Dismissione Tamoil legata a vendita impianti: ancora tutto in alto mare
Contaminazione del suolo e delle acque in costante miglioramento, ma ancora nessuna data e nemmeno un cronoprogramma per lo smantellamento degli impianti della ex raffineria ormai chiusa da quasi cinque anni. E’ quanto ha detto il dirigente della Tamoil Aldo Lancia all’Osservatorio Tamoil convocato dal Comune oggi pomeriggio 25 maggio, per fare il punto su situazione ambientale e prospettive industriali. L’autorizzazione ministeriale alla dismissione (cioè la rimozione fisica degli impianti inutilizzati), accordata dal Ministero alla fine del 2013, dava tre anni di tempo all’azienda per fissare modi e tempi della dismissione stessa. Il termine si sta velocemente avvicinando ma in prospettiva non c’è nemmeno un cronoprogramma delle operazioni. E questo perchè, ha spiegato Lancia, “nostra intenzione è quella di vendere gli impianti che possono essere riutilizzati in un’altra raffineria, ma ad oggi non abbiamo alcune prospettiva concreta. Beninteso – ha aggiunto, questo smantellamento non ha nulla a che fare con la prosecuzione del deposito, che confidiamo possa andare avanti in maniera permanente”. Se dunque arrivano rassicurazioni per gli attuali dipendenti Tamoil (dopo che qualche mese fa ne sono stati licenziati quattro) resta molto vaga la prospettiva di un riutilizzo dell’area, tema sul quale ha invece molto insistito l’assessore all’Ambiente Alessia Manfredini. “Già nel 2014, appena insediata, questa giunta inoltrò il proprio parere in merito alla dismissione, chiedendo tempi certi per il ripristino dei luoghi”. Discordanti le affermazioni di assessore e manager Tamoil in merito ad un progetto di riutilizzo dell’area: “C’è ed è già stato approvato – ha detto Lancia – in fase di autorizzazione alla dismissione: su quell’area sorgerà parcheggio per le autobotti e servirà come cantiere per le aziende deputate allo smantellamento”. “Al mio assessorato non è mai pervenuto nulla”, ha incalzato Manfredini.
Delusione da parte di Giovanna Perrotta, intervenuta come Legambiente Cremona: “Dopo anni dalla chiusura della raffineria e con le responsabilità che stanno emergendo a livello processuale, mi aspettavo qualcosa di più oggi. Invece non si parla di bonifica e nemmeno di dismissione. Fino a quando dovremo tenerci il cimitero della raffineria? Ed è giusto, comunque, che impianti già non recenti diventino ulteriormente obsoleti per poi essere smerciati in qualche Paese del Terzo Mondo?” Solo un altro l’intervento dal pubblico, quello di Ezio Corradi che ha lamentato le difficoltà di seguire gli interventi dei tecnici con l’acustica imperfetta di sala Quadri e con slides praticamente inservibili alla distanza.
In apertura lavori erano intervenuti Fiorenzo Songini, Direttore dei Dipartimenti Arpa di Cremona e Bergamo e Beatrice Melillo, responsabile dell’U.O.S. Bonifiche e attività estrattive sempre di ARPA Cremona-Bergamo. Quest’ultima ha illustrato in sintesi l’attività di monitoraggio, che è stata incrementata, svolta tra l’estate e l’inverno dello scorso anno, soffermandosi in particolare sull’implementazione dell’attività inerente il Soil Gas (misura della concentrazione dei gas presenti negli spazi intergranulari del sottosuolo). Infatti, la misura dei Soil Gas, costituisce una procedura avanzata per la formulazione del modello concettuale di un sito, per la stima e i rischi igienico sanitari correlati e per la valutazione dell’andamento delle attività di bonifica condotte. A seguire sono stati forniti i dati relativi alla gestione della messa in sicurezza operativa (Miso) da parte di Tamoil. E’ così emerso che nel tempo il numero di punti con presenza di surnatante si è ridotto progressivamente ed in modo significativo su tutto il sito. In particolare, per la barriera idraulica si è passati da 16 punti in cui era stata rilevata la presenza di idrocarburi in fase separata (4 pozzi barriera e 14 piezometri) agli attuali 9. I valori riscontrati nelle acque dei tre collettori prima dell’impianto di trattamento presentano un significativo miglioramento della qualità delle acque rispetto all’avvio della barriera, le concentrazioni medie risultano generalmente inferiori ai limiti di legge previsti per lo scarico in acque superficiali.
g.b.