Cronaca

Truffa del contachilometri: la testimonianza di una vittima cremonese

In buona fede, aveva acquistato un’auto usata – Audi A4 Avant, del 2011 – con poco meno di 62mila chilometri. Solo troppo tardi, si era reso conto che la vettura aveva percorso in realtà 207mila chilometri.  E’ un cremonese, M.P., 36 anni, operaio, una delle vittime della gang criminale dedita alla truffa, insolvenza fraudolenta ed evasione fiscale che operava tra Cremona, Mantova e Brescia, smantellato lo scorso febbraio dalla Polizia Stradale e dalla Polizia Giudiziaria di Mantova, insieme alla Guardia di Finanza di Castiglione delle Stiviere. Ora il giovane, con l’appoggio del suo avvocato, Pasquale Nuzzo, si è rivolto alle autorità, e si costituirà parte civile nell’eventuale processo, sperando di recuperare almeno una parte dei soldi spesi, 21mila euro, per un’auto che ne valeva 6mila.

Il 36enne si era rivolto alla Remax – una della società di vendita auto oggetto dell’indagine, con sede a Ceresa, nel Mantovano – lo scorso ottobre, dopo aver visto un annuncio su internet. “Cercavo una vettura che avesse tra i 25mila e i 70mila chilometri” racconta. E sul sito Autoscout 24 aveva trovato un annuncio con questa Audi, bianca, che rispondeva alle caratteristiche da lui desiderate: era del 2011, aveva 62.700 chilometri ed era in ottimo stato.

“Ho voluto vederla dal vivo, così sono andato a Cerese per un sopralluogo nell’autosalone” racconta. Non ha sospettato nulla, ingannato dall’apparente professionalità dei venditori. “Al salone mi hanno mostrato un’auto che però era differente da quella dell’inserzione” continua il cremonese. “Ma il chilometraggio era quello promesso e mi sembrava in buono stato. Il venditore, un certo Andrea, di cui non so il cognome, mi ha fatto un’offerta: 19.250 euro il costo dell’auto, più altri 1.800 per tre anni di garanzia e la reimmatricolazione, visto che era un’auto tedesca”.

Il 37enne ci ha pensato su, poi ha deciso: sì, era quella l’auto che voleva. Così è tornato al salone e ha consegnato una caparra di 2.500 euro, firmando anche il contratto di cessione della sua vecchia auto – un’altra Audi, con 147mila chilometri – che è stata valutata 5.500 euro. Dieci giorni dopo ha pagato anche il saldo, come stabilito. Tutto sembrava in regola. Anche le tempistiche prospettate sembravano buone: secondo il venditore sarebbero serviti 20 giorni per immatricolazione, lucidatura e messa punto, poi gli avrebbero consegnato l’auto.

“Venti giorni dopo però non avevo ancora ricevuto notizie, così ho telefonato al salone per chiedere informazioni. Mi hanno risposto che era tutto a posto e che stavano aspettando le targhe”. La stessa spiegazione è arrivata alle telefonate successive: c’era sempre una scusa pronta. “La stavano tirando per le lunghe. Una volta mi hanno addirittura passato l’amministratore delegato, che mi ha spiegato che ci voleva tempo perchè dovevano sistemarla a dovere”. Si è arrivati così a fine dicembre, quando il 37enne ha chiamato per l’ennesima volta in concessionaria. “Ero arrabbiato, mi hanno detto che se non volevo più l’auto mi avrebbero ridato i soldi, però avrebbero trattenuto la caparra, 2.500 euro”.

Alla fine per la consegna si è arrivati al 7 gennaio, tre mesi dopo. Ma subito, tornando a casa dopo aver ritirato la vettura, l’operaio si è accorto che qualcosa non andava. “Mi avevano assicurato la messa a punto invece mi sono accorto che le pastiglie dei freni erano consumate fino allo stremo. Come se non bastasse, una delle gomme aveva un’ernia: avrebbe potuto esplodere mentre tornavo a casa”. Infine, neppure i fanali anteriori erano a posto e mancavano i lavafari, previsti per legge quando si montano fari allo xeno.

“Il 9 di gennaio sono tornato là e ho elencato tutte le cose che non andavano. Mi hanno garantito che avrebbero sistemato tutto e mi hanno chiesto di chiamare il lunedì successivo. Ma quando ho chiamato, hanno iniziato a rimandarmi ai giorni successivi, fino a smettere di rispondere del tutto. A quel punto mi sono rivolto all’avvocato e ho fatto inviare una lettera di diffida all’azienda, la quale mi ha poi risposto promettendomi che avrebbero risolto la situazione”.

Ma a questo punto, era fin troppo chiaro che qualcosa non andava. “Per scrupolo, ho voluto far controllare l’auto in un’officina meccanica di fiducia, dove finalmente è emersa la verità: l’ultimo tagliando era stato fatto ad agosto, quando l’auto aveva 207mila chilometri”. Così è tornato dal proprio legale per preparare una nuova lettera, che illustrasse tutti i tagliandi fatti da quella vettura, con l’effettivo chilometraggio. Ma nel frattempo è scattato il blitz e l’autosalone è stato chiuso.

Laura Bosio

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