Ambiente

A Cremona è ancora smog da record: sabato polveri sottili a 186 µg/m3

La pioggia scesa sabato non è stata sufficiente a fermare lo smog. Nel giorno in cui è stata firmata l’ordinanza antismog dall’amministrazione comunale di Cremona, dopo che venerdì si era registrato il 10º giorno consecutivo di superamento dei livelli di guardia per le polveri sottili Pm10 e Pm2,5, la situazione è tutt’altro che migliorata. Ieri, undicesimo giorno di superamento, si sono infatti registrati picchi di 186 microgrammi per metro cubo nella centralina di piazza Cadorna. Quella di via Gerre Borghi ha invece registrato 135 µg/m3 (ancora non pervenuti i dati delle altre due centraline). Un incremento notevole rispetto a venerdì, quando il livello delle polveri in piazza Cadorna erano a 118 e in via Gerre Borghi a 90.

Dato preoccupante anche quello delle più pericolose Pm2,5, le polveri ultrasottili, in grado di penetrare nel sistema respiratorio. In piazza Cadorna, infatti, sabato si è registrato un valore pari a 152 µg/m3, contro i 97 del giorno prima. Ora resta da vedere se l’entrata in vigore dell’ordinanza antismog sortirà qualche effetto nei prossimi giorni.

“Deciso rialzo delle concentrazioni di PM10 in tutta la Lombardia: le condizioni atmosferiche hanno contribuito notevolmente, favorendo l’accumulo e la formazione del particolato che ha raggiunto valori intorno al triplo consentito in molti capoluoghi  lombardi”, informa Bruno Simini, presidente di Arpa Lombardia. “Per l’undicesimo giorno consecutivo, la gran parte delle  stazioni della nostra rete di monitoraggio  ha registrato superamenti significativi del limite  di 50 µg/m3. Questa mattina – conclude – sembra  che il previsto ingresso di correnti in quota stia portando un po’ di vento  anche in pianura e, secondo le previsioni, la situazione dovrebbe migliorare gradualmente nelle prossime ore”.

A lanciare nuovamente l’allarme rispetto a questa situazione è Coldiretti, che evidenzia come il problema sia legato all’andamento climatico, “con un mese di gennaio in cui è caduta circa il 60% di acqua in meno dopo un dicembre che è stato il più secco da 215 anni quando sono iniziate le rilevazioni e un novembre con piogge praticamente dimezzate”. Oltre allo smog, l’assenza di precipitazioni provoca “una storica siccità con fiumi e laghi a secco che fanno temere per la disponibilità idrica”.

Sul Po intanto sembra essere in estate, con livelli idrometrici che sono inferiori di circa 2 metri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo le rilevazioni effettuate dalla Coldiretti a Pontelagoscuro a fine gennaio. “Mentre al Ponte della Becca, in provincia di Pavia, il fiume ha sfondato la quota negativa di 3 metri sotto lo zero idrometrico. La situazione è grave anche nei laghi che si trovano prossimi ai minimi storici del periodo con il lago Maggiore che è al 17% della sua capacità ed il lago di Como che è addirittura sceso al 12% mentre quello di Garda al 33%. Le riserve idriche – spiega Coldiretti Lombardia – sono a quasi il 60% in meno rispetto alla media del periodo 2006-2014 e al 43,7% in meno rispetto al già secco 2007, mentre le precipitazioni del 2015 sono state di appena 818 millimetri, ancora più basse dei già scarsi 847 millimetri registrati nel 2007. C’è anche poca neve in montagna visto che in media non si superano i 50 centimetri di spessore nelle zone sopra i duemila metri di quota”. Secondo la Coldiretti bisogna intervenire subito, portando acqua ai laghi e alzando il deflusso minimo vitale per evitare rischi di desertificazione del territorio con gravi ricadute sull’economia agricola e sull’equilibrio ambientale.

“Ad aggravare gli effetti negativi della mancanza di pioggia è il grande caldo, con il 2015 che si è classificato in Italia come l’anno più bollente della storia recente con una temperatura superiore di 1,42 gradi la media di riferimento. In Lombardia – spiega la Coldiretti regionale – a novembre le massime sono state di 2,3 gradi superiori alla media del periodo ed è caduto l’88,3% in meno di acqua, mentre a dicembre ci sono stati 2,4 gradi in più rispetto alla media e il 91,5% di precipitazioni in meno. Il risultato è che in diverse regioni nei prati ci sono primule, viole e margherite mentre le mimose sono già fiorite da tempo in netto anticipo rispetto alla festa della donne. Ma nelle campagne si teme una serie compromissione dei raccolti per il possibile prossimo ed improvviso abbassamento della temperatura. Ma – precisa la Coldiretti – a colpire i raccolti sono anche le forti infestazioni degli insetti patogeni che proliferano per effetto del caldo fuori stagione”.

“Siamo di fronte a cambiamenti climatici che si stanno manifestano con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi con pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro tra alluvioni e siccità che è stata particolarmente violenta nel 2003, 2007 e 2012. Di fronte a questa situazione – conclude la Coldiretti – occorrono interventi strutturali ed è necessario sviluppare ogni iniziativa atta all’accelerazione dell’attuazione del Piano di Sviluppo Rurale, in particolare per il riavvio del Piano Irriguo Nazionale come richiesto dall’Anbi (Associazione nazionale consorzi gestione tutela territorio ed acque irrigue)”.

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