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Bocciatura o astensione dal voto: per il centrodestra Lgh 'svenduta ad A2A'

Forza Italia non parteciperà al voto, oggi pomeriggio, nel consiglio comunale per l’approvazione dell’atto di indirizzo favorevole all’aggregazione tra Lgh e A2A. Lo hanno spiegato il coordinatore cittadino Carloalberto Ghidotti e quello provinciale Mino Jotta questa mattina, a poche ore dal voto. Presente per spiegare la posizione delle minoranze anche Carlo Malvezzi, coordinatore provinciale Ncd, il cui consigliere comunale, Federico Fasani, non ha ancora deciso la modalità con cui esprimerà il dissenso dall’operazione, condiviso con ventura di Fratelli d’Italia e con il consigliere del Misto Zanardi.

Chiara invece la motivazione politica della bocciatura dell’accordo Lgh – A2a: non tanto per quanto riguarda l’aggregazione industriale, ben vista da tutto il centrodestra (che anzi, con Malvezzi, vede di buon occhio l’uscita di scena del pubblico a favore del privato) quanto per le modalità di conduzione della trattativa. “E’ un’operazione concepita e portata avanti da Milano. I soci di Lgh si sono presentati all’appuntamento con il cappello in mano, non certo come primi attori. Le trattative sono iniziate a marzo e solo negli ultimi quindici giorni sono stati coinvolti i livelli amministrativi”. Un’operazione finanziaria, quindi, i cui risvolti giustamente sono stati condotti con riservatezza, “ma che non sia un alibi per giustificare la mancanza di trasparenza nei confronti della città”, ancora Malvezzi. Una trattativa che, secondo il consigliere regionale, ha anche paralizzato l’operatività di Lgh, che dal 2013, con la collocazione sul mercato di 300 milioni di obbligazioni, “avrebbe avuto i capitali necessari per attuare un piano industriale, cosa che invece non ha fatto. C’erano le condizioni favorevoli per uno sviluppo imprenditoriale, invece non è stato fatto niente, se non l’acquisto del teleriscaldamento di Crema”.

Secondo Jotta siamo di fronte “ad un’operazione di grande importanza e proprio per questo andava coinvolto il territorio e tutte le forze politiche. Date le dimensioni delle due realtà, questa è di fatto una fusione per incorporazione di Lgh in A2A, aspetto che ci ha preoccupato fin dall’inizio. Per cultura, noi sosteniamo la razionalizzazione delle aziende, nell’ottica di una maggiore efficienza del sistema, per cui non ci sarebbe stata una chiusura pregiudiziale a questo tipo di operazione. La nostra è invece una pregiudiziale sulla conduzione. Tra l’altro c’è pochissima chiarezza sulla sorte del personale”.

E a proposito della presenza dei soci pubblici nelle aziende energetiche: “Proprio Lgh – afferma Malvezzi – è stata la dimostrazione di come la litigiosità degli azionisti  ne abbia paralizzato l’operatività. Lgh non è decotta, l’indebitamento può essere considerato nella norma per aziende di questo tipo e d’altra parte la stessa A2A è indebitata. Questo renderà molto complicato realizzare investimenti sui nostri territori. Sicuramente un’alternativa interessante sarebbe stato un’azionariato diffuso in Borsa”. Una stoccata agli attivisti del movimento per l’acqua che oggi alle 12 hanno consegnato in Comune la petizione per il ‘no’ sottoscritta da 500 cremonesi: “Non amiamo particolarmente la cultura dell’orticello – afferma Malvezzi – e a chi oggi protesta contro l’aggregazione diciamo che avrebbero fatto bene a non votare chi hanno votato, come tutti quelli che hanno avuto fiducia in Galimberti e oggi si sentono traditi”.

Quanto al termovalorizzatore, sia Jotta che Malvezzi sono certi che “A2a non lo spegnerebbe mai, costerebbe almeno 40 milioni; è stato irresponsabile da parte di Galimberti, andare a mettere sul tavolo della trattativa la chiusura dell’impianto”. Dunque, per concludere con Jotta, “un’operazione calata dall’alto, un prendere o lasciare accettando l’amaro calice” e per Ghidotti “un’operazione non certo di sinistra, perchè dimentica gli aspetti sociali legati alle morosità e ai distacchi energetici. Con in più il risvolto della vecchia politica del contentino in giunta a quelli di Sel”.

g.b.

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