Cronaca

60mila euro per l'integrazione a Parco Sartori: soldi ben spesi?

Ha superato il giro di boa il progetto voluto dal Comune per parco Sartori. Ma in pochi nel quartiere Po sanno dire quali attività hanno avito luogo, oltre ai laboratori per bambini della scorsa estate. 60mila euro (40mila dalla Regione) i soldi impegnati fino a marzo 2016

Una delle iniziative del progetto 'Partecipazione è sicurezza' della scorsa estate a parco Sartori

Parco Sartori: è arrivato oltre metà strada il progetto di integrazione voluto dal Comune per arginare il disagio nel problematico spazio pubblico del quartiere Po e destinato a chiudersi a marzo 2016. Le forze dell’ordine per la verità non hanno mai evidenziato una particolare criticità criminale in questa zona, ma la tensione sociale è sempre stata alta. Da qui l’intervento battezzato ‘Partecipazione è sicurezza’, un pacchetto di interventi del valore di poco meno di 60mila euro (di cui 40mila erogati dalla Regione). In questi giorni il Comune sta procedendo ai pagamenti di una tranche di spesa (22.500 euro) alle cooperative coinvolte. Il progetto era giunto quarto su 32, in un bando regionale finalizzato a finanziare iniziative per “il rafforzamento della prevenzione sociale nei confronti delle aree e dei soggetti a rischio di esposizione ad attività criminose e per la riqualificazione di spazi pubblici”. 9500 euro vanno alla cooperativa Iride ed altrettanti alla Nazareth; 3500 all’associazione Sucar Dom di Mantova, istituto di cultura Sinta. Il contributo regionale prevedeva un cofinanziamento a livello locale di 19.922 euro suddiviso tra i diversi soggetti  aderenti: la metà a carico del Comune e l’altra metà a carico della rete di soggetti aderenti.

Tra le motivazioni alla base dell’intervento, il fatto che nel quartiere “sono emerse molte e diversificate problematiche di interazione e convivenza tra le diverse comunità di immigrati ed i diversi gruppi che utilizzano gli spazi del parco, con particolare attenzione alla comunità rumena ed albanese”, si legge nella determina di spesa. Sempre nelle motivazioni, si fa presente che i luoghi per l’incontro di queste comunità sono necessariamente spazi pubblici come i parchi, oltre che quelli privati in occasione di feste come matrimoni e compleanni.  “La cittadinanza italiana percepisce queste modalità come particolarmente critiche e la convivenza sia con i residenti sia con le piccole imprese commerciali è alquanto problematica, anche a causa dei frequenti episodi di micro-criminalità: furti, atti vandalici e bullismo. Di qui la necessità di promuovere percorsi di prevenzione sociale, educazione alla legalità ed integrazione tra le diverse comunità….”.

Il progetto, che coinvolge oltre alle cooperative sociali molti altri soggetti presenti nel quartiere, dall’oratorio di Cristo Re al comitato soci Coop, dal comitato di quartiere fino ad alcuni negozianti, consiste in quattro fasi. Sulla carta: analisi e mappatura (con interviste ai residenti, ai fruitori del parco per far emergere le rispettive percezioni); sensibilizzazione e prevenzione (campagna informativa diffusa – 1a fase, laboratori animativo – espressivi, educazione alla legalità, sia negli spazi esterni del parco che in quelli interni sedi di grest, centri ricreativi diurni e scuole, con target minori, famiglie mamme con bambini e anziani). Fanno parte di questa fase 10 appuntamenti articolati su temi quali musica, sport, animazione, giocoleria ecc. La terza fase consiste nel monitoraggio (“produzione video sulle attività realizzate e attivazione di almeno cinque gruppi di cittadini con cui sviluppare spazi di confronto e riprogettazione”); ultima fase sarà la “restituzione dei risultati”, con un evento itinerante per le strade del quartiere, mostra fotografica e festa.

Giunti a metà percorso e vista l’entità del progetto, i residenti si chiedono in cosa si siano concretizzate le azioni, se non nei momenti ricreativi organizzati tra fine luglio e agosto, rivolti all’infanzia. Un periodo nel quale la prevalenza è stata di bambini stranieri, visto il periodo di ferie.  “Difficile dire se il progetto stia funzionando  – ci dice Giuseppe Viero, vicepresidente Comitato di Quartiere 10 (la presidente Maria Luigia Bernuzzi, è attualmente all’estero). E’ un po’ difficile stabilirlo; le iniziative di questa estate hanno avuto per protagonisti soprattutto bambini e ragazzi, ovvero fasce di età che sono già abituate al confronto tra provenienze diverse, negli asili, a scuola. Quello che secondo me, ma anche secondo altri, finora è mancato è l’avvicinamento di genitori e di adulti”.

