Cronaca

Casa Pound: accusa di tentato omicidio per l'aggressione a Emilio

Contestata a tre esponenti del Dordoni l’aggravante della premeditazione: si tratta di Emilio Visigalli, che nello scontro aveva riportato lesioni gravissime, Michele Arena ed Alberto Birzi. Indagini chiuse per la rissa del 18 gennaio 2015.

Nella foto, le forze dell'ordine intervenute la sera del 18 gennaio

E’ contestata anche l’accusa di premeditazione, oltre a quelle di tentato omicidio e di rissa aggravata, nell’atto di chiusura indagini della procura di Cremona sulla maxi rissa scoppiata domenica 18 gennaio 2015 in via Mantova tra militanti di Casa Pound e antagonisti del centro sociale Dordoni. Un episodio per il quale lo scorso aprile erano stati 16 gli arresti ordinati dal gip Pierpaolo Beluzzi su richiesta del pm Laura Patelli che ha coordinato le indagini della polizia.

Sono tre gli esponenti del Dordoni accusati dal pm dell’aggravante della premeditazione: si tratta del 50enne Emilio Visigalli, che nello scontro aveva riportato lesioni gravissime, Michele Arena ed Alberto Birzi. Erano stati loro, per la  procura, ad aver organizzato un raduno sul piazzale dove era poi scoppiata la rissa nella quale era rimasto ferito seriamente anche Gianluca Galli, segretario provinciale di Casa Pound. Ferite più lievi le avevano riportate anche Guido Taietti, di Casa Pound, e Gianluca Rossi e Michele Arena del Dordoni. Per Visigalli, Arena e Birzi c’è anche l’aggravante di essere arrivati nel piazzale già armati con delle mazze e l’accusa di lesioni personali in concorso per aver causato a Gianluca Galli lesioni giudicate guaribili in 45 giorni.

Il tentato omicidio nei confronti di Emilio Visigalli, invece, è stato contestato a Guido Taietti e Gianluca Galli: per l’accusa, i due, in concorso tra loro e con altri non identificati, avevano aggredito il 50enne del Dordoni, che era armato di spranga, disarmandolo e colpendolo ripetutamente con la sua stessa arma e sferrandogli calci e pugni al capo e al torace, impedendo che l’uomo venisse immediatamente soccorso dagli amici. A salvare l’esponente del Dordoni era stato Andrea Romagnoli, appartenente al centro sociale e vigile del fuoco ausiliario, che aveva azionato un estintore, riuscendo ad interrompere la rissa, facendo in modo che i medici potessero intervenire.

A 10 esponenti di Casa Pound e ad 8 del centro sociale Dordoni è infine contestata l’accusa di rissa. Indagati risultano Gianluca Galli, Guido Taietti, Matteo Bassanetti, Michael Gorini, Andrea Visigalli, Rubens Rubini, Lorenzo Ranelli, Riccardo Scandolara, Alessandro Piacentini e Stefano Zaffanella per Casa Pound; Emilio Visigalli, Jonathan Carnesella, Andrea Romagnoli, Filippo Esposti, Gianluca Rossi, Michele Arena, Alberto Birzi e Matteo Vantadori per il Dordoni.

Nell’atto di chiusura indagini le parti offese sono rappresentante dagli indagati  Emilio Visigalli, Gianluca Galli, Guido Taietti Gianluca Rossi e Michele Arena.

Una volta ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini, gli indagati avranno facoltà, entro il termine di venti giorni, di presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore, chiedere al pubblico ministero il compimento di atti di indagine, e chiedere di essere sottoposti ad interrogatorio. Dopodiché per loro potrebbe profilarsi la richiesta di rinvio a giudizio, un atto che presuppone l’esistenza di elementi per sostenere un’accusa in giudizio nei confronti degli stessi indagati.

Proprio a causa della rissa del 18 gennaio, scoppiata al termine della partita Cremonese-Mantova, i centri sociali avevano organizzato per il 24 gennaio successivo la manifestazione nazionale antifascista nel corso della quale alcuni gruppi di persone avevano preso d’assalto, con spranghe, picconi e bastoni, le banche che si trovavano nelle vie vicine alla sede del movimento di destra, distruggendo vetrine e sportelli bancomat. Un altro gruppo di manifestanti si era invece diretto verso il comando dei vigili urbani di piazza Libertà, devastandolo.

Per gli scontri e le devastazioni del corteo antifascista del 24 gennaio ci sono già state quattro condanne. Il 21 gennaio scorso, processati con il rito abbreviato, gli imputati Mattia Croce, cremonese, frequentatore del Kavarna, Aioub Babassi, bresciano, Matteo Pascariello, bolognese residente a Lecce, e Mauro Renica, bresciano appartenente al centro sociale Magazzino 47, erano stati condannati ad una pena di quattro anni di reclusione ciascuno per i reati di devastazione, saccheggio e porto abusivo di oggetti atti ad offendere.

Sara Pizzorni

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