odore di combine ci sarebbero stati anche quelli di Monaco del 2009 e di Barcellona del 2011. La prova, per l’accusa, sarebbero i contatti avuti il 5 settembre del 2007 tra Bruni e Sganzerla. Non solo: per il procuratore di Martino, sarebbero numerosi i tornei per i quali ci sarebbe stata anche solo l’idea di coinvolgere Potito Starace: i tornei del 2007 di Bucarest, Stoccarda, Acapulco e Valencia, i tornei del 2008 di Amburgo e di Wimbledon, ancora Wimbledon del 2009, Santiago, Nizza e ancora Amburgo del 2010, più diversi tornei sudamericani. Per l’accusa, inoltre, che ci fosse stato un rapporto diretto tra Starace e lo studio dei commercialisti è provato dalle chat che nel 2010 lo stesso tennista avrebbe inviato sia a Giannone che a Bruni.
Sara Pizzorni