Cronaca

Gli ambientalisti in Procura per l'inceneritore: depositata la 'memoria'

I rappresentanti di CreaFuturo, Ambientescienze, Legambiente Isde - medici per l'ambiente hanno depositato in procura il loro “contributo riguardante le emissioni dell'inceneritore di San Rocco”.

Da sinistra, Balestreri, Pezzoni, Fiori e Perrotta

di Sara Pizzorni e Giuliana Biagi

L’avevano annunciato, e questa mattina, 3 febbraio, l’hanno messo in pratica. I rappresentanti di CreaFuturo, Ambientescienze, Legambiente Isde – medici per l’ambiente, hanno depositato in procura il loro “contributo riguardante le emissioni dell’inceneritore di San Rocco”. 68 pagine di dossier di cui avevano parlato in una conferenza stampa lo scorso 23 gennaio (leggi qui). In procura si sono presentati Marco Pezzoni (CreaFuturo), Benito Fiori (Ambientescienze), Federico Balestreri (Isde), Giovanna Perrotta (Legambiente). «Si tratta di un buon contributo per la magistratura che ha già in mano tutto per svolgere un’indagine approfondita», dichiara Perrotta. Pezzoni: «E’ una elaborazione di tipo giuridico – scientifico che tocca le grandi situazioni ambientali e i cambiamenti climatici per individuare le cause che creano le polveri sottili. Studi scientifici dimostrano che le aree a maggior rischio sono a 5/7 chilometri dall’inceneritore. Quindi l’intera città di Cremona è interamente esposta alle ricadute delle polveri».

Pezzoni (attivista dei movimenti ambientalisti e pacifisti, tra gli ispiratori del programma elettorale di Galimberti in merito alla chiusura di san Rocco) aggiunge che «non ci sono ancora filtri per impedire la fuoriuscita delle nano-particelle che sono le più pericolose. La legislazione scientifica europea ed internazionale dice che le massime forme di tecnologia attuali non sono sufficienti per difendere in modo certo la sensibilità del corpo umano. Bisogna invece fare il possibile per intervenire sulle cause e perchè ci sia una legislazione che tuteli i cittadini».

Sul guasto all’impianto di misurazione fumi avvenuto a settembre 2013 e venuto alla luce due anni dopo, sull’impianto di proprietà di Lgh (holding delle municipalizzate di Cremona, Crema, Pavia, Lodi e Rovato) la procura sta indagando almeno dallo scorso dicembre per accertare eventuali responsabilità. Ricordiamo che l’inceneritore è uno dei capisaldi patrimoniali di Lgh in procinto di cedere la maggioranza delle quote ad A2A.

«Per due anni – avevano anticipato gli ambientalisti nella conferenza stampa – dal settembre 2013 al settembre 2015, l’inceneritore di Cremona ha operato con una sistema di monitoraggio delle polveri emesse che forniva valori quattro volte inferiori a quelli reali. Ciò è dovuto ad un errore nell’inserimento dei dati per la calibrazione del sistema da parte del personale tecnico incaricato. In seguito a questo problema, l’ARPA ha verificato che nei tre giorni che vanno dal 22 al 24 dicembre 2014, la linea 2 dell’inceneritore ha superato i limiti di legge sulle emissioni delle polveri. In tale occasione i capiturno hanno gestito un problema all’impianto di filtrazione dei fumi ed hanno registrato chiare anomalie fornite dalla sistema di monitoraggio. Tali anomalie avrebbero dovuto far scattare una procedura di verifica del sistema di monitoraggio che avrebbe certamente posto fine all’errore di misura. Si dovranno invece attendere altri dieci mesi perché l’errore venga finalmente individuato dal personale interno, e varie settimane prima che la proprietà avvisi le istituzioni competenti. Passano così 24 giorni prima che venga informata l’ARPA, 49 giorni per la Regione e oltre 80 giorni prima che giunga notizia al Comune di Cremona, peraltro avvisato dall’ARPA e non dalla proprietà dell’inceneritore.

Se è vero che un errore umano è sempre possibile, l’intera vicenda è preoccupante per due motivi:
1. la mancanza di procedure di controllo interne capaci di prendersi sempre carico delle anomalie segnalate della strumentazione;
2. il ritardo inspiegabile con cui sono state informate le istituzioni incaricate di vigilare sulla salute dei cittadini, primo tra tutti il Sindaco di Cremona, che ha la responsabilità sanitaria locale».

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