Cronaca

All'asta in Francia i gioielli rubati a Cremona, si indaga sul canale della ricettazione

Erano stati messi all’asta a Parigi i preziosi rubati ad un gioielliere nel maggio del 2013 in autostrada, all’autogrill Cremona Sud. Ricostruendo il percorso dei gioielli, si è scoperto che alcuni degli oggetti rubati si trovavano in una gioielleria in Belgio.

Il procuratore di Martino con l'ufficiale della polstrada Caleffi nella conferenza stampa del gennaio 2014
Il comandante della stradale Federica Deledda
Il comandante della stradale Federica Deledda

Erano stati messi all’asta a Parigi i preziosi rubati ad un gioielliere nel maggio del 2013 in autostrada, all’autogrill Cremona Sud. Un bottino da 700.000 euro messo a segno dalla criminalità napoletana. Ricostruendo il percorso dei gioielli, si è scoperto che alcuni degli oggetti rubati si trovavano in una gioielleria del Belgio dove sono state effettuate cinque perquisizioni. Ai preziosi, soprattutto anelli, era stato limato il marchio per cercare di impedirne l’identificazione. La parte che è stata ritrovata sarà presto restituita.

Una grossa indagine, quella della procura di Cremona, seguita in prima persona dal procuratore capo Roberto di Martino. Un’inchiesta tra rogatorie e perquisizioni in cui c’è stata una stretta collaborazione sia con le autorità francesi che con quelle del Belgio. Il procuratore attende di avere gli atti, e nel frattempo gli è stato comunicato dalle autorità del Belgio di situazioni analoghe avvenute anche in altre città d’Italia.

Se da una parte le indagini si sono chiuse nei confronti degli autori del furto, cinque napoletani arrestati grazie al “bel lavoro”, così lo ha definito di Martino, degli uomini della polizia stradale guidati dal comandante Federica Deledda, dall’altra c’è una parte di inchiesta ancora aperta che vuole individuare il canale della ricettazione. “Si tratta di livelli di criminalità evoluti”, ha detto il procuratore, che ha fatto sapere che “la storia, su questo versante, è tutt’altro che conclusa”.

In manette per il furto erano finiti in cinque, su un totale di 12 indagati, tutti napoletani. Uno di loro ha alle spalle una condanna a 16 anni di reclusione per associazione di stampo mafioso. “Un fatto di una certa gravità”, ha commentato di Martino, “messo in piedi non certo da delinquenti improvvisati”. Un’intensa attività di indagine aveva preceduto l’operazione della polstrada: studio dei tabulati, analisi delle registrazioni delle telecamere dell’autogrill e dei caselli autostradali e una raffica di perquisizioni.

Ad essere derubato era stato un gioielliere (produttore) di Valenza Po, diretto a Firenze, non assicurato. Era andato alla toilette lasciando in auto il prezioso carico. Il furto era probabilmente stato progettato come una rapina, ma la non prevista sosta in autogrill avrebbe indotto i malviventi a cambiare i propri programmi. Inizialmente i gioielli avrebbero dovuto viaggiare con un vettore specializzato in sicurezza, invece all’ultimo momento il programma era cambiato e il gioielliere aveva trasportato tutto personalmente. La vittima era stata seguita fin dalla partenza dai malviventi a bordo di una Stilo con targa coperta. Poi era entrata in gioco anche una moto, fotografata all’uscita dell’autostrada (si era accodata ad un mezzo pesante per non pagare il pedaggio) e abbandonata nei pressi dell’ospedale di Cremona.

Nelle registrazioni delle telecamere dell’autogrill si vede il momento del colpo, con una persona intenta a portare via dalla macchina il trolley contenente i gioielli e poi scappare in sella alla moto guidata da un complice. Determinante l’utilizzo dei telefoni cellulari, così come le impronte digitali raccolte sul biglietto dell’autostrada inserito nello sportello automatico dall’uomo a bordo dell’automobile all’uscita. Le indagini, come detto, non sono finite.

Gioielli (1)

Sara Pizzorni

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