Prefettura salva: il Governo ritirerà il decreto di chiusura
Cremona rientrava tra le 23 sedi da chiudere in base a una disposizione del ministero dell'Interno risalente al governo Monti. Malvezzi (Ncd) soddisfatto: "La voce del nostro territorio, quando si muove compatta, attraverso l'espressione di tutte le sue componenti economiche, sociali ed istituzionali, raggiunge risultati concreti".
“Il Ministero dell’interno ritirerà lo schema di Dpr con l’elenco delle 23 sedi di Prefetture da sopprimere”: l’annuncio è in un comunicato dei sindacati della funzione pubblica nazionali Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Pa e riguarda anche la sede di Cremona, una delle 23 in bilico.
“La scelta compiuta oggi dal governo – commenta Carlo Malvezzi, consigliere regionale di Ncd – rappresenta una vittoria importante, perché dimostra che la voce del nostro territorio, quando si muove compatta, attraverso l’espressione di tutte le sue componenti economiche, sociali ed istituzionali, raggiunge risultati concreti. Garantire la permanenza a Cremona dei principali presidi della sicurezza, dalla sede della Questura a quella dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco e delle Prefetture, è il segnale della volontà di mantenere alto il livello di controllo e tutela per i cittadini, soprattutto in un contesto internazionale di grande allarme come quello attuale”.
Il provvedimento deriva dall’emendamento presentato dal ministro Alfano, per conto del governo, alla Legge di Stabilità, con lo scopo di modificare la norma, contenuta nella legge sulla spending review di Monti, che impone la riduzione di 23 prefetture in Italia, di cui 4 in Lombardia (Lodi, Lecco, Sondrio e Cremona), con la conseguente chiusura delle sedi delle forze dell’ordine.
“Decisiva è stata la pressione che le istituzioni locali hanno mosso nei confronti del governo – ha spiegato Malvezzi – compresi gli atti di indirizzo approvati dal Consiglio regionale, come la mozione che ho presentato in aula al riguardo. Nell’attuale contesto – conclude il consigliere del Nuovo Centrodestra – con questa decisione si risponde in modo concreto alla richiesta di più sicurezza che proviene dai cittadini e dai territori che stanno vivendo grandi cambiamenti. Comunità locali e forze dell’ordine, insieme, svolgono un ruolo cruciale per garantire accoglienza e legalità”.
Intanto i sindacati hanno ottenuto l’impegno dell’esecutivo e pertanto hanno revocato la manifestazione nazionale prevista per l’11 dicembre. “Ora verificheremo che il governo dia attuazione a quanto comunicato ufficialmente e ci batteremo per una riorganizzazione seria degli uffici territoriali: per garantire più sicurezza e più protezione servono investimenti, innovazione e valorizzazione delle professionalità”.
Secondo i sindacati, si tratta di un “risultato raggiunto grazie alla mobilitazione dei lavoratori e dei cittadini. Grazie a loro, il Governo farà marcia indietro su un provvedimento sbagliato che rischiava di cancellare presidi essenziali di sicurezza, legalità e tutela sociale in tanti territori”, commentano con soddisfazione Fp-Cgil Cisl-Fp e Uil-Pa. 1.300 i lavoratori dei 23 uffici territoriali del governo che l’esecutivo minacciava di chiudere: Teramo, Chieti, Vibo Valentia, Benevento, Piacenza, Pordenone, Rieti, Savona, Sondrio, Lecco, Cremona, Lodi, Fermo, Isernia, Verbano-Cusio-Ossola, Biella, Oristano, Enna, Massa-Carrara, Prato, Rovigo, Asti e Belluno. “Intere comunità locali avrebbero visto lo Stato arretrare, proprio nel momento di maggior bisogno, rischiando di rimanere scoperte di fronte alle emergenze e agli allarmi legati alla minaccia terroristica e alle esigenze di integrazione e coesione sociale connesse ai flussi migratori”. “Nei fatti il Governo si è impegnato a presentare un emendamento alla legge di Stabilità per modificare la norma (contenuta nella legge sulla spending review di Monti) che impone la riduzione delle prefetture.