Politica

Accam (Brianza) dà l'esempio su decommissioning inceneritore: sarà chiuso nel 2017

L'impianto di Busto Arsizio è appena peggiore di quello di Cremona di Lgh in quanto ad efficienza energetica. Lì i soci (una trentina di comuni brianzoli) hanno deciso di chiuderlo, mentre a Cremona resterà almeno fino al 2024. A meno di colpi di scena legati al futuro di Lgh.

E’  uno degli inceneritori più arretrati della Lombardia (vecchio di 40 anni) in fondo alle graduatorie di efficienza energetica, classifica nella quale, però, l’impianto Lgh di Cremona sta appena appena al di sopra. Ebbene, l’inceneritore di Busto Arsizio di proprietà Accam verrà chiuso nel 2017. Lo hanno deciso il 6 novembre, a maggioranza, i soci della Spa brianzola, una trentina di Comuni. Uno dei più importanti, Legnano, si è astenuto temendo le ripercussioni economiche della scelta; mentre altri due, Parabiago e Pogliano milanese, hanno votato contro. In pratica, è stato detto il no definitivo al progetto di revamping per adeguare l’impianto, giudicato troppo costoso; il che comporterà lo spegnimento per l’appunto nel 2017, la stessa data prospettata per quello di Cremona dal sindaco Galimberti in campagna elettorale nel 2014. L’inceneritore di Busto è uno dei più datati in Lombardia, dove di impianti del genere nel esistono 13 e dove la giunta Maroni sta portando avanti da tempo una campagna favorevole alle chiusure degli impianti più obsoleti, adducendo la ‘sovracapacità’ di incenerimento regionale. Tra gli impianti per cui attivare il decomissioning, c’è per l’appunto quello di Lgh e per questo è attivo da un anno il Tavolo regionale, che sta continuando a riunirsi e ad esaminare dati, pur essendo ormai chiara la volontà (o la necessità economica) di Lgh di portarlo avanti. Concetto ribadito anche dal sindaco Galimberti nell’ultimo consiglio comunale: ora è il 2024 la data prospettata per la chiusura dell’impianto.

Dal punto di vista tecnico e lasciando da parte le valutazioni economico finanziarie, i dati sull’efficienza energetica dei due impianti (quello di Busto che chiude; quello di Cremona che continuerà a bruciare almeno per altri 9 anni) sono abbastanza simili. Li aveva descritti, tra l’altro, la dirigente del Settore Area vasta in Comune durante una commissione Ambiente a marzo 2015: citando il  Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (delibera regionale n.1990 del 20 giugno 2014), l’indice di efficienza energetica dell’impianto di Cremona è di 0,54 (E/min), dato che posiziona l’impianto di Cremona in Lombardia solo prima di Accam Spa di Busto Arsizio (0,427) e di Core Spa (0,51). Dati congrui con quelli di Arpa Lombardia del 2014: l’impianto di Cremona ha un’efficienza energetica di 0,55 più alta solo di Accam (0,38). “Il dato di efficenza energetica – aveva spiegato il sindaco Galimberti – è un parametro non burocratico, ma tecnico preciso e riassuntivo del funzionamento complessivo dell’impianto. Proprio l’efficienza energetica è importante per considerare l’impatto ambientale”.

Soddisfazione per quanto sta avvenendo in Brianza viene espressa dalla stessa assessora Terzi, che all’indomani del voto dei soci Accam ha dichiarato: “Una bellissima notizia. Accam sarà il primo degli inceneritori chiusi dopo l’avvio del piano di dismissione degli impianti, deciso poco più di un anno fa all’unanimità dal Consiglio regionale”. L’inceneritore dunque sarà spento, “l’impianto smantellato e il sito bonificato – spiega ancora l’assessore Terzi -. Da questo punto di vista, come Regione, confermiamo la nostra piena e totale disponibilità ad affiancare sia i Comuni che la stessa società, attraverso modalità da concordare”. Un caso che  “farà scuola – sottolinea l’assessore -. Si tratta del primo decommissioning del Paese. Ma non solo: il caso di Accam rappresenta in assoluto la volontà di Regione Lombardia di accompagnare i territori alla dismissione degli impianti più obsoleti all’interno di una pianificazione che, in Lombardia, punta molto alla riduzione dei rifiuti e a un maggiore riciclo degli stessi”.

Altra analogia tra i due impianti: entrambi erano stati da poco stati riclassificati come R1 (utili per la produzione energetica) dalla stessa Regione, ingenerando quindi, tra chi ne voleva la chiusura, il timore che la vita ne venisse prolungata per far fronte al piano nazionale di smaltimento rifiuti varato dallo Stato con lo ‘Sblocca Italia’, peraltro non ancora diventato operativo da questo punto di vista.

TONINELLI (M5S): ‘VENDERE E’ VERGOGNOSO, SVENDERE ANCORA PEGGIO’ – “E’ di questi giorni – dichiara l’on. Danilo Toninelli, M5S, oggi – la presentazione dell’offerta vincolante, con scadenza il 21/12/2015, di A2A per il 51% di LGH: 250 milioni di euro era la prima offerta presentata qualche settimana fa e 250 milioni è la “nuova” offerta.
In soldoni, per una cifra pari a quota risibile del budget annuale di un Comune, dovremmo vendere il nostro futuro? Per coerenza, il M5S si attende che chi ha rifiutato la prima offerta, la respinga nuovamente e non cali le braghe per ordini di scuderia.
Il M5S ribadisce che è vergognoso anche solo pensare di vendere, figuriamoci svendere, la propria libertà di scelta e la visione strategica della società.
Questa acquisizione regalerebbe la gestione di servizi pubblici fondamentali (acqua, gas e elettricità) al mercato finanziario, che per definizione ha un unico fine, quello del profitto e dei dividendi. I Comuni e i Cittadini non conteranno più nulla all’interno di queste società e non avranno alcun potere di indirizzo o controllo. In aggiunta, vi sarebbe un enorme danno per la salute dei Cittadini, dovuto alla strategia dei rifiuti improntata all’incenerimento, punto di forza del colosso A2A. Il M5S chiede a tutti i sindaci coinvolti di fermare questo percorso che riteniamo scellerato e
recuperare un ruolo di controllo e indirizzo nelle società che gestiranno per i prossimi anni i servizi pubblici fondamentali per tutti i Cittadini”.

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