Spettacolo

Mina: quarant'anni fa l'addio alla residenza a Cremona

Quarant'anni fa Mina si faceva cancellare dalle liste dell'anagrafe cremonese per diventare cittadina svizzera in quel di Lugano. La signora Anna Maria Mazzini non figura più dalla fine del 1975 nei registri della città del Torrazzo.

Quarant’anni fa Mina si faceva cancellare dalle liste dell’anagrafe cremonese per diventare cittadina svizzera in quel di Lugano. La signora Anna Maria Mazzini non figura più dalla fine del 1975 nei registri della città del Torrazzo. Cremona le è rimasta appiccicata addosso insieme allo pseudonimo di Tigre affibbiatole dai discografici dopo aver visto la fotografia di Mina al circo con in braccio un cucciolo di leone. Mina se ne andò lasciando con un palmo di naso i suoi cremonesi. Ragioni di fisco ed anche di tutela della privacy.

Ma Cremona non dimentica Mina, anzi ad ogni possibile occasione rinnova l’invito alla sua concittadina all’abbraccio: per il 2200° anniversario della fondazione della città ci provò il sindaco Zaffanella, per la promozione della squadra di calcio in serie A, poi Oreste Perri – con il quale chiacchierò al telefono in dialetto – per il suo 75° compleanno e anche Gianluca Galimberti. Addirittura il sindaco Garini giocò sui sentimenti per invitarla a tornare. “Mina torna da noi” le scrisse giocando anche sulla sua origine, era infatti nato a Rivarolo del Re dove Mina debuttò a 19 anni come cantante facendosi chiamare Baby Gate. Niente da fare. Mina non è più venuta in città per visite ufficiali ma non ha dimenticato la sua città, il suo dialetto, i suoi amici. Viene in tarda serata, specialmente d’estate, quando le strade sono vuote. Un gelato da Richetto, un pasticcino da Lanfranchi e, finchè è stato aperto, una scappata anche da Saronni per cotechino e formaggi. I beni informati dicono che anche questa estate è arrivata dai parenti del marito in corso Matteotti per una visita e una partita a carte, l’altra grande passione di Mina.

Sono passati quarant’anni da quella rinuncia alla cittadinanza cremonese su cui anche il fisco italiano ebbe un peso notevole: era stata condannata a pagare un risarcimento milionario per una causa di lavoro intentatale dal suo ex autista. Per questo se ne andò. Anche se “el so cor l’è semper a Cremuna”.

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