Cultura

Don Colmegna: 'Superare la diffidenza, l'accoglienza non è questione di numeri'

foto Sessa

La Giornata internazionale della donna ha offerto lo spunto anche al convegno diocesano che si è svolto nel pomeriggio di martedì 8 marzo al Centro Pastorale, aperto dal vescovo mons. Napolioni e moderato da Paola Bignardi. Il tema delle donne, delle fragilità e delle violenze subite, ha fatto da filo conduttore per un discorso generale sul tema dell’accoglienza, oggi tanto dibattuto e al centro della speculazione politica. Su questo si è incentrato l’intervento di Don Virginio Colmegna, presidente della ‘Casa della carità’ di Milano, che ha sottolineato come spesso i problemi gestionali allontanino dalla riflessione sul senso più profondo e spirituale della carità. No alla carità “massificante”, ma cura e ascolto di ciascuna persona nella sua individualità.

colmegna dentro3 Don Colmegna ha parlato dell’importanza della cultura per superare le barriere innalzate dalla diffidenza: da quando la Casa della carità (“all’inizio naturalmente avevano raccolto le firme contro”) si è dotata di una biblioteca di 2000 volumi, è diventata centro di attrazione anche per tante mamme con bambini della zona, che hanno superato i timori per quello che che si poteva trovare là dentro. La Casa milanese dà ospitalità temporanea a 140 persone, sia uomini che donne, suddivisi in due piani diversi, italiani e stranieri. Don Colmegna non si sofferma sulle tantissime storie che scorrono quotidianamente nella sua esperienza e biasima il mercato del dolore di tanto giornalismo soprattutto televisivo. Ma un aneddoto, alla fine del suo intervento lo racconta, ancora una volta per invitare ad abbassare il muro della diffidenza ed imparare a valutare le persone per quello che sono e non per come vengono dipinte: «Una famiglia Rom è riuscita a comprarsi un appartamento in un condominio, perché sapete, c’è anche chi riesce a lavorare. Dopo un po’ che abitavano in quel palazzo, la vicina di casa un giorno si è avvicinata e porgendo le chiavi del suo appartamento ai vicini ha detto: ‘Adesso posso andare in vacanza tranquilla, entrate in casa ad innafiare le piante. Ma state attenti, ci sono tanti zingari in giro’».

Giuseppina Meazza si è invece soffermata sulle esperienze di donne maltrattate, ospiti delle due comunità gestite a Cremona dalla fondazione Gozzoli, che ha raccolto l’eredità dell’istituto Cuor di Gesù. Donne, spesso con bambini, che hanno subito violenze di tutti i tipi fin dall’adolescenza e che a fatica riescono a convincersi di meritare la normalità. “Mi sentivo viva quanto era gentile”, la frase di una giovane che raccontava lo stato di dipendenza che per anni l’aveva fatta vivere accanto ad uomo che la maltrattava.

Durante il convegno sono stati poi illustrati i progetti in divenire, primo fra tutti la “Casa di nostra Signora” che ospiterà, con varie soluzioni di alloggi più o meno temporanei, proprio le donne in difficoltà, offrendo loro gli strumenti per recuperare un’indipendenza di vita.

g.biagi

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