Economia

Acciaio, sovraproduzione cinese in Europa: Salini incontra i lavoratori Arvedi

Delegazione di lavoratori Arvedi a Bruxelles, alla manifestazione contro il rischio che da fine 2016 l'acciaio prodotto in Cina venga riconosciuto come prodotto di 'economia di mercato'. L'incontro con Salini.

C’erano anche alcuni lavoratori cremonesi delle acciaierie Arvedi alla manifestazione di ieri, 15 febbraio, a Bruxelles, per impedire il riconoscimento dello status di economia di mercato (Mes) alla Cina. Una decisione che rischia di peggiorare la difficile situazione del mercato dell’acciaio Ue. Alla manifestazione ha preso parte anche Massimiliano Salini (eurodeputato FI – Ppe, membro della Commissione Industria del Parlamento europeo). E proprio l’ex presidente della Provincia di Cremona ha incontrato, nel corso della marcia per le strade di Bruxelles, i lavoratori cremonesi.
“Adesso l’Europa ha maggiore consapevolezza dei rischi che corre in caso di riconoscimento alla Cina dello Status di Economia di Mercato – ha dichiarato Salini -. Bisogna fermare l’accesso sul mercato della Ue di prodotti cinesi venduti sotto costo, ed evitare di riconoscere lo Status di Economia di Mercato a Pechino che, in caso venga accordato, porterebbe alla perdita di milioni di posti di lavoro e centinaia di miliardi di euro l’anno. Credo che con l’imponente manifestazione di oggi la Commissione avrà uno stimolo in più. Tanto più che lo status di economia di mercato non può essere riconosciuto alla Cina perché, banalmente il paese asiatico non è un’economia di mercato. E’ troppo evidente e invadente la presenza dello stato nell’economia cinese. Fino ad ora non c’è stata grande attenzione al tema e questo è un grosso problema. Si è perso tempo mentre le nostre industrie hanno dovuto fare i conti con la concorrenza sleale delle industrie cinesi”. In gioco ci sono tre milioni di posti di lavoro, di cui circa 400mila in Italia.
“C’è ancora tempo per recuperare – ha concluso Salini – ma adesso basta ritardi e disattenzioni. A tal proposito mi sembra davvero incommentabile l’atteggiamento del governo Renzi. A Bruxelles si sono tenute numerose iniziative su questo tema ma il governo italiano non ha inviato né un ministro, né un sottosegretario. E’ un gravissimo errore”.
“Sarebbe paradossale – prosegue Salini –  che un’Europa, così attenta nel denunciare aiuti di Stato di varia natura nei propri paesi membri, finisse per spalancare le porte a prodotti realizzati laddove gli aiuti di Stato sono la regola. Chi amasse pensar male potrebbe affermare che il vero obiettivo di alcuni Commissari nordici (maestri nel denunciare aiuti di stato soprattutto in area mediterranea, e così contraddittoriamente aperti al riconoscimento dello status di economia di mercato per Pechino) sembra essere l’indebolimento di una certa parte d’Europa a favore di un’altra”.

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