Cronaca

Boschi e foreste, Cremona fanalino di coda della Regione

Cremona fanalino di coda di Lombardia per estensione delle foreste. Il nostro territorio, secondo un recente studio Ersaf, risulta infatti uno di quelli con la minor estensione boschiva, in una regione che è tra le più ricche di verde del nostro Paese.

Cremona fanalino di coda di Lombardia per estensione delle foreste. Il nostro territorio, secondo un recente studio Ersaf, risulta infatti uno di quelli con la minor estensione boschiva, in una regione che è tra le più ricche di verde in Italia.

Secondo lo studio, in Lombardia le province con le maggiori estensioni forestali sono quelle di Brescia, Sondrio e Bergamo, le quali da sole ricomprendono circa i due terzi dei boschi regionali. Brescia, con gli attuali 170.502 ettari di boschi, è la provincia più boscata, con un valore decisamente superiore alle altre. Le province con le minori estensioni boschive sono principalmente quelle di pianura, ovvero (in ordine crescente): Lodi, Mantova, Monza-Brianza, Cremona e Milano. Oltre il 60% dei boschi di pianura è localizzato nelle sole tre province di Milano, Pavia e Varese, mentre più variegata è la distribuzione del bosco collinare.

L’andamento annuale della superficie boscata vede un bilancio positivo per tutte le province, favorito anche dai pochi ettari trasformati. Lodi e Monza-Brianza sono ancora le provincie con le minori oscillazioni, mentre tutte le altre mostrano una certa variabilità, seppur con dinamiche differenti. Il maggior aumento si rileva nelle province di Pavia e Brescia, in entrambi i casi dovuto principalmente all’avanzata del bosco di origine naturale, ma con un apporto considerevole, per Pavia, anche dai nuovi impianti.

In alcuni casi l’aumento risulta modesto in termini assoluti ma molto significativo in termini di crescita percentuale. Infatti le province a minor indice di boscosità (Cremona e Mantova) pur con espansioni areali del bosco non particolarmente elevate, registrano anche per quest’anno marcati incrementi relativi (2,8% per Cremona).

Considerando l’indice di boscosità, il valore più elevato è raggiunto dalla provincia di Sondrio, dove la ridotta superficie forestale urbana (1,5% del totale) rapportata alla più bassa percentuale di aree urbane individuate sul territorio, risulta comunque ben bilanciata. Più significativi sono i positivi indici di Como (37,86%) e Varese /37%), calcolati su un’area urbana pari al 21% di quella totale regionale, e quelli di Lecco (28,51%) e Bergamo (20,23%) che ottengono valori comunque superiori alla media regionale (17,24%) e sono calcolati su una superficie urbana pari al 16,6% del totale. Gli indici più bassi sono quelli delle province di Mantova (2,31%), Lodi (2,33%) e Cremona (2,83%), ma anche Pavia (5,38%) e Milano (5,8%) hanno valori critici.

Anche guardando alle foreste urbane Cremona non è messa bene: la maggior parte delle foreste urbane si trova nelle quattro province di Varese (30,92%), Brescia (19,5%), Bergamo (14,6%) e Como (14,42%), che da sole rappresentano il 79% del totale. I valori più bassi si riscontrano invece per Cremona (0,37%), Lodi (0,55%) e Mantova (0,62%). Cremona risulta, anche in questo caso, fanalino di coda.

In un anno la superficie boscata della Lombardia è cresciuta dello 0,25%: sono quindi 624 gli ettari a disposizione di ogni lombardo. L’incremento di massa legnosa in un anno equivale a tante cataste quanti 11 Duomi di Milano: ma solo due di queste sono state tagliate. Quasi l’80% del bosco regionale è situato nelle aree montane, contro il 13,2% in fascia collinare e il 7,6% in pianura. La superficie boscata regionale al 31 dicembre 2014 è stimata in 624.383 ettari, con un aumento di 1.572 ettari rispetto all’anno precedente (+ 0,25%). Ciò conferma la Lombardia al 3° posto tra le regioni italiane, con il 7% del bosco nazionale.

