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Il calcio malato di scommesse prova a guarire sotto il Torrazzo

Calcio, il lato brutto del calcio. E scommesse, mondo borderline, sempre a metà tra divertimento, passatempo e azzardo. Passione nazionale e indignazione popolare. Cremona caput mundi.

Foto Sessa
di Giovanni Gardani
Calcio, il lato brutto del calcio. E scommesse, mondo borderline, sempre a metà tra divertimento, passatempo e azzardo. Passione nazionale e indignazione popolare. Cremona caput mundi per un giorno, anzi per qualche settimana, facciamo qualche mese. Perché da qui cinque anni fa è partito tutto: e allora non stupisce che nel giorno del via all’udienza preliminare sia proprio Marco Paoloni, quasi oscurato come presenza scenica dalla folta barba del suo avvocato Luca Curatti, il primo calciatore ad arrivare. Lui, il primo imputato, il grande imputato, divenuto famoso più per una papera e per la storia del Minias che per le sue parate.
Un giorno diverso, ma un giorno che dovremo abituarci a rivivere dalle parti di corso Vittorio Emanuele e via dei Tribunali: si comincia dalle 7,30 con la viabilità lievemente modificata (nulla di particolarmente sconvolgente) e la polizia locale che ha il suo bel daffare per deviare le auto, transennare la zona, gestire i primi pass. Sì, ovviamente serve l’accredito e allora il Tribunale cambia volto anche al suo interno: la fila degli avvocati inizia a formarsi attorno alle 8,30. Gualazzini, il decano, è tra i primi ad arrivare. Telecamere (e media in generale) entrano dalla corsia a fianco e lo fanno prima: servono le immagini della sala in cui si terranno le varie udienze prima che questa venga sigillata. Bastano un paio di sguardi per capire che, in un processo così mediatico, schermi e amplificatori rischiano di rubare la scena più del gup Pierpaolo Beluzzi, rigorosamente al suo posto a rileggere le sudate carte prima del via. 61 posti a sedere più 8 con postazione per il pc. I giornalisti, naturalmente, hanno una sala stampa a parte. Poi porte chiuse e andate in pace.
Anzi no, perché via dei Tribunali diventa una sorta di grande caccia al protagonista: come con le figurine. Solo che gli unici calciatori a palesarsi, dopo Paoloni, saranno Turati e Furlan, con tutto il rispetto non certo due Mammasantissima di serie A. L’album mediatico, allora, ricerca volti, anche tramite l’ausilio di Google immagini, di avvocati, che diventano i veri protagonisti, come giusto che sia, della giornata: si attende soprattutto Francesco Arata, legale di Antonio Conte, ct della Nazionale e nome di spicco dei 104 imputati. Arriva attorno a un quarto alle dieci, mentre pochi minuti prima Paoloni esce con l’avvocato Curatti. Ressa di telecamere e microfoni. “Perché siete già usciti?”. Andiamo solo a berci un caffè, la risposta semplice e quasi stupita. Dichiarazioni rubate, confronti tra colleghi, ci sono Rai, Mediaset e Sky, naturalmente, c’è chi sulla giudiziaria è nato e chi c’è dovuto passare. “Fate spazio o non passa più nessuno” intima il solerte addetto alla sicurezza. Ha ragione anche lui, in fondo. E hanno ragione i bar della zona, che tra caffè vip o semplici colazioni di curiosi fanno fortuna. La polizia fa il resto, aprendo solo ad un residente che vuole parcheggiare l’auto a casa. “Non si può bloccare tutto per quattro pirla di calciatori” dice. Il bello, o il brutto, è che lo ripete anche poco dopo, uscendo dal parcheggio a piedi, e si rivolge direttamente a Paoloni, ignaro dell’identità dell’interlocutore. Siparietto comico di una giornata seria, dove Cremona ha gli occhi d’Italia addosso. Il calcio malato prova a guarire sotto il Torrazzo: l’impressione, almeno sulla carta e per sentore nazional-popolare, è che potrebbe servire una bella purga.

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