'Pontiggia e Baroni
in conflitto di interessi
a Padania Acque'
L’amministratore delegato di Padania Acque Spa, Alessandro Lanfranchi, incalzato dalle iniziative del M5S Cremona a tutela delle leggi e degli interessi dei cittadini, ha dovuto ammettere la sussistenza dei motivi che stabiliscono l’illegittimità dei compensi inizialmente previsti per Lucia Baroni, assessore nel Comune di Montodine, e Francesca Pontiggia, consigliere comunale a Cremona, nominate alcuni mesi fa consigliere nel Cda dell’azienda pubblica di via del Macello.
Cercando di minimizzare la decisione del Cda di Padania Acqua Spa di sospendere i compensi alle due rappresentanti del Pd locale, Lanfranchi fa un po’ di confusione, nel tentativo di distogliere l’opinione pubblica dal “focus” della questione. Andiamo con ordine: qualche mese fa, subito dopo l’intervento del M5S Cremona sulla vicenda, diversi rappresentanti del Pd e almeno una delle due interessate si erano stracciati le vesti, fintamente scandalizzati, affermando che era stata messa in moto la “macchina del fango”, senza alcun fondamento giuridico. Se così fosse, non crediamo che spontaneamente ci sarebbe stata questa parziale marcia indietro sul discorso dei compensi, che inizialmente pure rientravano, a parere dei nostri interlocutori, tra gli aspetti indiscutibili.
A parte questo, bisogna chiarire che l’azione del M5S a livello locale, regionale e nazionale viaggia su tre piani distinti, che non dipendono l’uno dall’altro, se non per definire nel loro complesso l’inopportunità politica delle scelte operate dal Pd locale, che ora non vuole ammettere il proprio errore. Ci spieghiamo meglio: il conflitto d’interessi viene definito da basi giuridiche indipendenti ed è evidente che ci sia, come dimostra il fatto che le due interessate si debbano astenere quando nei ruoli di amministratrici pubbliche dibattono di questioni riguardanti Padania Acque Spa e quando all’interno del Cda di Padania Acque Spa discutono argomenti inerenti rispettivamente il Comune di Montodine e il Comune di Cremona.
Altre basi giuridiche stabiliscono l’illegittimità dei compensi per gli amministratori pubblici che assumono ruoli di qualsiasi tipo, anche di consiglieri, nei Cda di aziende partecipate in qualsiasi misura dagli enti pubblici di provenienza. Su questo aspetto, che non è di competenza dell’Anac (Autorità Nazionale Anti Corruzione), si esprimerà la Corte dei Conti della Lombardia, ma la sentenza appare scontata, perché tutta la giurisprudenza in materia indica chiaramente che i compensi non devono essere corrisposti. La giurisprudenza è del tutto chiara e inequivocabile, al contrario di quanto afferma Alessandro Lanfranchi. E qui ci potrebbero essere sorprese, perché i compensi non dovuti in passato potrebbe essere richiesti in restituzione, dimostrando ancora di più che, senza l’azione di controllo del M5S Cremona, si sarebbe verificato l’ennesimo episodio di spreco di denaro pubblico.
E veniamo al discorso dell’incompatibilità, che dipende da basi giuridiche ancora diverse. Il Pd e il Cda di Padania Acque si affannano a far riferimento ad un parere dell’Anac che limita l’incompatibilità agli amministratori delegati e ai presidenti o consiglieri con deleghe. Ma l’Anac esprime pareri e non emette sentenze, mentre molte sentenze della Corte Costituzionale, anche a Camere riunite, hanno chiarito che l’incompatibilità va estesa a tutti i componenti del Cda, perché responsabili di atti amministrativi determinanti, come l’approvazione del bilancio.
Ad ogni modo, anche un’eventuale parere favorevole dell’Anac rispetto alle tesi delle nostre controparti sul tema dell’incompatibilità nulla toglierebbe all’evidenza del conflitto d’interessi e all’illegittimità dei compensi. Il nostro dovere di cittadini prestati alla politica, che agiscono da volontari e senza alcun tipo di finanziamento, sarebbe stato compiuto e a noi andrebbe bene anche così, non avendo i mezzi economici per far valere le ragioni dei cittadini nelle aule dei tribunali, al contrario del Pd, che di risorse economiche di ogni tipo abbonda.