'Violenza omofoba', al vaglio video: più persone potrebbero aver alzato le mani
Le indagini sull’episodio di violenza sul quale pesa l’ombra dell’omofobia, avvenuto martedì sera in centro, proseguono a ritmo serrato e un elemento appare già chiaro agli investigatori della polizia che si stanno occupando del caso: nessuna rissa, nessun confronto fisico tra persone contrapposte venute alle mani, ma un’aggressione vera e propria. Trovano quindi prime conferme le dichiarazioni del 34enne istruttore di fitness, che ha raccontato di essere stato picchiato e ha denunciato la presenza dell’omofobia alla base della violenza.
La Squadra mobile è impegnata nella raccolta di elementi per la ricostruzione dettagliata dell’accaduto. Stesura delle versioni dei testimoni e analisi delle riprese effettuate da una telecamera. Non due parti che si sono fronteggiate, ma un uomo brutalmente percosso, uscito dall’ospedale il giorno dopo con naso e mascella fratturati, contusioni alla testa e al torace e infrazioni alle costole. In Questura dovrebbe essere chiamato a breve l’uomo indicato dal 34enne come il principale aggressore, un tunisino di trent’anni, per metterlo di fronte alla versione dell’accusatore.
C’è di più. Durante l’aggressione si è creato un capannello di persone attorno ai due. Cinque o sei uomini, a quanto pare amici del cittadino nordafricano. In corso accertamenti anche sul loro ruolo. In quelle fasi concitate, infatti, altri potrebbero aver alzato le mani contro l’istruttore di fitness. La dinamica, al momento, è ancora in parte confusa, la polizia sta cercando di capirne di più.
La motivazione della violenza non è una questione secondaria. Gli investigatori stanno procedendo di pari passo con accertamenti sulla dinamica e sulle ragioni. Ci si trova di fronte a lesioni non lievi. Un’ipotesi di reato, l’aggressione, è già in piedi. Si analizza il passato per valutare possibili precedenti screzi. Ma l’omofobia risulterebbe un elemento aggravante con un suo peso in ambito giudiziario.
Michele Ferro