Tamoil, operaio ustionato: dopo 7 anni caso chiuso. Condannato amministratore ditta appaltatrice
A distanza di sette anni dai fatti c’è una condanna per il grave infortunio sul lavoro accaduto il 3 ottobre del 2008 all’interno della Tamoil. Condannato ad otto mesi di reclusione l'amministratore della ditta appaltatrice: il reato era di lesioni gravissime.
di Sara Pizzorni
A distanza di sette anni dai fatti c’è una condanna per il grave infortunio sul lavoro accaduto il 3 ottobre del 2008 all’interno della raffineria Tamoil. Il giudice Francesco Sora ha condannato Danilo Pivi, di Coriano, in provincia di Rimini, amministratore della ditta appaltatrice Petroltecnica, a otto mesi di reclusione, pena sospesa, per il reato di lesioni gravissime. Per l’imputato, difeso dall’avvocato Stefano Ferrari (che sostituiva il collega Alessandro Petrillo, del foro di Rimini), il pm onorario Silvia Manfredi aveva chiesto una pena di un mese. L’operaio è già stato risarcito. Per lo stesso fatto, nel maggio del 2012 il giudice Pierpaolo Beluzzi aveva assolto l’altro imputato, Enrico Gilberti, di Robecco d’Oglio, responsabile preposto alla gestione della Tamoil.
Sette anni fa, nella raffineria, la detonazione di un serbatoio avrebbe potuto costare la vita a Marian Cepreaga, 24 anni, dipendente della Petroltecnica, azienda specializzata nello spurgo. Il giovane dipendente si era miracolosamente salvato, ma aveva riportato ustioni sul 50 per cento del corpo. L’incidente era il primo filone chiuso dall’ex pm di Cremona Cinzia Piccioni nell’ambito dell’indagine, articolata in vari tronconi, sull’inquinamento della Tamoil, la cui inchiesta madre era partita nel 2007 per terminare nel luglio dell’anno scorso con quattro condanne.
Alla Petroltecnica di Rimini la raffineria cremonese aveva affidato una serie di attività, tra cui lo svuotamento di alcuni serbatoi colmi di idrocarburi. Alle 10.45 di quella mattina, in una zona adiacente alla recinzione esterna della Tamoil, lontano dalle aree degli impianti industriali, Cepreaga stava aspirando dal serbatoio del prodotto petrolifero derivato dalla falda acquifera per mezzo della barriera idraulica, quando era stato investito da una palla di fuoco.
Nella sua requisitoria, il pm ha evidenziato la mancata formazione del dipendente, che parlava poco l’italiano e che aveva iniziato a lavorare solo due settimane prima, la mancata verifica dell’idoneità e conformità alle prescrizioni normative dell’impianto a capo della Petroltecnica, l’omissione della redazione del “documento di valutazione dei rischi” e il fatto di non aver individuato “misure di prevenzione e protezione per le operazioni di prelievo del surnatante per eliminare la formazione di atmosfere esplosive e il rischio del loro innesco”. La motivazione della sentenza sarà depositata entro 60 giorni.