Cronaca

'L'esplosione alle nostre spalle': la testimonianza di un cremonese da Bruxelles

CASALMAGGIORE/CASTELVERDE – Si chiama Alessandro Feroldi, ha 45 anni, e ha vissuto da dentro, dal vivo, il caos che ha sconvolto Bruxelles e l’Europa. Nativo di Casalmaggiore, oggi Feroldi vive a Castelverde, ma si trovava nella capitale belga per lavoro: arrivato lunedì mattina, doveva rientrare, nei programmi iniziali, con l’aereo delle ore 20.15 di martedì da Bruxelles a Linate, assieme a due colleghi. Poi è successo quello che tutti abbiamo appreso dalle tv di tutto il mondo, con la serie di attentati terroristici già rivendicati dall’Isis.

“Lo abbiamo saputo anche noi dai media locali – racconta Alessandro – e abbiamo avuto una ulteriore conferma quando scendendo nella hall dell’hotel dalle stanze abbiamo visto i militari in assetto da guerra. Di fatto siamo rimasti asserragliati per diversi minuti in hotel e anche nelle ore successive ogni angolo della città era un continuo via vai di auto della polizia e di militari. La città è praticamente vuota e nessun mezzo pubblico si muove”. Alessandro, peraltro, ha avuto la fortuna, per così dire, di avere con sé un’automobile a noleggio, grazie alla quale è riuscito ad abbandonare la capitale belga con i suoi due colleghi. “E’ stato per pura sorte: siamo riusciti a passare dall’Olanda prima che la frontiera venisse chiusa e da lì siamo arrivati a Dusseldorf: a quel punto Alitalia ha messo a disposizione un volo su Linate, che partirà nel tardo pomeriggio”.

In quale hotel vi trovavate? “Al Windsor Royal, in pieno centro, vicino alla Grand Place e al Palazzo Reale, una delle zone che è subito stata bloccata dopo le prime due esplosioni in aeroporto, essendo un possibile luogo sensibile perché centrale e turistico. Dista circa 25 minuti dalla localizzazione delle bombe, ma di fatto l’intera città è bloccata. Bruxelles si è spenta in pochi minuti”. Durante il tragitto in auto, Feroldi ha sentito la terza esplosione. “Al momento non sappiamo se sia stata una deflagrazione controllata dagli artificieri, ma faceva sempre parte della catena terroristica: crediamo si tratti della bomba esplosa a Maalbeek, la stazione metropolitana. Noi siamo passati a pochi metri da lì poco prima in auto e abbiamo sentito l’esplosione alle nostre spalle”.

Che sentimento prevale? Incredulità? Rabbia? Paura? “Incredulità direi di no, perché viaggio in Medio Oriente da 20 anni ormai e avendo vissuto sulla mia pelle anche l’attentato ad Hariri a Beirut, undici anni fa, devo dire che ho visto di peggio. C’è però molta rabbia, questo sì: fino a che non sei toccato di persona tutto passa in poche ore. Quando invece ci sei dentro, è diverso: il primo pensiero è andato alla gestione del rientro da riorganizzare da capo. Poi, una volta a Dusseldorf e al sicuro, abbiamo avuto il tempo di realizzare quanto avevamo appena vissuto”.

Giovanni Gardani

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