L’aumento del numero dei lombardi, peraltro, seppur continuo, è stato decisamente più contenuto rispetto alle precedenti annualità (10.002.615 unità, +0,29% dal 2013) determinando una sostanziale stazionarietà della superficie disponibile pro capite: nel 2014 ogni residente in Lombardia ha avuto a disposizione 624 mq di foresta.
L’incremento della superficie rispetto al 2013 si deve  in primo luogo al noto fenomeno di espansione naturale, cui fa riscontro la diminuzione di superficie dei pascoli e dei prati, e in secondo luogo all’aumento dei boschi di origine artificiale, con un numero maggiore di ettari collaudati rispetto allo scorso anno, e per contro un valore contenuto di boschi trasformati. Rispetto al 2007, quando la superficie boscata era di 617.121 ha, l’aumento è complessivamente del 1,18% (in media + 0,15 annuo).

Come viene “usato” il bosco? Da un punto di vista commerciale, il volume complessivo (fusto e rami grossi) delle foreste lombarde è pari a oltre 105 milioni di mc (che diventano 108 milioni di mc se si considerano anche i pioppeti), con un incremento pari a 3,1 milioni di mc/anno, ovvero 5 mc/ha/anno. Si tratta di una catasta di legna pari a 4,8 metri steri (unità di misura che considera il volume comprensivo degli spazi vuoti fra un tronco e l’altro). Tradotto in un’immagine, significa che nel 2014 la massa legnosa prodotta da tutte le foreste lombarde equivale a 11 cataste grandi ciascuna come il Duomo di Milano.
Nel 2014 in Lombardia è stata chiesta l’autorizzazione per il taglio di 578.438 mc di legna (-6,3% rispetto all’anno precedente, a causa probabilmente dell’inverno mite, che ha fatto risparmiare legna già tagliata). Diminuisce di parecchio il taglio di bosco ceduo (robinia, carpino, castagno, faggio…),  In sostanza, si sono tagliati solo due cataste grandi come il Duomo di Milano. Il margine per il taglio, senza intaccare il “patrimonio” è ancora quindi considerevolissimo. Del resto sul mercato lombardo giungono annualmente ingenti quantità di legna da ardere e di legname da mercati che sono in grado di offrire prezzi competitivi in relazione alle condizioni più favorevoli dei loro boschi, mentre in molte vallate lombarde la raccolta del legno è ancora disincentivata dai costi di taglio ed esbosco, anche per la carenza di piste forestali adeguate. Dove tuttavia le caratteristiche dei boschi lo permettono, il taglio del legname è una attività remunerativa; lo conferma il fatto che l’89% della massa legnosa richiesta al taglio nel 2014 è stata utilizzata senza alcun incentivo pubblico, che pure in qualche caso non manca.

Quale tipo di bosco? Per capire di quali alberi sono composti i boschi lombardi, servono dati aggiornati e completi. Quest’anno, grazie alla redazione della nuova Carta Forestale della Lombardia (ottenuta dalla composizione di tutte le carte delle tipologie forestali prodotte con i Piani di Indirizzo Forestale previsti dalla normativa lombarda) è stato fatto un importante passo in questa direzione. La superficie forestale ricompresa nella Carta ha raggiunto oggi il 76 % del bosco totale regionale e permette di una lettura più approfondita rispetto alla Carta Forestale precedente, che era basata su un modello statistico.
Le faggete si confermano al primo posto tra i boschi lombardi (13,1%), seguiti da vicino dai castagneti (12,9%) e dagli orno-ostrieti (i carpini, 12,8%). Più staccate le peccete (11,7%) e via via le selve composte da altre specie, che ovviamente si distribuiscono in maniera diversa tra montagna, collina e pianura. Ad esempio, querco-carpineti e carpineti hanno la maggior presenza in pianura, mentre conifere, faggi e betulle sono presenti  principalmente in montagna. La collina presenta maggior varietà.

LaBos

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