Cronaca

Scuola, i docenti protestano In provincia di Cremona ancora oltre 800 precari

Foto Sessa

Gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado hanno preso parte questa mattina allo sciopero indetto dalle principali sigle sindacali (Cgil, Cisl e Uil), recandosi davanti alla Prefettura di Cremona per consegnare poi al Prefetto un documento contenente le motivazioni della protesta. “Scioperiamo per il contratto, che non viene rinnovato da sette anni, quando la Corte costituzionale e una successiva pronuncia del Tribunale di Roma hanno sentenziato l’illegittimità di ulteriori rinvii” evidenzia Laura Valenti, segretaria della Cgil Scuola di Cremona.

Ma si sciopera anche per il problema dei precari, che “a differenza di quanto promesso dal premier Renzi, non è mai stato risolto. Anzi, la situazione è peggiorata: nel nostro territorio quest’anno sono circa 800 i docenti precari”. Per non parlare delle supplenze: “Con le famose Fasi B e C per le assunzioni dei docenti precari, si è ottenuto un effetto contrario: invece che diminuire, le supplenze sono aumentate” attacca ancora Valenti. I numeri parlano chiaro: “a livello nazionale quest’anno siamo a 150mila supplenti, contro i 118mila dell’anno scorso. Il problema è che si sono fatte le assunzioni consentendo però al docente che venga assunto lontano dal proprio domicilio, di non presentarsi per poter accettare supplenze nella sua provincia. Anche in questo caso i dati del nostro territorio parlano chiaro: su 86 assunti, solo sei hanno preso servizio. Tutte le altre posizioni sono state coperte per l’ennesima volta da supplente”.

sindacati scuola - dentro

La protesta riguarda anche il personale amministrativo tecnico e ausiliario (Ata), “oggetto di svariati interventi normativi e tagli d’organico determinati dalle leggi di Stabilità susseguitesi nel tempo che hanno prodotto da una parte l’impossibilità di sostituire il personale assente e dall’altra riversare sulle segreterie la funzione istituzionale della scuola”.

I sindacati inoltre rifiutano “un modello di governo della scuola centrato su prerogative del dirigente enfatizzate a scapito della collegialità e della dimensione cooperativa che deve caratterizzare la progettazione e la gestione delle attività della scuola”. Al tempo stesso Cgil, Cisl e Uil ritengono che “non sia più accettabile la sperequazione tra i dirigenti scolastici e il resto della dirigenza pubblica, né il sovraccarico di incombenze e responsabilità cui fa riscontro un calo delle retribuzioni percepite”.

Focus inoltre sulla “la salvaguardia delle prerogative contrattuali su materie che investono aspetti normativi e retributivi del rapporto di lavoro, come l’assegnazione di sede, la mobilità e la retribuzione accessoria” e sulla necessità di escludere “soggetti non adeguatamente qualificati nelle sedi di valutazione ai fini della conferma in ruolo e della valorizzazione professionale. Il decreto prevede una scuola al contrario: in nessun Paese europeo gli studenti intervengono sugli stipendi dei professori. Inverosimile. Si continua ad eludere il fatto che la valutazione, in materia didattica, richiede competenze professionali e tecniche specifiche la necessità di ascolto reale e non virtuale sull’impianto della riforma stessa”.

LaBos

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