Aperti i palazzi signorili di Cremona con le guide del Fai
Un sole primaverile ha tenuto a battesimo questa mattina a Cremona la prima delle due Giornate del Fai, Fondo per l'ambiente italiano, che quest'anno spalanca le porte di due palazzi signorili adibiti a scuole: Pallavicino-Ariguzzi e Fraganeschi. Nel pomeriggio aperti anche i sotterranei di S.Omobono. LE FOTO
Un sole primaverile ha tenuto a battesimo questa mattina a Cremona la prima delle due Giornate del Fai, Fondo per l’ambiente italiano, che quest’anno spalanca le porte di due palazzi signorili adibiti a scuole: palazzo Pallavicino Ariguzzi e palazzo Fraganeschi, oltre ai sotterranei della chiesa di S.Omobono. Le visite nei primi due siti sono guidate dagli studenti di alcuni istituti superiori cittadini. Questi gli orari: Sabato 19 marzo ore 10.00 – 12.30 / 14.00 – 17.00. Domenica 20 marzo: 10.00 – 12.30 / 14.00 – 17.00. I sotterranei di S.Omobono sono invece visitabili dalle 14 alle 17 in entrambi i giorni
I PALAZZI CREMONESI – Il Palazzo Pallavicino Ariguzzi a Cremona è il risultato di lunghe e complesse trasformazioni e accorpamenti di unità edilizie che prende il via intorno alla metà del ‘400, quando Nicolino Roncadelli estende le proprietà di famiglia, già consistenti nell’isolato, per costruire in loco un corposo edificio. Il breve passaggio dello stesso, per la necessità di evitare rischi di confisca, alla proprietà della famiglia Pallavicino, fa guadagnare al Palazzo la nuova denominazione. Ritornata brevemente nelle mani dei Roncadelli, la proprietà passa, all’inizio del Settecento, alla famiglia Ariguzzi che la mantiene fino ai primi dell’800. A partire da questa data il complesso subisce importanti trasformazioni interne ed esterne (come la costruzione del portico e della loggia soprastante a nord-est) legate alle esigenze funzionali delle comunità insediatesi al suo interno: le Canossiane prima, il Ricovero comunale di mendicità dopo. A partire dal 1945, il complesso ospita trentanove famiglie di sfollati, ma i primi crolli delle coperture segnano l’inizio di un drammatico stato di abbandono che, fatto salvo il rifacimento dei tetti nel 1964, si protrarrà fino all’intervento, nel 1988, del Servizio Demanio e Patrimonio della Regione Lombardia, proprietaria dell’immobile. Nel 2005 il complesso architettonico viene fatto oggetto di un intelligente intervento di restauro che compone e armonizza le tre anime del Palazzo: le due ali tardo medievali tra via Colletta e via Manna, in cui oggi hanno sede le aule di didattica e l’Aula Magna della scuola, il corpo sei-settecentesco, con sale voltate e finemente decorate e la parte rimaneggiata nell’Ottocento, in cui si trovano attualmente i laboratori di liuteria, destinati alla costruzione e riparazione degli strumenti.
Di fronte al palazzo sorge la Chiesa di Sant’Omobono, intitolata al patrono di Cremona, che vi morì nel 1197; costruita intorno al 1000, venne riformata alla fine del ‘400 e successivamente nel XVII secolo. Si ammirano all’interno pregevoli affreschi di effetto scenografico realizzati nel 1755 da Giovanni Angelo Borroni e Giovanni Battista Zaist con storie di Sant’Omobono. Di particolare interesse la decorazione murale del coro, purtroppo frammentaria ma bellissima, che raffigura una Madonna con Bambino in trono tra un Santo cavaliere e Sant’Omobono. Di recente Marco Tanzi, collocandone la fattura intorno alla metà degli anni Cinquanta del ‘400, ne ha attribuito la paternità a Bonifacio Bembo.
Palazzo Fraganeschi venne edificato nella seconda metà del Settecento all’interno di un’area di discreta estensione, da secoli di proprietà della omonima famiglia cremonese, che ospitava all’interno anche un vastissimo parco. Eretto con buona probabilità dopo la nomina, nel 1749, di Ignazio Maria Pio a Vescovo della città e l’assegnazione a Giovan Battista del titolo comitale da parte dell’imperatore, allo scopo di celebrare degnamente i fasti della famiglia, non venne tuttavia frequentemente abitato, preferendo i fratelli ritirarsi a vivere in campagna. La facciata è un bell’esempio di barocchetto lombardo; domina la facciata a sinistra, al di sopra di un portale attualmente murato, un bellissimo balcone “inginocchiato”, in ferro battuto, con raffinati elementi decorati a foglie d’acanto. Gli elementi barocchi della facciata creano un felice contrasto con suggerimenti del repertorio neoclassico, come le panoplie e i busti che riccamente ma in modo sobrio definiscono le aperture del piano rialzato. All’interno sono ancora visibili le decorazioni degli appartamenti settecenteschi: due medaglioni di buona fattura, definiti da ricche cornici in stucco, raffiguranti la Primavera e l’Abbondanza e altri affreschi di soggetto mitologico, come quello raffigurante il mito di Danae, più modesti. Nel salone da ballo sopravvive soltanto la decorazione in stucco.
Il palazzo è sede dell’Istituto Professionale “Ala Ponzone Cimino”, erede della Scuola di Arti e Mestieri fondata nel 1885 a seguito della decisione del Comune di Cremona, sostenuta dall’allora assessore Leonida Bissolati, di favorire l’istruzione artistica ed artigianale delle classi operaie, modificando così il volere del marchese Sigismondo Ala Ponzone, che già nel 1836 aveva disposto di lasciare il palazzo omonimo all’imperatore d’Austria, per istituirvi al piano terra un’accademia di scultura. I corsi sono stati frequentati da alcuni tra i più noti artisti e decoratori cremonesi attivi nella prima metà del XX secolo: scultori come Dante Ruffini, Ercole Priori, Piero Ferraroni, Alceo Dossena; i pittori Carlo Vittori, Renzo Botti, Giuseppe Tomè, Alfeo Argentieri, Sereno Cordani e Mario Biazzi, autore del ritratto della marchesa Paolina Ala Ponzone Cimino, tuttora esposto; l’intarsiatore Orlando Baltieri, il primo direttore del Museo Civico Ala Ponzone, Illemo Camelli.