“Progetti di coinvolgimento come questi sono sempre apprezzabili”, afferma Maria Vittoria Ceraso, ora consigliere di ‘Obiettivo Cremona’ e nella giunta Perri assessore sui temi dell’integrazione sociale, nonchè residente del quartiere. “Non ho conoscenza diretta dell’efficacia delle azioni della scorsa estate, periodo che sicuramente non ha favorito la partecipazione di tanti bambini cremonesi che si trovavano in vacanza. Vista l’importanza della cifra stanziata, probabilmente la si poteva impiegare per interventi strutturali sull’area del parco in modo da incentivare la ri-frequentazione di questa zona, farla diventare, non solo per qualche pomeriggio ma in maniera più stabile, un luogo abituale per le famiglie del quartiere. Invece, a parte il rifacimento del campo da basket nient’altro è stato fatto. Potenzialmente il progetto è buono, ma se l’obiettivo era l’approccio alla comunità Rom, e la prevenzione di atti di vandalismo, non mi risulta ci siano stati risultati apprezzabili”.

“Sono passato da quelle parti in due occasioni – afferma un altro consigliere di minoranza residente in zona, Carloalberto Ghidotti, Forza Italia – e sinceramente più che delle merende per bambini non ho visto. Ricordo bene che il progetto era risultato vincitore in un bando regionale, ma non ricordavo che l’entità fosse tanto alta. Se davvero è un progetto ad quasi 60mila euro, mi chiedo se non si sia sbagliato il target che non doveva essere tanto quello di bambini e ragazzi, quanto gli adulti. In quella zona servono mediatori culturali che approccino persone di diversa etnia, come i Rom, per spiegare le regole minime di convivenza con i residenti. E poi, quei soldi potevano essere impiegati per una riqualificazione degli spazi, cosa non avvenuta…”.

Decisamente positivo il riscontro del Comune dopo i primi mesi dall’avvio del progetto che sostiene, in qualità di capofila mediante il Settore delle Politiche sociali. “Abbiamo assunto l’impegno di lavorare per diminuire la percezione di insicurezza sviluppatasi nei residenti del quartiere negli ultimi anni – spiega l’assessore alla Vivibilità sociale Rosita Viola- realizzando azioni  mirate per rivitalizzare il parco Sartori e promuovere l’inclusione delle persone. La volontà è rigenerare, anche attraverso lo strumento dell’animazione sociale, il senso di appartenenza sia tra gli abitanti che verso le strutture, gli arredi, gli impianti sportivi che sono bene comune, agendo positivamente sull’attivazione sia di legami comunitari sia di impegno civile, in una prospettiva di protagonismo e di compartecipazione delle risorse”.
“In quest’ottica il progetto rappresenta una leva che l’amministrazione intende sostenere per favorire il dialogo e la collaborazione fra i  soggetti istituzionali e le realtà presenti nel territorio: il comune, le scuole, il comitato di quartiere, i gruppi informali. Certamente i risultati sino ad oggi raggiunti ci richiedono di proseguire in modo continuativo e costante nel tempo. ?C’è un patto chiaro e condiviso che contiene l’impegno a promuovere e presidiare la qualità della vita nei quartieri della città, facendo gioco di squadra con il territorio e le sue risorse e sperimentare percorsi nuovi per fornire sostegno alle persone e alle famiglie.

Le azioni realizzate sino ad oggi hanno infatti consentito di sperimentare un modo nuovo di vivere il quartiere e di promuovere iniziative che favoriscano la  riqualificazione dell’area verde e della zona circostante, in quanto spazio pubblico aperto e a servizio della comunità, attraverso azioni volte a promuovere integrazione ed inclusione, rigenerare appartenenza sia tra abitanti sia verso i beni comuni.
E’ fondamentale la presenza e la partecipazione costante di tanti attori competenti e preparati come le diverse realtà  del privato sociale no-profit e profit quali la cooperativa Iride, la cooperativa Nazareth, il Teatro Itinerante, l’Associazione “Amici di Robi”, Filiera Corta e Solidale.
Per la realizzazione delle attività  ci sono stati inoltre incontri costanti con il Comitato di Quartiere che ha formulato diverse proposte che vorremmo realizzare insieme (dalla camminata di quartiere a piccoli interventi di riqualificazione del parco). Il lavoro di contatto con la comunità residente continuerà anche nel periodo invernale e in primavera riprenderanno le attività open air.

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