Inceneritore, le associazioni: 'Countdown per chiusura in tre anni'
Le associazioni a sostegno dell'economia circolare non demordono e rilanciano la mobilitazione a favore della chiusura dell'inceneritore.
Le associazioni a sostegno dell’economia circolare non demordono e rilanciano la mobilitazione a favore della chiusura dell’inceneritore. Chiamando in causa ripetutamente il primo cittadino Galimberti come responsabile della salute pubblica locale e ricordando che l’Oms ha classificato le emissioni degli inceneritori come la primaria fonte di produzione di Co2.
Le prossime azioni sono state illustrate sabato pomeriggio a SpazioComune, da Marco Pezzoni e dalle altre associazioni che da anni combattono questa battaglia: Acli, Arci, Legambiente, AmbienteScienze, Andiamo Oltre, A Tutto Compost, CreaFuturo, Democratici per Cremona, Filiera Corta Solidale, Italia Nostra, Salviamo il paesaggio, WWF.
Illustrata anche una Memoria che verrà consegnata alla Magistratura, nell’ambito dell’inchiesta aperta per gli episodi di inquinamento ambientale venuti alla luce qualche mese fa. Dieci i punti su cui si svilupperà la prossima campagna di sensibilizzazione, che coinvolgerà anche gli altri territori di Lgh (Lodi, Pavia, bresciano/bergamasco, Crema). “Inaccettabile – inizia il decalogo – per i cittadini di Cremona passare ancora 9 anni con l’inceneritore di San Rocco in funzione. Occorre prendere coscienza che gli inceneritori in Pianura Padana sono tra gli impianti a maggior emissione di CO2 e gas climalteranti. Nella lotta ai cambiamenti climatici le Istituzioni e i servizi pubblici o controllati dal pubblico dovrebbero dare l’esempio, pena la loro credibilità”.
“Il negoziato tra Lgh e A2A – continua il documento – ha visto prevalere la logica finanziaria utile a coprire, almeno temporaneamente, i debiti bancari di AEM. In questa logica l’inceneritore è stato utilizzato come pedina per procurare profitti ad A2A per i prossimi 9 anni, sempre che le logiche tecnocratiche non vengano messe in discussione”.
Il 18 dicembre 2015 viene presa come data – simbolo per fare iniziare un countdown per la chiusura dell’impianto, considerato il dicembre 2016 come ‘meno 2’ e il dicembre 2017 ‘meno 1: “Questa campagna di pressione e di informazione diffusa ai cittadini non esclude, anzi auspica che l’Amministrazione comunale di Cremona decida di recuperare nel Piano industriale di Lgh-A2A la possibilità di programmare la chiusura dell’inceneritore entro il dicembre 2017, data giudicata nel recente Rapporto conclusivo tra quelle compatibili con le normative e la programmazione della Regione Lombardia. Questo lavoro di elaborazione e di azione sociale andrà compiuto in stretta collaborazione con Legambiente regionale e nazionale, con il Movimento Zero Waste, con ISDE Italia Medici per l’Ambiente. Sarà altrettanto importante collegarci in rete con altri territori e ampliare l’orizzonte dei nostri impegni alla qualità dell’aria e alla qualità di innovazione sociale delle multiutility”. Il tutto nel nome del “recupero di una democrazia ascendente, partecipata e policentrica” che si è persa con il via libera dato dai comuni all’accordo Lgh – A2a.
LE EMISSIONI SFUGGITE AL CONTROLLO – “Per due anni – riassumono le associazioni – dal settembre 2013 al settembre 2015, l’inceneritore di Cremona ha operato con una sistema di monitoraggio delle polveri emesse che forniva valori quattro volte inferiori a quelli reali. Ciò è dovuto ad un errore nell’inserimento dei dati per la calibrazione del sistema da parte del personale tecnico incaricato. In seguito a questo problema, l’ARPA ha verificato che nei tre giorni che vanno dal 22 al 24 dicembre 2014, la linea 2 dell’inceneritore ha superato i limiti di legge sulle emissioni delle polveri. In tale occasione i capiturno hanno gestito un problema all’impianto di filtrazione dei fumi ed hanno registrato chiare anomalie fornite dalla sistema di monitoraggio. Tali anomalie avrebbero dovuto far scattare una procedura di verifica del sistema di monitoraggio che avrebbe certamente posto fine all’errore di misura. Si dovranno invece attendere altri dieci mesi perché l’errore venga finalmente individuato dal personale interno, e varie settimane prima che la proprietà avvisi le istituzioni competenti. Passano così 24 giorni prima che venga informata l’ARPA, 49 giorni per la Regione e oltre 80 giorni prima che giunga notizia al Comune di Cremona, peraltro avvisato dall’ARPA e non dalla proprietà dell’inceneritore.
Se è vero che un errore umano è sempre possibile, l’intera vicenda è preoccupante per due motivi:
1. la mancanza di procedure di controllo interne capaci di prendersi sempre carico delle anomalie segnalate della strumentazione;
2. il ritardo inspiegabile con cui sono state informate le istituzioni incaricate di vigilare sulla salute dei cittadini, primo tra tutti il Sindaco di Cremona, che ha la responsabilità sanitaria locale”.