Cronaca

Panama Papers, così gli Stradivari finivano nel mirino dei russi

Fiumi di denaro transitati in un paradiso fiscale, le British Virgin Islands, per acquistare strumenti musicali di Antonio Stradivari e arricchire il patrimonio artistico di proprietà della Russia: emerge pure questo dall’ormai nota vicenda dei Panama Papers. Nella gran mole di documenti digitali dello studio legale Mossack Fonseca, trafugati da un anonimo e analizzati dal Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi, figurano dati riguardanti conti societari caraibici che riconducono al violoncellista russo Sergei Roldugin, amico del presidente Vladimir Putin. Attraverso queste società sono stati registrati movimenti per centinaia di milioni di dollari secondo le informazioni contenute negli incartamenti e rilanciate ultimamente da vari media internazionali. A cosa servivano quei soldi? Arrivano prime risposte.

Nei giorni scorsi Putin ha pubblicamente riconosciuto l’autenticità dei Panama Papers ma parlando della vicenda davanti alla stampa ha sottolineato che non c’è alcuna prova di illeciti, ha difeso il violoncellista Roldugin e si è addentrato in più di un particolare, come riportato ieri dal Washington Post. L’eco dei contenuti dell’articolo si è propagata nelle ultime ore verso gli ambienti della liuteria cremonese.

Putin ha dichiarato che il musicista ha movimentato molto denaro per acquistare in giro per il mondo strumenti musicali. “Ha speso più soldi di quanti ne aveva”, ha aggiunto. Parole che ricalcano alcune dichiarazioni rilasciate nel corso di una trasmissione televisiva dallo stesso Roldugin, che ha giustificato quei flussi di denaro raccontando di donazioni di uomini d’affari russi finalizzate proprio all’acquisto di strumenti anche molto costosi all’estero, tra cui un un pianoforte Steinway e un violino Stradivari. Putin, nel suo intervento, ha parlato di un recente (e inedito) acquisto, da parte dell’amico,  del violoncello Stradivari “Stuart 1732”, per 12 milioni di euro, strumento che sarebbe però ancora custodito dal violoncellista americano Steven Honigberg, nelle cui mani si trova dal 1979. Roldugin ha effettuato quegli acquisti, secondo le dichiarazioni di Putin, nell’ottica di un progetto che sta vedendo il violoncellista donare strumenti alle istituzioni di Mosca. Passando per un paradiso fiscale, sì, ma risulta comunque “tutto in regola”, non c’è prova di transazioni illecite secondo le dichiarazioni russe.

Michele Ferro

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