Economia

Tavolo del latte: per Coldiretti 'un cent in più umilia allevatori'

AGGIORNAMENTO - Insoddisfacente secondo Coldiretti, l'esito odierno del Tavolo del latte tra Assolatte e categorie degli allevatori sul prezzo alla stalla. Annunciate nuove mobilitazioni affinchè il compenso riconosciuto sia almeno commisurato ai costi di produzione che variano dai 38 ai 41 centesimi al litro. L'assessore regionale all'Agricoltura Gianni Fava contesta l'ipotesi di un accordo a 37 cent il litro.

L'assessore Gianni Fava all'ultima Fiera della zootecnia, a Cremona (foto Sessa)

AGGIORNAMENTO – “C’è la volontà di alimentare tensioni nel Paese con la provocatoria offerta di un centesimo in piu’ per litro di latte che umilia il lavoro quotidiano degli allevatori italiani”. E’ quanto afferma la Coldiretti alla conclusione del tavolo sul latte svoltosi oggi con Assolatte al Ministero delle Politiche Agricole. “Si vuole deliberatamente destabilizzare il sistema – denuncia la Coldiretti – proprio nel momento in cui la ripresa dei consumi, dell’economia e dell’occupazione fa ben sperare anche per l’agroalimentare che è la principale voce di spesa dei cittadini. Si rischia di annacquare i buoni risultati per il settore agricolo realizzati con la legge di stabilità varata dal Governo Renzi. Una comoda sponda per le forze che non credono nel Paese e vogliono mantenere bloccata l’Italia. Si tratta di una chiara dimostrazione che la multinazionale francese Lactalis, proprietaria dei marchi Parmalat, Galbani, Locatelli e Invernizzi, insieme ad altri industriali vuole colpire il vero Made in Italy, fatto con latte italiano”.

“Sembrano prevalere – contonua la Coldiretti – le ragioni di un patto scellerato tra Lactalis, quota parte dell’industria e i grandi traders del latte, per puntare sulla produzione straniera da rivendere ai consumatori italiani a prezzi maggiorati fino al 50 per cento rispetto a quelli di altri Paesi Europei. Il disegno è chiaramente quello di far chiudere il maggior numero di stalle per dimezzare la produzione italiana e lucrare sull’ importazione di latte da Paesi con meno controlli e bassa qualità. La Coldiretti non permetterà che questo accada e alza il livello della mobilitazione per difendere le stalle, il lavoro, il territorio da coloro che non rispettano la legge e vogliono umiliare il Paese. Gli allevatori della Coldiretti chiedono che il compenso riconosciuto sia almeno commisurato ai costi di produzione che variano dai 38 ai 41 centesimi al litro secondo l’analisi ufficiale effettuata dall’Ismea in attuazione della legge 91 del luglio 2015 che prevede l’obbligo di contratti a dodici mesi”.

Allo scontro tra categorie economiche di industria e allevatori  si aggiunge, sempre più aspro, quello politico, con il botta e risposta tra il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina e l’assessore all’Agricoltura in Regione Ganni Fava.   Quest’ultimo, partendo da dichiarazioni del ministro riportate dalla Gazzetta di Mantova, si dice stupito del fatto che “oggi si potrebbe raggiungere un’intesa sul prezzo del latte, sull’ipotesi di 37 centesimi per due mesi. Parliamo di un prezzo al di sotto dei costi di produzione e in spregio alle norme sui contratti annuali, ma evidentemente questo è il regalo del ministro Maurizio Martina all’industria di trasformazione”.

Fava interviene da a Bruxelles e parla di “vittoria degli industriali sulla pelle degli allevatori. “A queste condizioni non si può chiudere – attacca Fava – dal momento che per settimane si è individuato in almeno 40 centesimi al litro la soglia di un prezzo equo alla stalla. Chiudere a 37 centesimi per soli due mesi e per adeguarsi successivamente a indicizzare il latte al valore europeo segna la vittoria degli industriali. L’industria di trasformazione ha avuto quello che voleva ed è evidente quale sia stato il contributo a loro favore del ministro”.

L’assessore lombardo ricorda che “37 centesimi era il valore base della trattativa fissato alla fine di luglio, al quale andavano aggiunti gli incrementi dell’indicizzazione sui prodotti trasformati e sul relativo valore. A cosa è servito stare fermi sei mesi a 34 centesimi, se non per fare un favore agli industriali?”, si chiede Fava. “L’eventuale sottoscrizione di un prezzo per due soli mesi è un insulto all’intelligenza dei produttori – fa notare Fava -. Chiedo al ministro Martina dove è finita l’Antitrust, che veniva sbandierata come la soluzione di tutti i problemi nel decreto approvato dal governo? E la grande distribuzione organizzata? Quali vantaggi ha portato l’incontro con loro avvenuto ieri al ministero? Quale sarà il contributo della gdo? Informazioni che non sono note”.

“Se fossero confermate le indiscrezioni – osserva Fava – avrebbe vinto l’industria e a pagare saranno ancora gli agricoltori. Mi auguro che le organizzazioni sindacali tengano duro ancora un po’ e proseguano con la loro mobilitazione, fino a quando non avranno ottenuto il giusto. La Lombardia continuerà a essere al loro fianco. Altri non ne sarei certo”.

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