Padania Acque, nuovo presidente il commercialista Claudio Bodini
AGGIORNAMENTO - Accordo tra partiti di centrosinistra e centrodestra, ma si allarga il fronte dei sindaci dissidenti: almeno una trentina quelli che si sono astenuti (o hanno votato contro, o sono usciti dalla sala) nel voto per il Cda di Padania Acque, con l'elezione del commercialista Claudio Bodini a presidente 'di garanzia'.
AGGIORNAMENTO – Accordo tra le segreterie politiche di centrosinistra e centrodestra, ma si allarga il fronte dei sindaci dissidenti che non si riconoscono nei partiti. Alla fine sono stati almeno una trentina i comuni che si sono astenuti (o hanno votato contro, o sono usciti dalla sala) nel voto per il Cda di Padania Acque, che ha visto l’elezione del commercialista Claudio Bodini a presidente ‘di garanzia’. Un nome a sorpresa anche se Bodini, proposto da Forza Italia, è volto noto nelle aziende pubbliche (oltre che nel volontariato sociale) quale revisore dei conti, ruolo che ha ricoperto per anni proprio in Padania Acque.
Sul suo nome hanno trovato la convergenza il Pd (il partito largamente maggioritario tra le amministrazioni comunali della provincia) e Forza Italia o almeno una parte di essa. Sicuramente hanno votato a favore alcuni i sindaci ‘storici’ di FI con l’eccezione di Soncino che si è astenuto e di altri comuni, tra cui: Cappella Cantone, Acquanegra, Capralba, Casalbuttano, Castelvisconti, Casalmorano, Castelleone (assente), Castelverde, Spinadesco, San Daniele Po (contrario), Vescovato, Motta Baluffi, Madignano (contrario), Casaletto Ceredano e Casaletto di Sopra, oltre a Romanengo e Salvirola.
Vicepresidente è stato eletto Flavio Rastelli, Lega Nord; consigliere con funzioni di amministratore delegato Alessandro Lanfranchi, presidente uscente della Spa; confermata la presenza di Lucia Baroni, Pd, cremasca; new entry Francesca Pontiggia, Pd, presidente della Commissione Ambiente in consiglio comunale a Cremona. I nomi sono quelli dell’unica lista presentata, proposta dall’azionista Provincia attraverso il presidente Carlo Vezzini che al termine dell’ultima assemblea aveva dato disponibilità a ricomporre i dissensi col centrodestra in ambito di consiglio provinciale. E’ stato in questa sede che si è trovata una mediazione tra i due partiti maggiori, che però lascia del tutto insoddisfatti i sindaci cosiddetti ‘civici’, quelli che alle ultime elezioni provinciali si erano sganciati dai partiti e che non hanno potuto esprimere un nominativo nel Cda. In loro rappresentanza si è espresso durante l’assemblea il sindaco di Castelvisconti Alberto Sisti: “Parlo a nome di una ventina di altri comuni che questa sera si asterranno (in realtà alla conta finale si sarebbero rivelati almeno trenta, ndr) – ha spiegato – Siamo contrari a una linea di condotta che ci ha visto convocati solo un’ora prima dell’assemblea e solo per comunicarci quello che i partiti avevano deciso”. Nei giorni precedenti circolava il nome di Giovanni Biondi, ex presidente Ato, come candidato dei civici. Disilluso l’intervento del sindaco di Castelleone Pietro Fiori, uscito al momento del voto e quindi considerato assente. “E’ la dimostrazione che la politica al di fuori dei partiti può funzionare solo entro i confini di un Comune”. Contestato inoltre l’accordo bipartisan di concordare i nomi del Cda con le forze politiche di centrodestra (Lega esclusa) che fino a cinque mesi fa avevano osteggiato la fusione tra le due Padania.
