Processo 'tasse': assoluzione annullata per Lazzarinetti Bracchi: 'Dignità ritrovata'
Annullata la sentenza di assoluzione per appropriazione indebita nei confronti del ragionier Lazzarinetti. Ribaltati i due gradi di giudizio che avevano assolto l’imputato dall’accusa di aver fatto proprie decine di migliaia di euro per il pagamento delle imposte dell’avvocato Simona Bracchi.
Svolta nel caso Bracchi Lazzarinetti sul reato di appropriazione indebita delle somme versate al ragionier Adriano Lazzarinetti, ex socio di studio del commercialista cremonese Italo Bracchi, da parte dell’avvocato Simona Bracchi per pagare le sue tasse e la Cassa forense. La corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione per il reato di appropriazione indebita nei confronti di Lazzarinetti, ribaltando i due gradi di giudizio del tribunale di Cremona e della corte d’appello di Brescia che avevano assolto l’imputato dall’accusa di aver fatto proprie decine di migliaia di euro destinate al pagamento delle imposte dell’avvocato Bracchi. In merito, Lazzarinetti ha sempre sostenuto di non aver mai preso denaro dalla Bracchi ,“perché lei sapeva di non pagare le tasse”. “In tutti questi anni”, ha commentato l’avvocato Erminio Mola, uno dei legali della collega, “l’avvocato Bracchi è stata dipinta come calunniatrice nei confronti di Lazzarinetti per le denunce sporte contro di lui volte ad accertare l’effettiva presenza delle somme di denaro che in più riprese Lazzarinetti avrebbe incassato, non solo in contanti, ma anche attraverso assegni, senza poi pagare le tasse dal 1999 al 2005, oltre al mancato pagamento della Cassa Forense”. “In questi anni”, ha aggiunto l’avvocato Mola, “la Bracchi è stata marchiata dall’infamia di essere un evasore totale. Ora la Cassazione ha ribaltato il verdetto (l’ultimo, nel 2013, emesso dall’appello di Brescia), stabilendo che c’è stata appropriazione indebita commessa da Lazzarinetti per le somme a lui versate dalla Bracchi. Ormai il reato è prescritto, e la Cassazione ha rinviato ad un’altra corte d’appello in sede civile per la quantificazione dei danni subiti dalla Bracchi”. “Ciò conferma”, ha proseguito Mola, “che la sentenza della Cassazione del 2012 di assoluzione dell’avvocato Bracchi dal reato di calunnia nei confronti di Lazzarinetti era corretta: i giudici di merito avrebbero dovuto prima accertare l’appropriazione indebita e poi indagare per calunnia”. “Una sentenza che rende giustizia all’avvocato Bracchi”, ha concluso il suo legale, che ha seguito le vicende giudiziarie in sede civile, “dopo anni tempestosi e difficili nei quali la sua buona fede e una limpida ricostruzione dei fatti non erano mai state credute fino in fondo. Una sentenza che mette fine ad illazioni inique patite dalla collega per tutto questo tempo”. “Dopo ben 11 anni è stata accertata la verità”, ha commentato la stessa Bracchi, che ha ringraziato i suoi difensori, in primis l’avvocato penalista Francesco Arata, “e mi è stata restituita la dignità che la mia professionalità ritiene di meritare”.
Sara Pizzorni