Le frittelle sono nate a Cremona. Nel 1200 "esportate" a Venezia
Non tutti sanno che, come per il torrone o i marubini, anche le frittelle hanno origini cremonesi. L'accademia della cucina veneziana lo ha certificato.
E’ tornato il carnevale. Nelle fornerie e pasticcerie della città e di tutta la provincia sono tornati i dolci di Carnevale: frittelle, chiacchiere e camàandoi. Per tutti le frittelle sono dolci veneziani, nelle pasticcerie lungo i canali, nelle vetrine delle fornerie dei calli se ne vedono di tutti i tipi: lisce, con lo zabaione, con le mele, con la crema pasticcera. Ma non tutti sanno che, come per il torrone o i marubini, anche le frittelle hanno origini cremonesi. L’accademia della cucina veneziana lo ha certificato. La frittella, la fritùla in veneziano e in cremonese, è stata portata in laguna da Giambonino da Cremona, medico e studioso di fine 1200. Nel 1262 è rettore all’Università di Padova della facoltà di fisica e scienze naturali. Cremona era la capitale delle traduzioni dei libri dall’arabo. Giambonino, forse originario di Gazzo di Pieve San Giacomo sulla via Postumia, aveva composto a Venezia un libro, “Liber de Ferculis ed condiments”, traduzione latina di 83 delle 2170 voci della monumentale enciclopedia dietetico-gastonomica del medico iracheno Ibn Jazla di Baghdad. Ebbene secondo i veneziani la frittella sarebbe l’evoluzione della “zelabia” araba persiana fatta conoscere ai veneziani da Giambonino da Cremona e in laguna si innamorarono subito del dolce di carnevale, tanto che i “fritoleri” nel Seicento crearono persino una corporazione (un centinaio di iscritti), tramandando i segreti del fritto di padre in figlio, veri e propri maestri dell’olio.
Forse Giambonino, l’inventore della frittella e probabilmente anche colui che ha importato in Valle Padana i “marubini” e il torrone dalla tradizione araba, nella sua Cremona almeno una via, una strada la meriterebbe.