Ai civici ha risposto Gianni Rossoni, sindaco di Offanengo, rivendicando proprio ai partiti l’indispensabile ruolo di mediazione tra posizioni altrimenti troppo frammentarie: “Il nostro dissenso stava nella modalità della fusione tra Gestionale e Patrimoniale, non nella fusione in sé. Abbiamo apprezzato la scelta di Vezzini di trovare una condivisione del percorso e da qui la scelta del presidente di garanzia. Sono dispiaciuto perchè non è stato raggiunto l’obiettivo della più ampia rappresentanza possibile (in riferimento alle defezioni dei sindaci di centrodestra che si sono astenuti, primo tra tutti Soncino, ndr)”. Un concetto poi sottolineato dal vice coordinatore di Forza Italia Fabio Bertusi, che ha seguito i lavori dell’assemblea: “L’astensione di alcuni comuni è una scelta incomprensibile, ma irrilevante rispetto allo straordinario consenso trasversale che ha avuto questa proposta, che vede in Claudio Bodini una persona capace e apprezzata da tutti”. Fratture con Ncd (il vicepresidente attuale, Stefano Busi, si è spontaneamente tirato indietro)? “I nomi sono il frutto di un percorso di sintesi tra forze politiche, nel quale alla fine ha prevalso l’armonia”, afferma diplomaticamente. “Per Forza Italia ha prevalso la centralità dei contenuti, rispetto ad un certo tipo di impostazione. Ora auspichiamo un percorso rapido che consenta di scegliere la figura del direttore nel modo migliore”.
Nessun nome è emanazione diretta del territorio casalasco, come ha fatto notare il sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni, parlando di una rinuncia fatta in nome del bene della società e “confidando nel buon lavoro svolto da Lanfranchi e Rastelli. Se il modello proposto nasce dall’esigenza di recuperare gli strappi mi sta bene, però ricordiamo che è lo stesso modello di governance che ha provocato problemi sul tipo di gestione. Mi auguro che se si porranno ulteriori blocchi, il Cda tragga le conseguenze e torni molto presto in assemblea”.
Poco rappresentato anche il territorio cremasco, ha evidenziato il sindaco di Crema Stefania Bonaldi, che ha teso una mano ai ‘civici’ e in particolare a Fiori, proponendogli il suo posto nel comitato di controllo analogo alla società (offerta rifiutata). Una soluzione, quella uscita dall’assemblea, “con luci ed ombre, mi sarebbe piaciuta la presenza dei ‘civici’ nel cda, ma non si può dire che un percorso non sia stato fatto. Non era giusto tenere fuori dalla governance una parte politica che rappresenta il 30% del patrimonio di questa azienda, anche alla luce delle importanti scelte che andranno fatte, a cominciare dal riscatto delle reti dalle società partecipate”.
Compattezza piena stavolta tra il più ‘civico’ di tutti i sindaci provinciali, Gianluca Galimberti e il Pd: “Ho sostenuto il modello di governance proposto da Vezzini, in nome della stabilità di cui avrà bisogno questo Cda, chiamato a scelte impegnative. Per me è stata una scelta di assunzione di responsabilità. Poi, visto l’impatto qualitativo e quantitativo delle reti idriche del cremonese, era necessaria la presenza nel Cda del comune capoluogo (Francesca Pontiggia, ndr): dentro a quel nome c’è anche la condivisione di altri comuni e di una parte ampia di territorio anche casalasco. Il centrodestra rappresenta qualcosa come il 30% , la sua presenza è importante, come pure quella della Lega. La mia non è stata una scelta facile, ma sono convinto della correttezza del percorso, che vede un presidente di garanzia ‘bilanciato’ da un consigliere delegato con compiti importanti (da definire, ndr)”. A fine assemblea piena soddisfazione del segretario cittadino del Pd Roberto Galletti: “Abbiamo fatto un grande lavoro di tessitura tra sindaci, non era scontato il voto di stasera. Ma è la dimostrazione di un riuscito percorso di condivisione con il territorio che vede il comune capoluogo, e il Pd, assumere un ruolo importante e di guida”. Un ruolo in effetti riconosciuto anche da uno dei primi cittadini più critici verso le segreterie politiche, il cremasco Antonio Grassi: “E’ stata scelta la strada dettata dal Pd: come ci ha spiegato il sindaco di Cremona, il Pd ha la maggioranza, quindi comanda e Cremona vuole avere il controllo. Il cremasco sarà la Cenerentola, con un peso nel Cda di 4 a 1. Per rispetto ai nomi proposti, io mi asterrò e invito i sindaci che non accettano questa logica a fare altrettanto”.
Padania Acque ha in carico investimenti nell’ammodernamento della rete idrica provinciale del valore di 400 milioni di euro nei prossimi vent’anni. E’ la più importante società pubblica direttamente partecipata dai comuni a livello provinciale.
Giuliana Biagi