Cani in libertà e bivacchi Residente svela l'altra faccia del parco del Morbasco
Non è tutto oro ciò che luccica nel parco del Morbasco. Il recente sopralluogo di una delegazione del Comune nella vasta area verde tra via Trebbia e la tangenziale, ha smosso un residente della zona che denuncia la trascuratezza e l'uso limitato che si può fare del parco.
Non è tutto oro ciò che luccica nel parco del Morbasco. Il recente sopralluogo di una delegazione del Comune (leggi qui) guidata dagli assessori all’Ambiente e al Patrimonio Alessia Manfredini e Andrea Virgilio, nella vasta area verde tra via Trebbia e la tangenziale, ha smosso un residente della zona che denuncia la trascuratezza e l’uso limitato che viene fatto del parco da dopo l’inaugurazione, poco più di due anni fa. Il sopralluogo era finalizzato a prendere visione dell’imminente progetto di ripulitura e sistemazione dell’alveo del fiume per evitare future inondazioni. Ma, come spiega Stefano Bocci, che in quella zona abita da anni e ne ha visto il progressivo trasformarsi, molte altre sarebbero le cose da fare e forse la sistemazione dell’alveo non è nemmeno la più urgente.
Ecco cosa scrive.
“La recente visita, il 25 Febbraio, di alcuni nostri amministratori e tecnici alla sponda destra del Morbasco, poco dopo la scuola Virgilio, ha permesso loro di elargire qualche promessa; nonché di dimostrare, ancora una volta, che la “partecipazione”, tanto citata dal nostro Sindaco durante la pubblicità elettorale, era, anch’essa, solo una promessa preelettorale; nulla di più.
“I Comitati di Quartiere sono organismi solo consultabili, è vero; ma, se esiste un Comitato di Quartiere, e qui esiste, e non lo si avvisa, neppure all’ultimo istante, almeno per salvare le apparenze, allora è proprio così: la partecipazione era ed è solo un’illusione; e non giova certo alla città.
I tecnici sono senza dubbio esperti, e la presenza del WWF lascia ben sperare; ma qualcuno del Comitato avrebbe potuto segnalare alcune cose; che il parco, detto ancora ‘del Morbasco sud’ (a proposito: che fine ha fatto il concorso di idee inventato da Malvezzi, circa cinque anni fa, per dare un nome al parco?) non è segnalato da alcun indicatore; che in nessuno dei suoi ingressi ci sono cartelli esplicativi sui diritti e doveri all’interno del parco; che quest’ultimo è frequentato quasi solo da cani, che ne approfittano per sgranchirsi gli arti, e dai loro accompagnatori umani e che pochi davvero sono quelli che ci vengono per la voglia di stare in un parco; che un cane, se libero, può essere pericoloso, anche se gli umani spesso sono molto peggio, e sarebbe necessaria una grande area di sgambamento, per loro, considerando anche il grande spazio a disposizione. L’area sarebbe più necessaria della costruenda sede degli scout Cngei, così amanti della natura da voler portare cemento, e il viavai di almeno un camion, in un’ area destinata a verde; anziché essere essi stessi a pretenderne il rispetto, chiedendo una sede in altro luogo”.
“Qualcuno del Comitato – continua il residente – avrebbe potuto far presente che, ebbene diminuiti negli ultimi tempi, i rifiuti sparsi qua e là, nel parco ci sono ancora; e che il parco versa in uno stato di abbandono progressivo, man mano che ci si spinge verso la ferrovia, come se si volesse presentare una bella facciata, e nient’altro. La manutenzione del parco è deficitaria; ripulire l’alveo e le rive del Morbasco, magari lasciando, almeno in parte, il meraviglioso spettacolo di foresta pietrificata, offerto da alberi caduti e marcescenti, è un rimedio solo temporaneo.
“Ma qui, nel parco, serve un progetto di manutenzione di più ampio respiro. Constatando che, con la variante generale al PRG, fatta dal governo Perri-Malvezzi, un tratto del parco, stranamente, non è più area a grave rischio idrogeologico (esattamente dove sorge, ora, il palazzo nell’angolo fra via Chiese e via I Maggio), si può pensare urgente la pulizia dell’alveo, ma non di tutte le rive, del Morbasco. I fondi, quindi, si potrebbero spostare a lavori all’interno del parco, magari togliendo finalmente quegli arbusti ormai secchi, parte delle 5000 piante pagate da noi per far gonfiare i petti alla precedente amministrazione.
Questo, inoltre, è un luogo che racconta: qualcuno ricorda la leggenda della dimora del diavolo sulla riva del Morbasco? Le mappe di comunità, presenti nel programma del Sindaco, potrebbero tramandarne il ricordo; ma esse sono assenti, nella realtà.
Ci sono anche i resti di un bivacco, una tenda e qualche indumento personale, sulla ferrovia abbandonata; se qualcuno ha dormito lì, significa che qualcosa deve cambiare, nella gestione del parco”.
Infine, l’amara conclusione: “Il parco del Morbasco non ha bisogno di scout Cngei, né di altre costruzioni, né di chiacchiere; ha bisogno di pulizia, di manutenzione, di cartelli e di regole. E la città non ha bisogno di altre promesse, ma di partecipazione vera”.