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Malvezzi: aree vaste? 'Un pasticcio che il Pd non riesce a gestire'

Il consigliere regionale Malvezzi punta il dito verso le contraddizioni del maggior partito in merito alla ridefinizione territoriale in vista dell'attuazione della legge che supera le Province. "Bonaldi iperattiva; Galimberti, assenza di protagonismo".

L’iperattivismo del sindaco di Crema e, al contrario, le difficoltà del suo collega di Cremona di svolgere una funzione di raccordo nel cremonese sul tema dell’Area vasta, consegnano l’immagine di un Pd che non è in grado di guidare il processo di trasformazione istituzionale innescato dal suo stesso governo prima con la Riforma Delrio, poi con le successive leggi di stabilità, infine con il pacchetto di riforme costituzionali che in autunno saranno ratificate dal referendum. Carlo Malvezzi, consigliere regionale Ncd e presidente della commissione affari istituzionali in Regione, entra nel dibattito politico nel momento in cui i Democratici appaiono indecisi su quale strada prendere. Ne sono un sintomo l’attrazione del sindaco di Crema Stefania Bonaldi per Milano; la frenata del suo assessore-segretario Pd Piloni; l’atteggiamento non proprio chiarissimo del presidente della provincia Vezzini che dichiara le tante affinità tra Cremona e Mantova e che però firma un protocollo di collaborazione che include anche Bergamo e Brescia (oltre a Mantova). Mentre  il sindaco di Cremona, Galimberti sembra orientato a stringere rapporti sempre più stretti, sicuramente in campo culturale, con Brescia e Bergamo.  E le categorie economiche guardano con preoccupazione a questo disorientamento della politica.

“E’ emblematico che i sindaci dei comuni maggiori – incalza Malvezzi – esprimano posizioni diverse. E’ sintomo dell’incapacità del partito più importante di fare una sintesi che guardi davvero al bene del territorio, laddove invece si pone l’accento su interessi particolari. Non è un buon esempio di come affrontare il cambiamento. Da un lato assistiamo ad un protagonismo sopra le righe del sindaco di Crema; dall’altro ad un’assenza di protagonismo da parte del sindaco di Cremona, che guarda a Bergamo e Brescia ma non svolge alcuna azione di raccordo sul cremonese. Tutto questo è rappresentativo del Pd”.

Per Malvezzi, “non è il momento in cui ci si deve dividere” e “tante debolezze non fanno una forza”, in relazione all’ipotesi spezzatino tra Cremonese – casalasco e cremasco. “Le aree vaste dovranno avere confini più ampi di quelli delle vecchie Province, per cui occorre ripartire dalle ragioni che ci hanno tenuto insieme in questi anni. Colgo la preoccupazione del territorio cremasco di venire marginalizzato, ma il protagonismo si può attuare anche da posizioni periferiche, senza fossilizzarsi su collocazioni geografiche, bensì cercando di essere protagnisti del cambiamento”.

“La sua parte la Regione la sta facendo – afferma Malvezzi.  “Se le scuole superiori quest’anno hanno continuato ad essere riscaldate, se i servizi al pubblico hanno tenuto, è stato per il senso di responsabilità della Regione. Se non avessimo finanziato queste attività, le Province, dissanguate dal Governo senza prevedere chi dovesse svolgere le loro funzioni, sarebbero praticamente fallite. Il Governo Renzi ha fatto quello che nessuna azienda privata avrebbe mai fatto, cioè ha disfatto un sistema senza aver prima definito chi dovesse fare che cosa. Con quali risparmi, poi? Solo i gettoni di  presenza di giunta e consigli provinciali. Che qualcosa dovesse essere modificato nell’ente era giusto, ma come è stato fatto ha creato solo un pasticcio, al quale la Regione sta ponendo rimedio”.

Quanto al percorso di riordino istituzionale, “a fine febbraio – inizio marzo riuniremo la cabina di regia istituita in Regione con le rappresentanze di Anci e Upl, per stendere una bozza di quella che potrebbe essere una suddivisione territoriale. Quindi il documento sarà condiviso nei vari tavoli provinciali con le singole amministrazioni. E’ questa la maniera responsabile con cui regione Lombardia vuole dare il suo contributo ad una riforma fatta partire in modo affrettato e non ponderato.” Le aree vaste fanno parte delle riforme costituzionali che dovranno essere varate a livello centrale e poi essere avallate dal referendum confermativo. Poi sarà prerogativa dello Stato definire le caratteristiche di queste Aree, “ma noi – conclude il consigliere Ncd – vogliamo arrivare a quell’appuntamento portando una proposta che tenga conto delle peculiarità lombarde”.

g.biagi

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