Omicidio Moreni, tutto pronto per l'estradizione di Paraga Ma nuovo ricorso dei legali
di Michele Ferro
Il pool difensivo di Hanefija Prijic, arrestato a ottobre all’aeroporto di Dortmund su mandato di arresto della Procura di Brescia per la morte del cremonese Fabio Moreni e di altri due volontari italiani in Bosnia nel 1993, non si arrende e si rivolge alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro l’estradizione. I preparativi per il trasferimento in Italia sono ormai alla fase finale. Prijic, soprannominato Paraga, 52enne originario di Jagnjid, due chilometri da Gornji Vakuf, luogo degli omicidi, è atteso in Italia il 18 febbraio. Prima in un carcere di Roma, successivamente a Brescia. La tabella di marcia definita nei giorni scorsi prevede un trasferimento a Francoforte dalla struttura detentiva nei pressi di Dortmund il 16 febbraio, prima del viaggio verso l’Italia sotto il controllo della polizia tedesca.
I legali, dopo l’assenso dell’autorità giudiziaria tedesca all’estradizione, negli incartamenti diretti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, interpellata una decina di giorni fa come si apprende in queste ore, continuano a ripetere che un nuovo procedimento in Italia “è ingiusto”. Sperano ancora di riuscire a bloccare l’iter giudiziario italiano, ma ci vorrà del tempo (il trasferimento è ormai inevitabile). La linea difensiva fa leva sulla condanna inflitta in Bosnia a Prijic una quindicina di anni fa per il suo ruolo di comandante del gruppo armato che fermò la spedizione dei volontari italiani partiti per aiuti umanitari nei territori sconvolti dalla guerra (parte dei 13 anni di pena l’uomo l’ha scontata in semilibertà): “Prijic è già stato giudicato”, sottolineano gli avvocati. Il processo, però, non chiarì completamente i contorni del caso e i nomi di chi materialmente esplose i colpi mortali. E non ha impedito il sì all’estradizione, anche per via di una mancata adesione della Bosnia a una convenzione internazionale sulla validità delle condanne penali. “Vogliamo un nuovo processo con una pena più congrua per il reato commesso”, aveva commentato il procuratore generale del distretto giudiziario Pierluigi Maria Dell’Osso nei giorni scorsi.
Il mandato d’arresto italiano contiene le accuse di omicidio, tentato omicidio e rapina per i fatti del 29 maggio 1993, quando furono uccisi il cremonese Moreni, Sergio Lana e Guido Puletti, e altri due italiani riuscirono a fuggire nei boschi tra i proiettili. Mentre gli avvocati di Prijic sperano di evitare un nuovo procedimento in Italia contro il loro assistito, la speranza degli investigatori, dei familiari e degli amici delle persone uccise è di fare piena luce su quanto accaduto nel 1993.