Donne 'sovversive' osservate speciali dal Regime nelle carte dell'Archivio di Stato
Si chiama "Tra dissenso e sovversione" la pubblicazione presentata questa mattina in sala Quadri di palazzo comunale dall'assessore alla Trasparenza e Pari Opportunità, Rosita Viola e dalla direttrice dell'Archivio di Stato Angela Bellardi.
Si chiama “Tra dissenso e sovversione” la pubblicazione presentata questa mattina in sala Quadri di palazzo comunale dall’assessore alla Trasparenza e Pari Opportunità, Rosita Viola, dalla direttrice dell’Archivio di Stato Angela Bellardi con la consulenza di Emanuela Zanesi e la presentazione di Marina Tesoro (Università di Pavia). Si tratta della raccolta di schede provenienti dal casellario Politico della Questura di Cremona sulle donne ‘osservate speciali’, 127 soggetti ritenuti pericolosi e non solo per dissenso politico, ma molto spesso per la loro condotta morale. Le schede si riferiscono al ventennio fascista, a partire dal 1926, anche se il casellario ha origini più remote, risalendo all’ultimo decennio dell’Ottocento quando il timore del dissenso sociale e politico, soprattutto delle masse lavoratici, causò l’inasprimento di controlli e repressione da parte del giovane Stato italiano. Di quell’epoca più lontana non è rimasta traccia perchè quando le carte della Questura passarono all’Archivio di Stato, molte erano in pessimo stato di conservazione ed andarono perdute, come ha sottolineato Bellardi. Ma quello che resta del periodo tra 1926 e 1948 è un importante pezzo di storia locale in cui le fonti parlano direttamente ai giovani d’oggi. E proprio gli studenti di alcune scuole superiori della città (liceo scientifico Aselli, liceo Scienze Umane Anguissola, istituto Torriani, istituto Einaudi, Liceo linguistico Manin, liceo artistico Munari) hanno preso parte attiva alla schedatura dei vari profili delle dissidenti. La IV D dell’Aselli ha inoltre realizzato un video a tema.
Tra i casi più rappresentativi, alcuni sono già stati approfonditi dalla storiografia locale come quelli di Celeste Ausenda, professoressa, attivista vicino a Giustizia e Libertà; e di Carmela Baricelli, di Casalbuttano, definita “apostola fervente del socialismo” e”maestra di canto dell’Inno dei Lavoratori” tra le operaie della filanda. C’è anche la madre di Mario Coppetti, prezioso testimone di un secolo, Angela Elvira Bertoglio da Grontardo, casalinga sospettata in quanto nel 1938 spedì ai famigliari una cartolina postale firmata insieme al figlio, da Parigi. La Polizia la teneva sotto controllo in quanto sapeva che avrebbe incontrato a Milano “un certo signor Villa” per consegnarli del materiale, poi rivelatosi del tutto inoffensivo.
La simpatizzante delle idee socialiste Maria Grisoli, da Duemiglia, pur non avendo mai svolto attività politica concreta ed avendo un’istruzione limitata, era giudicata “indifferente” alle manifestazioni del regime e quindi sottoposta ad attenta sorveglianza. A sua volta, Maria Maddalena Lottici, contadina di Pieve Delmona, era ritenuta particolarmente pericolosa perchè faceva propaganda socialista “alla spicciolata, nei campi, nelle stalle, in privati ritrovi, predicando rivolta; dipinge poi la classe borghese come causa delle miserie loro e getta in tal guisa nelle plebi rurali il seme della reazione contro i proprietari….”. Storie d’altri tempi, che vale la pena di scoprire.
g.biagi