Cronaca

Caso Juliette, 1.200 intercettazioni: incarico al consulente per trascrizioni

Solo dalla parte dell’accusa, rappresentata dal pm Francesco Messina, sono più di mille i supporti informatici su cui il perito dovrà lavorare. Intanto i legali dei cugini Pizzi hanno chiesto la revoca della misura dell'obbligo di dimora.

Nella foto, il consulente Giovanni Pirinoli

Di nuovo in aula il caso Juliette, il ristorante discoteca di via Mantova dove, per l’accusa, si organizzavano serate di sesso a pagamento con le escort e dove giravano fiumi di cocaina. Oggi il collegio presieduto dal giudice Maria Stella Leone con a latere i giudici Francesco Sora ed Elisa Mombelli ha conferito l’incarico al consulente del tribunale Giovanni Pirinoli che dovrà trascrivere i dati delle conversazioni intercettate nell’inchiesta. Solo dalla parte dell’accusa, rappresentata dal pm Francesco Messina, sono più di mille i supporti informatici su cui il perito dovrà lavorare. Quasi tutte sono telefonate, ma ci sono anche intercettazioni ambientali. L’esperto si è preso 60 giorni di tempo per depositare l’elaborato scritto. L’inizio delle operazioni peritali è stato fissato al 31 marzo, mentre l’udienza in cui il consulente sarà sentito è stata fissata al prossimo 31 maggio.

Nel processo sono imputati l’ex maresciallo dei carabinieri di Vescovato Andrea Grammatico, che oltre a rispondere dei reati di concussione, arresti illegali e atti falsi, è accusato di aver portato all’interno del locale la cocaina; i cugini cremonesi Gianluca e Marco Pizzi, titolari del Juliette, accusati di aver ceduto cocaina ai clienti facoltosi e di aver favorito la prostituzione nel locale, procurando le ragazze squillo; Ilham El Khalloufi, moglie marocchina di Marco Pizzi, accusata di aver favorito la prostituzione nel locale, e David Mazzon, ex titolare del Tabù’ di Vescovato, accusato di aver ceduto cocaina a diverse persone, tra le quali l’ex maresciallo Grammatico. Già usciti dal processo, invece, i bresciani Emilio Smerghetto e Matteo Pasotti, accusati di aver favorito la prostituzione, procurando le squillo al Juliette. Il primo ha patteggiato due anni e otto mesi di reclusione, mentre il secondo, giudicato con il rito abbreviato, è stato condannato a due anni.

Intanto il vice comandante dei carabinieri di Vescovato Andrea Grammatico non si trova più agli arresti domiciliari. I giudici, su richiesta del suo legale Marco Lepore, hanno concesso la misura più lieve dell’obbligo di dimora a Colleferro, nel Lazio. Di revocare la misura cautelare hanno fatto richiesta anche gli avvocati Massimo Nicoli e Giacomo Nodari per Gianluca Pizzi e l’avvocato Fabrizio Vappina per Marco Pizzi, entrambi attualmente sottoposti all’obbligo di dimora, Gianluca con la possibilità di lavorare al Juliette dalle 8 alle 20. Non oltre. I legali di Gianluca Pizzi, “anche alla luce di quanto emerso nell’ultima udienza”, riferendosi alle testimonianze del 15 marzo scorso delle ragazze immagine, hanno definito la misura attuale dell’obbligo di dimora “afflittiva” per il loro cliente, “una misura propria dei reati molto intensi, quando invece già in una delle udienze principali dell’accusa è emerso uno scenario diverso rispetto a quanto prospettato dall’impianto accusatorio”. “Dietro le carte ci sono le persone”, ha detto l’avvocato Nodari. “Ciò che è emerso è che le ragazze che andavano al locale erano quattro o cinque, e il Juliette non è un night club”. Secondo i legali della difesa, “il pericolo di reiterazione del reato è inconsistente”. Ben diverso il parere espresso dal pm Messina, secondo il quale “non sono venuti meno i gravi indizi di colpevolezza”. “Le esigenze cautelari sussistono ancora”, ha precisato il pm, “le misure attuali tendono ad evitare che queste persone tornino al Juliette e riprendano a fare quel tipo di lavoro”. I giudici si sono riservati la decisione.

Sara Pizzorni

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