'Juliette': nuovo filone, per l'ex maresciallo anche riciclaggio di denaro dalla Svizzera
Caso 'Juliette', si apre un nuovo filone: per l'ex maresciallo Grammatico anche il riciclaggio di denaro dalla Svizzera. E intanto i suoi legali rimettono il mandato
di Sara Pizzorni
400 mila euro dalla Svizzera all’Italia per aprire una lavanderia, ma per gli inquirenti vorrebbe dire “ripulire denaro riciclato”. Nelle indagini sul caso ‘Juliette’, il locale cremonese finito nell’occhio del ciclone per un giro di droga e di squillo, spuntano anche intercettazioni telefoniche registrate nell’ottobre del 2014 riguardanti telefonate fatte ad un albanese dall’ex maresciallo Andrea Grammatico, ex vice comandante dei carabinieri di Vescovato arrestato il 30 giugno scorso insieme ad altre sette persone. Nelle telefonate, l’albanese chiede a Grammatico di portare 400 mila euro dalla Svizzera all’Italia per aprire una lavanderia. Ad una chiamata assiste anche la mamma dell’ex maresciallo che gli domanda se si possa fidare a parlare al telefono. Grammatico e l’albanese fissano poi un appuntamento per vedersi nel parmense, ma l’incontro salta. La procura di Cremona vuole vederci chiaro: le intercettazioni emerse nel filone di indagine sul locale cremonese hanno fatto aprire un’inchiesta parallela con ipotesi di reato di riciclaggio.
Per quanto riguarda il caso ‘Juliette’, il 17 novembre è già fissata un’udienza davanti al giudice Andrea Milesi durante la quale si discuteranno le proposte di patteggiamento. Per l’ex maresciallo Grammatico, accusato di aver portato all’interno del locale la cocaina, dandola ai titolari che a loro volta la regalavano ai clienti, è stato formalizzato un patteggiamento a 4 anni e 6 mesi, ma senza il consenso del pm Francesco Messina, che ritiene la pena troppo bassa. L’ex vice comandante, da settembre agli arresti domiciliari nella casa dei genitori a Colleferro, nel Lazio, non è più assistito dai legali Antonino Andronico e Marco Simone. “Abbiamo rinunciato al mandato difensivo in quanto è venuto meno il rapporto fiduciario che ci legava al nostro assistito”, hanno fatto sapere i due avvocati.
Anche Luca e Marco Pizzi, rispettivamente titolare e socio del Juliette, accusati di aver favorito la prostituzione delle ragazze immagine nel locale e di aver ceduto cocaina ai clienti facoltosi, vorrebbero patteggiare, ma anche per loro il pm ha giudicato la proposta troppo bassa. Se ne riparlerà davanti al giudice Milesi. Se per Luca Pizzi, difeso dagli avvocati Giacomo Nodari e Massimo Nicoli, non andasse in porto il patteggiamento, si affronterà il dibattimento. I due cugini (Marco è difeso dagli avvocati Massimo Vappina e Walter Ventura) sono ancora agli arresti domiciliari.
E’ tornata libera, invece, Ilham El Khalloufi, moglie marocchina di Marco Pizzi, accusata di aver favorito la prostituzione nel locale. Alla donna è stata tolta la misura dell’obbligo di firma. Per lei, l’avvocato Vappina, suo difensore, ha fatto sapere che si andrà direttamente a dibattimento.
Ha formulato una proposta di patteggiamento anche David Mazzon, imprenditore nel settore dei locali, ex titolare del Tabù di Vescovato, accusato di aver ceduto cocaina a diverse persone, tra cui anche all’ex maresciallo Grammatico, ma anche per lui non c’è ancora il consenso del pm. A Mazzon, precedentemente sottoposto all’obbligo di firma, è stata ‘inasprita’ la misura per non essersi presentato almeno una volta in caserma a firmare. Attualmente l’imprenditore, difeso dall’avvocato Massimo Nicoli, è sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora. “Si è trattato solo di un disguido”, ha spiegato l’avvocato, che ha fatto sapere che per il suo assistito chiederà la revoca della misura.
Per quanto riguarda invece l’ex appuntato dei carabinieri di Vescovato Massimo Varani, arrestato insieme al suo superiore Grammatico con le accuse di falso, calunnia e tentata concussione in concorso, il suo legale, l’avvocato Massimiliano Capra, ha fatto invece richiesta di rito abbreviato condizionato. Ora il legale attende le osservazioni del pm sulle condizioni da proporre. Varani è ancora sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora.
Coinvolti nell’inchiesta anche i due bresciani Emilio Smerghetto e Matteo Pasotti, accusati, insieme ai cugini Pizzi, di aver favorito la prostituzione nel locale, procurando le ragazze squillo.