Cronaca

Provocazione Caritas: 'Casa accoglienza, chiudiamola'

Provocazione forte sul sito della Caritas cremonese per riflettere sul grande lavoro della Casa dell’accoglienza: “Chiudiamola per almeno un anno, capiti quel che capiti. Vogliamo vedere cosa accadrebbe?”. L’intervento, dal titolo “Chiudere una casa o aprire il cuore?”, pubblicato in apertura di Caritascremonese.it, è firmato dal diacono Marco Ruggeri. Una risposta ad alcuni commenti e ad alcune polemiche nate attorno alla questione migranti e sfociate, nella maggior parte dei casi in rete, in “insulti gratuiti e assortiti a Caritas, direttore della Caritas, Diocesi, Papa Francesco e Chiesa in generale”.

L’intervento se la prende in particolare con diversi “commenti sui vari social”, “per lo più avanzate dissertazioni sociologiche sul fenomeno migratorio, seguono a ruota gli insulti gratuiti e infine, puntuali e immancabili, ci sono quelli che chiedono l’immediata chiusura della Casa dell’accoglienza”. “Ebbene, voglio fare ufficialmente mia questa proposta – si legge – e chiedo formalmente al nostro nuovo vescovo, come suo primo atto, di chiudere la Casa dell’accoglienza. Con una condizione irrevocabile: non riaprirla per almeno un anno, capiti quel che capiti. Cosa accadrebbe in una Cremona finalmente libera dalla Casa dell’accoglienza?”. Tanti le situazioni descritte. Fra cui le seguenti: “C’è una famiglia numerosa con sfratto esecutivo? Nessun problema: basta portarla a casa del sindaco. I vigili urbani trovano per strada a gennaio un senza fissa dimora in grave difficoltà? Nessun problema: basta lasciarlo lì. La polizia interviene nel cuore della notte in un appartamento dove un uomo sta massacrando di botte moglie e figli che devono essere allontanati e protetti immediatamente? Nessun problema: basta dare le nozioni base di difesa personale. Il prefetto deve trovare alloggio a svariate centinaia di profughi? Nessun problema: la Prefettura è grande e spaziosa”.

PAROLE ANCHE PER I GIORNALISTI
MA CREMONA OGGI PUBBLICA NOTIZIE

Ce n’è anche per i giornalisti, colpevoli di “titoloni” quando “accade, e purtroppo succede, anche se non così spesso come qualcuno vorrebbe far credere, che un ospite della Casa dell’accoglienza commetta un reato e venga arrestato”, giornalisti a cui, al pari dei “commentatori social”, “andrebbe chiarito che realtà come quelle della Casa dell’accoglienza esistono e hanno senso solo se sono fedeli al mandato di scendere e restare nel fango dell’umano, dove ci si sporca e tanto, per essere sul serio quell’ospedale da campo evocato da Papa Francesco”. Ma è bene ricordare che Cremona Oggi si limita a pubblicare notizie e ha più volte dato ampio spazio alle iniziative della struttura.

Altri esempi: “Sei di Palermo e hai un figlio in carcere a Cremona, sei in difficoltà economica e non sai come venire a colloquio perché non puoi permetterti un albergo se paghi il biglietto del treno? Nessun problema: basta viaggiare senza biglietto e chiudersi in bagno quando passa il controllore. Sei un padre e marito che esce da un divorzio che non ti ha lasciato le risorse minime per vivere? È un problema, ma potevi pensarci prima a curare il tuo matrimonio”.

“Sei tossico, alcolista, carcerato, debole, malato psichico, violento, fallito, ammalato, emarginato, straniero, profugo? La Casa dell’accoglienza – si legge ancora – è chiusa, rivolgetevi prima di tutti a coloro che sono certi che a generare il vostro disagio e i vostri comportamenti non leciti o devianti sia quella struttura stessa e gli operatori che ci lavorano”.

“La Casa dell’accoglienza – è un altro passaggio – non ospita seminaristi, boy scout, docenti di galateo o il noviziato delle suore di Madre Teresa. Strutture come la Casa dell’accoglienza sono il primo e spesso unico approdo per chi più è esistenzialmente a pezzi e a un passo dal baratro. È una sorta di Pronto soccorso di vite a rischio dove non si può pensare di risolvere, tutti e subito, i drammi esistenziali ed esperienziali, ma è una prima, difficilissima e faticosissima, presa in carico d’emergenza nel tentativo di salvare il salvabile in attesa che si possa organizzare un progetto in strutture o servizi specializzati per certe problematiche”.

“Vorrei allora chiudere sul serio la Casa dell’accoglienza: solo vedendone gli effetti immediati e concreti, qualcuno  – prosegue più avanti l’intervento    inizierebbe a capire e a portare il dovuto rispetto al lavoro di accoglienza della Chiesa cremonese, o più probabilmente si scaglierebbero ancora una volta contro la Chiesa, accusandola di essere latitante di fronte ai drammi delle persone più emarginate”. Dopo la provocazione, il testo nelle battute finali assicura: “La Casa dell’accoglienza resterà aperta, con i suoi limiti e fatiche, insultata e non capita dai più, ma tenace nel tentativo di essere fedele al mandato del Signore Gesù. A don Antonio Pezzetti, a Cristiano Beltrami e a tutti gli operatori della Casa dell’accoglienza, davvero e con convinzione: chapeau”.

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